La Sardegna aspetta l’iniezione di speranza di Papa Francesco, in visita il 22 settembre nell’isola

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Tante voci dall’isola delineano una condizione di grave sofferenza di una terra fortemente impoverita dalla quale i giovani scappano alla ricerca di un lavoro e di una prospettiva di futuro.
papa_sardNelle dieci ore della sua visita a Cagliari, domani Papa Francesco pregherà la Madonna di Bonaria e incontrerà centinaia di migliaia di persone. La Sardegna tutta accoglierà il successore di Pietro: come già nel 1970 lo fece con Paolo VI, nel 1985 con il beato Giovanni Paolo II e nel 2008 con Benedetto XVI.
La speranza contro la disperazione. “Papa Francesco troverà una Sardegna che non riesce a individuare un percorso per il suo futuro, che sta leccando le ferite della disoccupazione, della povertà in aumento, di persone e famiglie sull’orlo della disperazione”. È il pensiero di don Pietro Borrotzu, delegato regionale per la Pastorale sociale e del lavoro. Malgrado le statistiche recenti che vedono la condizione peggiorare senza segnali di miglioramento, per don Borrotzu “c’è una grande tensione spirituale nell’attesa del Papa”. Ma “non possiamo dividere il corpo dallo spirito e la condizione materiale pone un’ipoteca grave anche sulla condizione interiore delle persone e delle famiglie”. Il sacerdote pone l’accento sull’”emigrazione giovanile e intellettuale che è uno dei segni di maggior decadimento: qui si rischia di rimanere senza forze fresche e intraprendenti, ma se non ci sono sbocchi lavorativi non rimane altro”.
Una parola che apra gli occhi. Una voce dal Sulcis. Manolo Mureddu, rappresentante sindacale Rsu Cisl delle imprese d’appalto della Alcoa di Portovesme, evidenzia che, “come cattolici, chiediamo che il Santo Padre preghi per noi e per tutto il nostro territorio annoverato tra i più poveri d’Italia, dove non ci sono prospettive, e speranze; auspichiamo, poi, che la sua visita permetta di accendere i riflettori sui nostri problemi. Quindi, una parola del Papa nei nostri confronti potrà essere molto importante per sensibilizzare la classe politica regionale e nazionale. Noi porteremo il nostro urlo di disperazione e rabbia ma con rispetto, perché siamo un popolo che ha sempre vissuto con dignità e con orgoglio”.
Come ai tempi di Gesù. Per Massimo Pettinau, insegnante di religione in un liceo scientifico cagliaritano, “c’è grande attesa in chi spera di sentire qualcosa che possa essere utile alla sua vita. I giovani dal Papa si attendono una parola di conferma per le loro migliori aspirazioni. Il suo slogan ‘andare contro corrente’ non è fatto per attirare semplicemente l’attenzione ma per dare ai giovani la certezza che quando loro non si mettono al seguito di idee imperanti non significa che sono al di fuori della società”. Racconta Pettinau: “Una mia alunna ha detto pubblicamente di fronte alla classe: ‘Io non sono credente ma andrò a sentire il Papa perché voglio proprio capire cosa ha da dire a noi giovani’, per cui come succedeva ai tempi di Gesù, quelli che lo seguivano non erano tutti discepoli, erano persone che cercavano di capire chi fosse quel maestro che alcuni chiamavano Messia”.
Visitare i carcerati. In Sardegna ci son stati parecchi cambi nelle strutture carcerarie, con trasferimenti da carceri vecchie e fatiscenti a nuove strutture e il dato che presenta Giovanna Lai, responsabile regionale Caritas per il settore carceri è che “i carcerati sono aumentati notevolmente, ci sono molti extracomunitari. Mi sono accorta che tutti coloro che stanno in carcere hanno delle aspettative, delle preghiere, delle suppliche da fare al Santo Padre. Vedremo come lui potrà consolarli, e potrà intervenire: sicuramente la parola buona che darà il Papa sarà per loro di grande conforto in questo momento di difficoltà personale. Lui ha le capacità, e l’ha rivelato in questi primi mesi di Pontificato, di rivolgersi ai disperati, ai poveri, ai bisognosi, in tutti i modi possibili, ha incontrato i giovani del carcere minorile di Casal del Marmo che ne sono usciti confortati ma con una speranza in più, quella che il nostro Pontefice vuole trasmettere a tutte le persone, in questo caso i carcerati”.
a cura di Massimo Lavena
(Fonte: SIR)
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