Una folla di fedeli e curiosi si è radunata, lo scorso fine settimana, al Santuario dedicato a Maria Ss. della Vena, nel territorio di Piedimonte Etneo, per ascoltare Francesco Vaiasuso, 41 anni, e la sua incredibile testimonianza divenuta libro “La mia possessione – Come mi sono liberato da 27 legioni di demoni”, edito da Piemme e redatto assieme al vaticanista Paolo Rodari, in libreria dal 2012. Il libro è stato pubblicato a distanza di dieci anni da una scoperta agghiacciante: il corpo di Francesco Vaiasuso era abitato da «ventisette legioni di demoni del grande esercito del male».
Sebbene la storia sia l’ultima caso editoriale di un filone in grande espansione, quello che rende speciale l’affabile gallerista di Alcamo lo spiega il rettore del Santuario, padre Carmelo La Rosa, che esercita il ministero di esorcista e che promuove da diverso tempo un calendario di incontri di approfondimento su tutti i temi della spiritualità: «Durante le possessioni Vaiasuso era cosciente, il suo corpo reagiva contro la sua volontà, e grazie appunto a quella che tra gli addetti ai lavori è considerata una circostanza rarissima – spiega don Carmelo – ha potuto scrivere della sua esperienza».
«Dall’età di 4 anni soffrivo di pesanti malanni che non pensavo fossero collegati a una causa soprannaturale – ha rivelato l’autore al pubblico al fianco della moglie Daniela, autentico angelo custode per Francesco -; asma, allergie della pelle, attacchi d’ansia, otite, grave costipazione, mentre mi capitavano episodi di avversione al sacro alla vista di icone e simboli religiosi, preti».
La rivelazione avvenne nel 2002 durante un inaspettato esorcismo praticato da padre Matteo La Grua – decano degli esorcisti siciliani scomparso nel 2012 a 97 anni – da cui Francesco si era recato grazie ai consigli di un altro religioso, fratello Ferro. Non uno spirito, ma addirittura ventisette plotoni «portati nel mio corpo da Satana contro la mia volontà per rendere la mia esistenza nient’altro che un inferno».
Nel libro, dunque, troviamo il racconto dell’estenuante e cruda lotta quotidiana tra il bene ed il male, durata oltre 500 esorcismi, prima della definitiva liberazione grazie a padre Rufus Pereira. «Non lo faccio per soldi – così Vaiasuso a chi gli chiedeva conto dell’autenticità del suo racconto – ma perché so che tanta gente può riconoscersi nella mia storia e cominciare a chiedere aiuto e pregare».
È proprio la dimensione collettiva della lotta alle sofferenze più oscure il tratto più inedito dell’attività pastorale portata avanti da don Carmelo a Vena: «Il lavoro degli esorcisti non può più essere solitario o nascosto, ma attività pastorale che si rafforza della preghiera di tante persone: così il male diventa vulnerabile».
Francesco Vasta