Ogni giorno si programmano convegni, tavole rotonde, concorsi a premi e altre iniziative sulla legalità a fronte delle tante notizie di cattiva gestione, di comportamenti scorretti da parte di singoli privati o di pubblici operatori. Sono sufficienti queste pubbliche manifestazioni a creare Cultura di legalità? Quante delle parole sulla legalità stanno a fondamento dei comportamenti quotidiani dei nostri stili di vita? Se c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere, un tempo per seminare e un tempo per raccogliere, mi chiedo quale sia il tempo della verità, il tempo della giustizia, il tempo della credibilità del nostro essere, del nostro agire, del nostro testimoniare i valori in cui crediamo. Mi hanno insegnato da bambina che per certi valori s’impegna tutta la vita. Così avviene nella cultura di un popolo. Non sono le parole pronunciate o scritte, che la indicano. La cultura è l’espressione genuina dei comportamenti dei singoli cittadini e delle varie istituzioni. Essi lasciano trasparire, senza rischio di ambiguità, lo stile di vita.
Riconosco un autista attento, se vedo fermarsi un’auto davanti al pedone in arrivo. Ammiro i cittadini che contribuiscono a mantenere pulita la loro città, se non scorgo traccia di sigaretta, di caramella o altro lungo le strade che attraverso. Qui, nella mia terra, da dove traspare il rispetto delle norme, la responsabilità sulla cura dell’ambiente, l’autorevolezza delle decisioni, la competente e irreprensibile professionalità, l’attaccamento al bene comune, la custodia della memoria storica, la onorabilità della vita, che ci é stata consegnata?
Nel rispetto di un contratto si esige competenza per le prestazioni richieste, da una parte, e la giusta retribuzione, dall’altra parte: siamo noi in grado di liberare le nostre città dalle ambiguità nascoste nei contratti che non si sottoscrivono? O che contengono una modalità, una resa pubblica, un’altra tenuta privata? Quale avrà maggiore rilievo? Tra le modalità per evadere “legalmente” il pagamento dei tributi pubblici e quelle per segnalare un servizio non di qualità dell’Ente Pubblico, possiamo dirci in parità? Evado le tasse, non ricevo servizi. No, perché, c’é un divario enorme tra il donare del singolo e il ricevere della comunità, che non rende giustizia né soddisfa i bisogni del cittadino.
Se portassimo alla luce il lavoro nero, a partire dal lavoro domestico o artigianale, si potrebbero creare diverse forme di cooperazione con reddito garantito e coperture assicurative per quanti elemosinano un lavoro occasionale.
Se il cittadino potesse dare fiducia al suo prossimo, trattasi di privato o di pubblico gestore, non solo darebbe volentieri il suo contributo ma sarebbe orgoglioso di contribuire a migliorare ogni servizio utile e realizzare quello stato di “benessere” auspicato, che spetta a tutti.
Se il commerciante si rendesse conto che annullare o modificare lo scontrino non comporta un danno allo Stato ma alla comunità dei cittadini e contiene un tradimento verso il collega che registra tutto, nessuno esiterebbe a comportarsi con correttezza e verità, sapendo di concorrere a qualificare quei servizi primari per i quali esige la qualità e lamenta l’inefficienza.
Queste forme di legalità semplici non hanno bisogno di controllo né di proclami, basta far bene il proprio lavoro e rispondere con coerenza alla legge incisa nel cuore dell’uomo: “ Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te!”, con spontanea lealtà, come si addice ad ogni persona onesta.
Se ci comportiamo da persone che non si fidano, non si stimano vicendevolmente, ma accumulano diffidenze e rivalità; se diamo il primo posto al denaro, tralasciando l’uomo; se non siamo veri, competenti, credibili, noi facciamo della “legalità” solo una bella parola astratta.
Oggi, non basta essere irreprensibili, occorre riacquistare fiducia e stima, adoperarsi per il bene comune, con lealtà e senso di responsabilità, insieme, cittadini e istituzioni, senza avallare privilegi né coprire inadempienze, errori, illegalità. Non lasciamoci schiacciare dalle delusioni, non lasciamo svanire i nostri sogni, diamo nuovo vigore ai nostri valori e ai nostri ideali, recuperiamo la fiducia tra uomini, che per i cristiani sono resi fratelli dall’incarnazione del Figlio di Dio.
Teresa Scaravilli