Nel periodo di Natale riemergono tradizioni e sentimenti che colpiscono l’animo di tutti, suscitando ricordi e nuove ispirazioni. Certamente tra i momenti più evocativi, la Novena in preparazione al Natale riassume tutti questi aspetti caratterizzanti il periodo natalizio e li condensa. Un periodo che chiama più direttamente alla preghiera, che spinge alla spiritualità, anche attraverso la tradizione popolare espresse nei canti dialettali e non.
Il numero nove porta con sé una simbologia già importante, ma legata alla celebrazione del Natale il numero assume una dimensione ulteriore. Come “quadrato” del tre, numero perfetto, il nove amplifica tale perfezione: prepararsi lungo nove giorni ad una festa indica perciò che ciò che si attende è il massimo della perfezione, è Gesù l’uomo perfetto, che rivela l’uomo all’uomo (cf. Gaudium et Spes 41). Mantenere un impegno per nove giorni, poi, non è facile, specialmente in un tempo frenetico come il nostro, pieno di imprevisti e cose da fare: un impegno notevole in vista di qualcosa importante. Inoltre, il nove risponde ad altri spunti simbolici: sono nove i cori angelici, secondo lo Pseudo-Dionigi l’Aeropagita, e sono nove i cieli del Paradiso nella Divina Commedia di Dante Alighieri, quasi a dirci che il Re degli angeli oltrepassa ogni giorno ciascuno di essi prima di scendere fino a noi, un cielo ogni giorno. Ma possiamo pensare anche ai nove mesi di gestazione nel grembo di Maria racchiusi nei giorni della novena.
Aldilà della simbolicità numerica del nove, la liturgia stringe il cerchio radunandoci attorno alla grotta di Bethlehem attraverso un vero e proprio cambio di passo nella cadenza feriale. Dal 17 dicembre infatti hanno inizio le “ferie maggiori” d’Avvento, e i testi liturgici ci fanno compiere una virata decisa verso la contemplazione della nascita di Cristo. Saranno proclamati i celebri brani evangelici di genealogia, dell’annunciazione a Giuseppe e a Maria, la visitazione ad Elisabetta, fino ad arrivare alla prossimità del Natale in un susseguirsi quasi cronologico degli eventi precedenti alla natività di Gesù.
Peculiari, sotto il punto di vista liturgico, sono i testi delle “Antifone Maggiori”. Esse si riscontrano sia nella Liturgia delle Ore, come antifone al Magnificat, che nella Messa, quali versetti alleluiatici, proprio in questi giorni. Il loro testo si apre sempre con una invocazione diversa rivolta al Signore, con l’iniziale “O” (da cui anche il nome di “antifone O”) seguita da un titolo messianico: Sapienza, Adonai, Radice di Iesse, Chiave di David, Oriente (inteso come astro che sorge), Re delle genti, Emmanuele. L’invocazione è seguita dal grido di supplica «Vieni». Questi testi, probabilmente scritti a Roma già prima del VII secolo e da alcuni fatti risalire a Gregorio Magno, acquistano una bellezza unica quando vengono cantati secondo il loro tono gregoriano: una linea melodica simile per ciascuna di essa che mette in risalto l’invocazione iniziale e il veni conclusivo.
Lasciamoci avvolgere dalle antiche forme liturgiche e dalle veraci tradizioni popolari, e, insieme ai pastori chiamati all’appello dalla siciliana calata de’ pasturi, raduniamoci anche noi davanti alla mangiatoia.
don Raffaele Stagnitta
vice direttore dell’Ufficio liturgico diocesano