(5-8-2013) Vanità delle vanità, tutto è vanità. Risuona, in questa domenica, diciottesima del tempo ordinario, l’invito del Qoelet a guardare alle cose essenziali, perché la vita non dipende dai beni materiali. Messaggio che Francesco ripropone all’Angelus, richiamando le giornate di Rio de Janeiro, la Gmg. Tutto il viaggio brasiliano è stato un tempo in cui riflettere sulle cose essenziali, già nella scelta dei luoghi, a partire dalla favela di Varginha, una di quelle periferie dell’esistenza – come le ha chiamate Francesco – dove, però, è possibile offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, perché “nessuno può rimanere insensibile alle diseguaglianze che ancora ci sono nel mondo”. È la cultura dell’inclusione, della solidarietà che si contrappone a quella dell’egoismo, dell’individualismo, dello scarto. Così ai giovani chiede di non perdere la fiducia: non lasciatevi rubare la speranza, non lasciatevi vincere dal male.
Fin dal primo incontro con i giornalisti sul volo che lo portava a Rio, il 22 luglio, Francesco ha voluto evidenziare la necessità di incontrare i giovani “nel tessuto sociale” non isolati dalla loro vita. Un modo per dire che i giovani sono il futuro di un popolo; per questo Francesco ha voluto che l’incontro fosse un cammino all’interno delle società richiamando la necessità di unire in questo cammino anche gli anziani: perché se è vero che i giovani, come recita un proverbio arabo, hanno la forza per andare avanti, gli anziani conoscono la strada.
In questa ricerca dell’essenziale, le parole del Qoelet e la parabola in Luca del ricco stolto, ci richiamano a uno stile di vita in cui l’importante non è il possedere, l’avere cose: l’abbondanza del raccolto porta il ricco possidente a pensare di demolire i magazzini per costruirne altri più grandi. Non c’è nessuna condanna dell’avere, ma la sottolineatura importante è sul come, su quale atteggiamento avere. Il ricco “ragionava tra sé” scrive Luca, cioè anteponeva a tutto la sua persona. L’illusione del possesso, credere che avendo, possiamo tutto. Le parole di Cristo all’uomo ricco ci fanno tornare con i piedi per terra: “stolto questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”. Ricordate le immagini usate da Papa Francesco: il sudario non ha tasche; non ho mai visto un camion di trasporti seguire un funerale.
Ecco l’essenzialità della vita: riconoscere che la propria esistenza dipende dal dono che abbiamo ricevuto da Dio. “La vera ricchezza è l’amore di Dio condiviso con i fratelli – dice il Papa all’Angelus – quell’amore che viene da Dio e fa che noi lo condividiamo tra noi e ci aiutiamo tra noi. Chi ne fa esperienza non teme la morte, e riceve la pace del cuore”.
L’incontro di Rio si affaccia nella riflessione del Papa, per dire che le “Giornate mondiali della gioventù non sono fuochi d’artificio, momenti di entusiasmo fini a se stessi”. È un cammino iniziato nel 1985, quando Giovanni Paolo II ha voluto proporre, in sintonia con l’anno della gioventù indetto dalle Nazioni Unite, un appuntamento per i giovani. Papa Wojtyla, dice Francesco, “affidò ai giovani la croce e disse: andate, e io verrò con voi”. E questo è proseguito con Benedetto, e, la settimana scorsa, con Francesco. Aggiunge: “I giovani non seguono il Papa, seguono Gesù Cristo, portando la sua croce. E il Papa li guida e li accompagna in questo cammino di fede e di speranza”.
I giovani, afferma ancora Francesco ricordando proprio le parole del Qoelet, “sono particolarmente sensibili al vuoto di significato e di valori che spesso li circonda. E purtroppo ne pagano le conseguenze”. L’incontro con Gesù “riempie il cuore di gioia, perché lo riempie di vita vera, di un bene profondo, che non passa e non marcisce”. Questa esperienza, afferma il Papa, “deve affrontare la vanità quotidiana, il veleno del vuoto che si insinua nelle nostre società basate sul profitto e sull’avere, che illudono i giovani con il consumismo”. Il Vangelo di domenica ci dice proprio “l’assurdità di basare la propria felicità sull’avere”. Bisogna cercare le cose di lassù non per fuggire dalle cose della terra, ma per dare loro il vero fondamento.