La scienza vista da vicino – 3 / L’uomo è diventato “unico” sulla Terra quando ha conquistato il “linguaggio”

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In questo nuovo contributo del prof. Angelo Pagano, egli ci fa scoprire, partendo dalla lettura di un libro sulla linguistica, come l’uomo abbia acquisito la sua “unicità” sulla Terra. E la scienza non è in contrasto con le Sacre Scritture.

Prendo spunto da una mia recente lettura di un bellissimo libro che ha per titolo Perché solo noi, linguaggio ed evoluzione (Edizioni Bollati Boringhieri, 2016), degli americani Robert C. Berwick e Noam Chomsky – eminenti scienziati del Massachusetts Institute of Technology di Boston – per alcune mie considerazioni che spero possano suscitare interesse. È giusto ricordare che, come molti di voi sapranno, l’88enne Chomsky figura tra i massimi esperti mondiali di linguistica ed è noto universalmente per le sue idee progressiste. Avverto però che questa mia nota NON è una recensione del libro, anche se mi permetto di suggerirne la lettura, come faccio regolarmente con coloro che pensano perché ‘’non si nasconda la lampada sotto il moggio’’ [Mt 5,15-16]. «Spiegare le origini di ciò che è unico è una vera impresa. E gli autori ci riescono magistralmente riguardo alla più straordinaria unicità umana, il possesso del linguaggio…», ci dice Ian Tattersall sulla copertina del libro.

L’evoluzione della specie Homo è antica di milioni di anni e, usualmente, dal punto di vista scientifico, viene interpretata nello schema generale del (neo) darwinismo. È giusto anche ricordare che alcuni negano che il darwinismo si possa considerare ‘’scienza’’, e questo perché, secondo loro, non soddisferebbe i canoni di ‘’falsificabilità’’ che si fanno ricondurre a Galileo (padre della scienza moderna) e che sono stati resi di dominio pubblico più di recente dal filosofo Sir Karl Popper (1902-1994). Per mia parte non concordo né sull’interpretazione di “falsificabilità’’ che si attribuisce da taluni a Galileo né con le speculazioni filosofiche del Popper. Ma, poiché qui ci troviamo in un giornale cattolico (che ricordo significa universale), mi permetto solo di osservare che nella Bibbia si accenna (in conformità all’esperienza) ad una forma, seppur concisa, di evoluzione umana. Sta scritto infatti: «Allora il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra e alitò nelle sue narici un soffio vitale, e l’uomo divenne persona vivente» [Genesi 2,7-8]. Il libro già citato riconduce l’origine del linguaggio umano in un periodo che andrebbe dai 200mila anni ai 50mila anni fa; periodo, questo, durante il quale è avvenuto una sorta di ‘’ri-cablaggio’’ (recabling è la parola inglese) del sistema neuronico centrale umano. Ciò coinciderebbe con l’ultima documentata migrazione dell’uomo sapiens verso l’Europa (già abitata dai Neanderthal) e fuori Europa, verso l’est (anch’esso già abitato) e la ‘’fusione di specie’’ che ne è conseguita. Nasce l’uomo sapiens-sapiens, che dovette assommare a poche migliaia di individui, aggregati in piccoli gruppi e sparsi qua e là nell’immensità del territorio. È bene anche chiarire che per linguaggio si intende NON (solo) la capacità di trasmettere messaggi o relazionarsi con altri e con l’ambiente (che è tipico di tutti gli esseri viventi, inclusi i vegetali), ma, bensì, la capacità di pensare per creare strutture concettuali inedite (l’uomo divenne ‘’persona vivente’’, è scritto nella Genesi) e dunque ‘’creare’’ nella libertà della coscienza, superando le mere necessità immanenti del bisogno. In una parola l’uomo ha imparato a fare letteratura, arte, scienza, ecc., nelle forme più svariate e universali, marcando definitivamente il passaggio al mondo della libertà. In questo passaggio consiste l’unicità dell’essere umano sul pianeta Terra con tutto ciò che lo testimonia: il linguaggio, la scienza, l’economia e l’espressione artistica.

Angelo Pagano
(dirigente di ricerca dell’Istituto di Fisica Nucleare di Catania)

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