La scomparsa di mons. Bruno Schettino “povero tra i poveri”

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“Sarà grandissimo il rimpianto per la perdita di mons. Schettino, soprattutto da parte dei più poveri perché l’arcivescovo viveva povero tra i poveri”. Così il vicario generale dell’arcidiocesi di Capua, mons. Pietro Piccirillo, ha ricordato al Sir mons. Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes, scomparso improvvisamente nella notte tra il 20 e il 21 settembre. Domenica 23 settembre, in cattedrale a Capua, si sono svolti i funerali del presule, presieduti dal card. Crescenzio Sepe, presidente della Conferenza episcopale campana.

Pungolo d’oro. “Mons. Schettino era un pungolo d’oro. Un invito dolce e pressante a fare di più, a fare meglio. La carità per lui non era mai sufficiente. Per questo mancherà molto a tutti noi che lavoriamo in questo grande laboratorio umano della Domiziana, come amava definirlo”. A parlare è Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes per immigrati, struttura realizzata nel 1996 dall’arcidiocesi di Capua a Castelvolturno. “Le prime indicazioni che mi diede al Centro Fernandes – ricorda Casale – furono semplici, chiare e programmatiche”. “Eccellenza un pasto a mezzogiorno per i nostri fratelli immigrati sarà sufficiente?”, chiese il direttore del Centro. E subito mons. Schettino rispose: “No, non basta! La sera come andranno a dormire questi poveri figlioli con lo stomaco vuoto?”. “Questo – evidenzia Casale – era mons. Schettino. Da vescovo e da presidente della Migrantes non ha mai pensato a grandi progetti o ampollosi documenti. La sua preoccupazione era come potevano mangiare, dormire, trovare un lavoro e avere un documento i ragazzi che salivano le scale del palazzo o lo aspettavano al Centro Fernandes. Pur essendo cento, duecento o mille, li conosceva e chiamava per nome. Non aspettava che andassero da lui, ma spesso li cercava, come il buon pastore cerca la pecorella smarrita”.

La gioia del dare. Il direttore del Centro ricorda anche la strage d’immigrati da parte della camorra a Castelvolturno: mons. Schettino “fu il primo ad arrivare la sera del 18 settembre 2008 sul luogo della strage e a piangere su quelle povere vite spezzate. L’intuito della carità gli suggerì subito che si trattava di vittime innocenti”. Domenica 23 settembre l’arcivescovo scomparso avrebbe dovuto celebrare una Messa per gli assassinati al Centro Fernandes. “Ora è con loro nella Gioia eterna – afferma Casale -, insieme con i tanti ragazzi morti lontani dalle loro famiglie e che ha voluto far seppellire con amore nella sua cappella al cimitero di S. Maria Capua Vetere. Ora vive in quella gioia piena che ha assaporato nel piacere di fare del bene”. Era “una gioia così grande che la cercava dalle prime ore dell’alba quando dalla finestra scorgeva in lontananza gli immigrati che arrivavano da Castelvolturno, da Caserta o anche da Napoli per avere da lui qualche cosa”. E, aggiunge, “qualunque cosa fosse, era molto più di un sostegno economico o un consiglio. Era una speranza, una luce su un cammino tenebroso di solitudine e sfruttamento. Ora i poveri resteranno più poveri, i clandestini più soli, le istituzioni più indifferenti e lontane, ma noi non saremo mai più gli stessi. L’inquietudine che ci ha messi nel cuore mons. Schettino non si spegnerà con lui”.

Grande perdita. Anche l’Associazione di volontariato Jerry Essan Masslo non dimentica “l’ospitalità e il sostegno offerto” alle proprie attività da mons. Schettino. L’Associazione opera da oltre un decennio presso il Centro Fernandes, dove gestisce un ambulatorio medico, l’attività di strada, il sostegno alle vittime di tratta. “Mons. Schettino – dice Renato Franco Natale, presidente della Jerry Essan Masslo – in tutti questi anni non ha fatto mai mancare con le parole e le opere tutto l’aiuto possibile alle nostre varie iniziative di sostegno a soggetti in gravi difficoltà, senza distinzione di razza e di religione; ha partecipato a molti nostri eventi sui temi dell’intercultura e dell’accoglienza, portando sempre un suo messaggio di pace e di amore”. “Non esageriamo nel dire che la sua morte è per noi una grande perdita, senza di lui i percorsi d’integrazione corrono il rischio di diventare ancora più difficili che nel passato”, ammette.

Vicino agli ultimi. “A mons. Schettino un grazie per quanto ha saputo fare per queste terre e per i suoi abitanti di ogni razza e colore”. Lo esprimono Libera Caserta e il Comitato don Peppe Diana, ricordando che con il vescovo “scompare una persona di grande umanità, da sempre impegnata a fianco degli ultimi, dei diseredati, degli immigrati di tutte le razze che, approdati nelle nostre terre, cercano dignità, giustizia, riparo e conforto. Castelvolturno era la sua casa ideale, gli immigrati del litorale i suoi figli prediletti”. “Nella sua ultima omelia, mons. Schettino aveva sottolineato l’immenso amore della Chiesa nell’accoglienza del povero e del bisognoso; nell’impegno per un mondo più giusto, pacifico e solidale; nella difesa coraggiosa e profetica dei diritti di ogni uomo, in particolare dello straniero, dell’immigrato e dell’emarginato; nella custodia di tutte le creature e nella salvaguardia del creato. Un vero testamento e una forte eredità lasciata a tutte le donne e gli uomini di buona volontà che si battono per un mondo migliore, più giusto e solidale”, concludono Libera Caserta e Comitato don Peppe Diana.

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