La plancia impazzita

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Le immagini choc del naufragio Costa Concordia

C’era da aspettarselo, ormai succede quasi sempre in occasione di eventi di cronaca o fattacci di attualità: anche durante il naufragio della Costa Concordia c’è stato chi si è premurato di girare in presa diretta le immagini di quello che stava succedendo fuori e dentro la nave, per poi diffonderle dopo qualche giorno – quasi un mese – dall’accaduto, suscitando il dovuto clamore.

Non è la prima volta che capita di avere a disposizione una documentazione visiva di prima mano, né sarà l’ultima, nell’epoca dei videofonini, delle telecamere digitali e dell’abitudine quasi automatica di cominciare a riprendere ogniqualvolta succede qualcosa d’insolito. Alcuni dei momenti immediatamente successivi al naufragio erano già stati documentati da videoamatori, ma ancora non si era visto un filmato che riprendesse la situazione sulla plancia di comando.

Il video in questione è stato trasmesso dal Tg5 in due diverse edizioni e poi ampiamente rilanciato dalle televisioni e dai siti internet dei quotidiani online. Il primo, lungo spezzone è stato girato in plancia durante i concitati momenti in cui il capitano e i suoi assistenti avrebbero dovuto capire cosa stava succedendo. Le immagini, invece, hanno mostrato momenti di confusione, in cui le comunicazioni con la capitaneria di porto e l’armatore erano frammentate e il comandante Schettino si mostrava incapace di prendere in mano la situazione. C’è un passaggio più significativo di altri: quando gli viene comunicato che i passeggeri hanno cominciato autonomamente a entrare nelle lance di salvataggio, la sua laconica risposta è un “Vabbuò”, con cui pilatescamente prende atto di una volontà altrui, a fronte della sua completamente annientata da chissà chi o chissà cosa in quel momento. E si perdono preziosi minuti per le richieste di soccorso.

Colpiscono le menzogne del comandante e dei suoi collaboratori, l’ostinazione nel negare agli ignari passeggeri – e forse anche a loro stessi – la gravità di quello che stava accadendo, l’incapacità degli ufficiali dell’equipaggio di coordinare le azioni dell’emergenza. Detto un po’ brutalmente, si ricava l’immagine di un gruppo di persone che, appena combinato un guaio, fa di tutto per nasconderlo e per liberarsi delle proprie responsabilità a scapito dell’incolumità e della sicurezza di centinaia e centinaia di persone abbandonate a loro stesse.

Un secondo spezzone mandato in onda dalla testata Mediaset mostra le fasi di raccolta dei passeggeri nei punti di ritrovo e le difficili operazioni per calare in mare le scialuppe. Anche in questo caso l’impressione che se ne ricava è di grande imperizia e improvvisazione; molti agiscono d’istinto e anche i membri dell’equipaggio, in teoria addestrati a gestire al meglio le situazioni d’emergenza, sembrano completamente in balìa della situazione. Il buio e le voci agitate dei protagonisti aumentano ulteriormente il pathos e l’impatto emotivo di quella che a tutti gli effetti è stata una tragedia che poteva avere proporzioni ancora più drammatiche.

La potenza dei filmati è molto superiore a quella delle testimonianze verbali del “dopo”, per quanto drammatiche possano essere. Si vive l’effetto di presenza che le immagini sanno provocare, accentuato proprio dall’imperfezione delle riprese, tipica dei video girati senza mediazioni e da non professionisti, che restituiscono uno sguardo “in soggettiva” dentro la situazione in corso. A un secondo livello di riflessione, sorge spontanea la domanda su quanta freddezza abbia avuto chi ha girato i video in quella situazione di emergenza e sul perché lo abbia fatto.

Le immagini di questi video – ma molto probabilmente altre se ne aggiungeranno – avranno un peso specifico nel processo a carico del comandante Schettino, imputato di omicidio colposo, naufragio e abbandono della nave. Ma prima ancora di quello giudiziario, il verdetto popolare è già stato formulato, anche grazie alle immagini dei filmati diffusi. E non lascia dubbi: colpevole il comandante, colpevoli i suoi (non) collaboratori, eroici moltissimi passeggeri artefici del proprio salvataggio e di quello di centinaia di persone che erano sulla nave insieme a loro.

Marco Deriu