La scelta di rinunciare al ministero petrino è “un atto di umiltà e di amore per la Chiesa” ma “è inutile nasconderlo: Benedetto XVI è stato molto provato dalle vicende dell’ultimo anno, quelle delle carte trafugate e del libro che le contenevano, del processo che ne è conseguito, del tradimento del maggiordomo, uno dei suoi familiari. Per il Pontefice questi fatti sono stati dei brutti colpi”.
Ad affermarlo Dino Boffo, direttore di rete di TV2000, emittente televisiva di proprietà della Cei, nel corso della lunga diretta di ieri interamente dedicata alle dimissioni di Benedetto XVI. Rispondendo alle numerose telefonate da casa dei telespettatori, Boffo ha ricordato le “grandi prove” che questo pontificato ha dovuto sostenere: “I lefebvriani mai contenti, le polemiche per frasi non comprese bene circa gli ebrei, e altre relative a vicende su cui è meglio sorvolare in questo momento”. Tuttavia, ha aggiunto il direttore, “Benedetto XVI ne è sempre uscito con le sue mani. Non c’è stata segreteria di Stato che sia riuscita a fare ciò che lui ha fatto, pensiamo alle decisioni clamorose sulla pedofilia, a quelle assunte per la Chiesa d’Irlanda. Tutto questo è venuto da un uomo che passava per un timido, per un incerto, per uno che non sapeva decidere”.
“Il Pontefice – ha sottolineato Boffo – ci lascia nel pieno della programmazione dell’Anno della fede, al quale darà il contributo maggiore con questo gesto e con la preghiera. Non siamo in una fase di stanca, ma in un momento di navigazione finalmente placida in cui la Chiesa, popolo di Dio, pur insidiata dalla secolarizzazione, cammina e fa progressi”. Più che la Chiesa a preoccupare è “la gestione della Santa Sede… i primi collaboratori del Papa, devono farsi un serio esame di coscienza perché non l’hanno sempre aiutato a portare tutti i pesi connessi al suo ministero”. “L’esercizio del governo è fondamentale nella vita della Chiesa – ha concluso il direttore di rete di TV2000 – Benedetto XVI ha sentito che il governare la Chiesa era un peso più grande delle sua capacità e così, con un gesto sovrano, si è tirato indietro. Con questa decisione ha dato un timbro di riforma spirituale alla Chiesa. Riforma che ha chiesto mille volte, l’ultima volta allo scambio di auguri con il Collegio cardinalizio”.