La lezione di Murdoch, 80enne guru dei mass media

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Convergenza è la parola nuova dell’era digitale. Lo insegna Rupert Murdoch. La notizia: l’11 marzo, Murdoch ha compiuto 80 anni, dunque l’occasione di fare bilanci a partire da alcune sue frasi celebri. Del tipo: “l’informazione non vuole essere libera” oppure “ero un piccolo editore, adesso scelgo i presidenti Usa”. E c’è del vero se si pensa che negli Usa possiede quotidiani come il “New York Post” o il “Wall Street Journal” o un gigante come la “Fox”, la prima cable-tv che ha spezzato il monopolio delle reti generaliste nei telegiornali serali. L’ultimo nato è il giornale per iPad “The Daily”, al quale lo stesso Murdoch si dedica a tempo pieno. È il padrone assoluto del fenomeno Sky e in Australia possiede 21 quotidiani e 28 riviste. Cosa insegna la sua storia?

Prima di tutto che non esiste l’obiettività nell’informazione. L’obiettività è un mito, nel migliore dei casi; un fumo ideologico per nascondere i reali interessi, nel peggiore. Comunque sia i lettori e i fruitori dell’informazione devono sapere che l’obiettività non si raggiunge. Ogni informazione che abbiamo è prima di tutto filtrata dalle redazioni che scelgono nella grande quantità di notizie quelle da presentare. In secondo luogo scelgono come presentarle, a seconda degli interessi politici o economici sottostanti. Il fenomeno è ben studiato oramai da tanti anni e si riassume nel termine “agenda setting”. Vale a dire la capacità che hanno i mass media di porre un tema all’attenzione del proprio pubblico; se insistono, influenzano direttamente la linea e l’agenda della politica.

Insistere su episodi di criminalità comune altera la percezione della sicurezza che hanno i cittadini e fanno sembrare quel particolare elemento una questione centrale. Impongono, semplicemente, una tematica. Oppure la cronaca continua senza aggiungere elementi di riflessione altera anche qui la percezione della sicurezza. Se insisto sulla cronaca di quanto accade nel Nord-Africa senza più analizzare e spiegare il perché, proietto sui lettori un’idea di insicurezza e di fatalismo. Se prendo per buone affermazioni allarmate anche di politici europei o di istituzioni comunitarie sul numero dei profughi, senza passarle al vaglio della critica o del buon senso, allora sono al servizio dell’allarmismo. Tanto più grave nell’era della convergenza.

I mass media hanno come proprietari degli imprenditori, i quali mettono al di sopra di tutto il loro interesse economico. Le imprese editoriali si avvalgono di una pluralità di mezzi: carta stampata, tv, radio, internet, con cui efficacemente porre delle tematiche al centro dell’attenzione. Per formare e informare nel migliore dei casi; per influenzare, nel peggiore. Cosa può fare il pubblico? Possiamo, come si diceva una volta, allenarci a confrontare media diversi e punti di vista differenti, trovando il tempo d’incrociare i contenuti allenandoci al confronto e al dibattito; è il migliore antidoto in una situazione in cui si propone uniformità e omogeneità.

Fabrizio Mastrofini