La scuola dei paradossi / La giornata mondiale degli insegnanti (5 ottobre) rivela la loro carenza

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Il 5 ottobre si è celebrata la Giornata mondiale degli insegnanti, con l’intenzione di accendere i riflettori sulla figura docente, decisiva nel processo di insegnamento/apprendimento, nell’istruzione ed educazione dei più giovani.

È un tema difficile, perché la figura dell’insegnante sconta tutta una serie di pregiudizi, radicati nell’opinione pubblica, non facili da superare. Se, infatti, è facile concordare sull’importanza di “buoni” insegnanti – dalla scuola primaria alle superiori, fino all’università – è altrettanto facile doversi misurare con un immaginario collettivo che li dipinge come lavoratori “di serie B”, li squalifica e non di rado li guarda con diffidenza. Non solo: se in teoria si arriva a riconoscere il loro ruolo nel processo educativo dei più piccoli, a supporto e in affiancamento alle famiglie (non di rado anche “in supplenza”), tuttavia succede che in pratica talvolta proprio i docenti – e la scuola in generale – vengano avvertiti come “controparte” dai genitori : aumentano i conflitti, diminuisce la collaborazione… docentep

Sarebbe troppo lungo indagare qui i motivi di questa situazione, ci interessa tornare invece a considerare l’importanza della figura docente. Il messaggio congiunto degli organismi che sostengono la Giornata internazionale (tra gli altri Unesco e Unicef), richiama da subito: “Un sistema educativo è valido se può contare su insegnanti di qualità. Il personale docente è fondamentale per poter garantire un’istruzione universale e di qualità, esso ha un ruolo centrale nella formazione delle menti e dei comportamenti delle generazioni future che affrontano le nuove sfide e opportunità a livello globale”.

La prima priorità individuata (e potrebbe sorprenderci) è quella di sopperire alla mancanza di insegnanti: “In molti Paesi – così il messaggio -, la qualità dell’insegnamento è minata dalla mancanza di insegnanti. Secondo l’Istituto statistico dell’Unesco, entro il 2015 sono necessari 1,4 milioni di insegnanti in più per raggiungere l’obiettivo dell’istruzione primaria universale, e ne servono altri 3,4 milioni entro il 2030”. Non solo: bisogna che gli insegnanti possano fare bene il proprio mestiere. E non è così: troppo spesso, infatti – segnalano le organizzazioni – “gli insegnanti lavorano senza risorse e formazione adeguata”. E aggiungono: “Ci troviamo di fronte ad una crisi globale dell’istruzione con 250 milioni di bambini, di cui più della metà hanno frequentato la scuola per quattro anni, che non possiedono le conoscenze di base”.

Che fare, allora, per migliorare l’efficacia dell’insegnamento? Si tratta di garantire agli insegnanti anzitutto “condizioni di lavoro dignitose, tra cui contratti e salari adeguati, prospettive di carriera e promozioni”, ma anche “ambienti di lavoro che siano adeguati per svolgere l’insegnamento”. E poi formazione di qualità e “una gestione efficace, in particolare per quanto riguarda il reclutamento e la distribuzione degli insegnanti”.

Naturalmente lo sguardo è sulla situazione mondiale, ma anche in Italia i suggerimenti colgono nel segno, Un esempio riguarda la retribuzione; una recentissima ricerca europea segnala infatti che rispetto agli altri Paesi europei nel nostro i salari dei docenti sono una vera criticità. Ma poi si può pensare alla questione dell’edilizia scolastica, al reclutamento e via di questo passo. Vale pena accendere una volta di più i riflettori sulla “questione docenti”. La Giornata aiuta.

Alberto Campoleoni

(Fonte: Agensir)

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