“Aforismi, auguri e bollicine” è l’appuntamento con Santino Mirabella, il 15 dicembre a Catania presso la libreria “Volta Pagina” per la presentazione del libro Finchè logica non ci separi.
Il mio appuntamento davanti al Tribunale c’è già stato, la soggezione è diminuita perché subito mi ha proposto di darci del tu, nel suo modo di essere gentile e affabile. Tra una digressione e l’altra mi sono accorta che non c’è un solo libro tra quelli di cui mi parlava che non avessi una gran premura di leggere. Ho capito immediatamente che ascoltarlo fa venire voglia di leggere subito perché scrive per sè… e coinvolge!
L’arguto titolo non è il solo che abbia pubblicato il dottor Mirabella, gip presso il Tribunale di Catania, anzi direi che sono uno più intrigante dell’altro e diversi come genere. Il caleidoscopico autore passa dalla poesia al racconto, dall’epitaffio ai poemetti, dal saggio agli aforismi.
– Quando hai cominciato a scrivere?
“Da piccolo imitando mia sorella maggiore di 6 anni che scriveva poesie e questi scritti sono nel libro di poesie Nello scriverti queste parole, che è stato il più venduto della sua collana per un anno e mezzo ed è molto diverso dal secondo Come qualsiasi delle ombre, che invece è un’opera completa orchestrata intorno al filo conduttore delle ombre”.
– Poi hai cambiato genere?
“No, poi è uscito Il primo anno in tribunale, pubblicato diciassette anni dopo essere stato scritto. Scrivo tutti i generi perché scrivo cose che piacciono a me, credo di non essermi inchinato ai piaceri altrui, solo da quando pubblico, ho imparato quando smettere di scrivere. Ma scrivo continuamente e di getto, inizio e finisco, non modifico nemmeno lo stile, o tengo o butto, non mi fermo perché altrimenti perdo le idee, non scrivo su carta ma al computer perché sono più veloce e mi inseguo meglio”.
– Tornando a Primo anno in tribunale?
“Inizia quando salgo le scale del tribunale e finisce quando faccio il giuramento per l’immissione in possesso, è il primo impatto, prima udienza, prima autopsia, i colleghi… lo proposi ad un editore locale perché parlava del Tribunale di Catania, ma alla fine la distribuzione fu più ampia”.
– E Per i viali senza via e Incontri e frattaglie?
“ Uno è un libro di epitaffi, ironici e sarcastici che i vivi scriverebbero su alcune tipologie di persone che fanno tenerezza o pena o ridere, il professore, il giudice formale, l’avaro… L’altro è composto da quattro poemetti in cui immagino di incontrare la morte, Dio, i vizi capitali e la mia ombra”.
– Quest’ultimo, come molti altri tuoi scritti, ha vinto un premio letterario?
“Si, partecipare ai premi mi ha fatto scoprire l’Italia provinciale, Basanello, Pistello, San Giorgio a Cremano che altrimenti non avrei visto”.
– Tratti argomenti di lavoro?
“Il saggio Il nemico – Difendersi dallo stalking, che è un manuale per non addetti ai lavori, cioè per le donne, per difendersi”.
– Nel 2011 c’è In scena – Conversazione con Tuccio Musumeci.
“Sì, con prefazione di Pippo Baudo”.
– È di Tuccio Musumeci la prefazione di Finchè logica non ci separi.
“Con Tuccio ormai faccio coppia fissa, ci invitano insieme a fare le presentazioni. Questo libro è il mio testamento morale, sono felice di averlo fatto perché rende onore al mio modo di essere ironico e permette ai miei figli di sapere come la penso su 450 cose”.
– Hai mai paura nel lavoro, nella vita?
“No, tra cent’anni saremo morti, non avrà importanza quanto abbiamo vissuto ma come, la vecchiaia inizia dieci anni dopo la propria età, conoscevo un signore di 92 anni che mi disse “non è che ho più ottant’anni”, perciò… Per il lavoro posso dire che qualunque magistrato scriva libri può farlo solo se è in regola, non ho nulla di arretrato, non potrei, questo come altri lavori è una missione”.
Alessandra Distefano