Domenica scorsa, nella sua splendida omelia pronunciata in occasione della messa della GMG, Papa Francesco ha toccato e sviluppato due dei suoi temi preferiti: l’infinita misericordia di Dio e il nostro inalienabile diritto a chiamarci figli di Dio. Non a caso entrambi i temi sono presenti nella preghiera che ci ha insegnato Gesù, il Padre nostro. Di queste due realtà abbiamo una visione strabica: nessuna difficoltà quando siamo i beneficiari, moltissime quando dobbiamo esserne i protagonisti attivi.
I commenti postati sui social network non sono l’immagine fedele di una comunità di persone ma possono ben dare l’idea dell’aria che tira in quella comunità. Facciamo un esempio. Pochi giorni fa è morto Bernardo Provenzano, pluriomicida e responsabile di una lunghissima sequela di atroci delitti. Il commento tipo, diciamo ben oltre il 95 %, è stato il seguente: “Una persona così non ha diritto ad essere chiamata uomo, speriamo che soffra le più atroci sofferenze nel fondo del fondo dell’inferno.”
Questo non è il pensiero di Dio, che col profeta Ezechiele dichiara “non voglio la morte del peccatore ma che si converta e viva”. Non è neanche il pensiero di San Paolo, quando dice che nulla può farci paura visto che siamo figli di Dio e coeredi di Cristo, senza che alcuno possa toglierci questo privilegio. Non è neppure il pensiero di Papa Francesco quando dice “chi sono io per poter giudicare la salvezza di un’anima?” Ma soprattutto non è il pensiero di Gesù sulla croce. Uno dei due criminali crocifisso con lui, ammettendo spontaneamente le sue imprecisate colpe, gli si rivolge con queste semplici parole: “Signore, ricordati di me quando sarai nell’altro mondo”. La risposta va oltre le speranze dell’uomo: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Una decisione lapidaria, di una bontà e di un amore infiniti, che non ha nemmeno bisogno della glossa che spesso accompagna episodi simili: “la tua fede ti ha salvato”.
Alla luce di questo episodio c’è qualcuno che osa ipotizzare se e quale dialogo ci sia stato in extremis tra Dio e Provenzano? Perché magari Bernardo non avrà cercato Dio, ma Dio avrà cercato la sua pecorella. Noi siamo abituati a misurare Dio col nostro metro meschino, ci è impossibile pensare che anche quell’anima fosse cara a Dio, che Gesù volesse a tutti i costi recuperare quella pecorella per portare al Padre, come dice Gesù stesso, l’intero gregge che gli era stato affidato senza perderne nemmeno una. Ma questa generosità è propria dei santi, gli altri omettono semplicemente il passaggio “come noi li rimettiamo ai nostri debitori.” Forse è ora, come ricorda spesso Papa Francesco, di togliere le ragnatele che ci imprigionano nei nostri schemi e fare entrare aria nuova che ci rigeneri nell’autentica sequela del Vangelo.
Alessandra Distefano