La Voce dei siciliani nel mondo / Storia di Roberto Pennisi, tra Acireale e Argentina

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Per la rubrica La Voce dei siciliani nel mondo, Roberto Pennisi ci racconta la storia della sua famiglia e degli immigrati di Santa Maria La Scala, borgo marinaro di Acireale (Catania), verso Mar del Plata, in Argentina. Come tanti, tantissimi italiani. La domanda di fondo che ci ha spinto è: cosa lo ha portato a tornare nella terra tanto amata dal padre? Con quali progetti per il futuro?

La Voce dei siciliani nel mondo / La storia dei Pennisi: da Santa Maria La Scala a Mar del Plata

“Donde hay pajaros en el cielo, hay italianos en la tierra”. Ossia: se ci sono uccelli in cielo, allora ci sono italiani a terra. E’ così che gli argentini festeggiano il giorno dell’immigrante italiano ed è proprio così che inizia la storia della famiglia Pennisi. Era il 1948, quando Giacchino Pennisi partì dal suo piccolo paesino di Santa Maria La Scala per andare a fare il pescatore dall’altra parte del mondo.

Sbarcato a quel tempo nella nascente Buenos Aires, trovò nella costa, esattamente a Mar Del Plata, il luogo adatto per continuare a fare ciò che meglio sapeva fare: il pescatore. Dopo molti anni di fatica e sacrifici di chi ha deciso di lasciare la famiglia in cerca di qualcosa di migliore, riuscì a mettersi in proprio e creare un’impresa che porta il suo nome. Nacque così “Conservas Pennisi”, che quest’anno compierà settant’anni, come ci racconta suo figlio Roberto Pennisi. Questa è una tipica storia, emblematica, simile a quella di milioni di persone, che hanno incarnato l’epopea di una generazione. 

La Voce dei siciliani nel mondo / Roberto Pennisi: da Mar del Plata, il ritorno a Santa Maria La Scala

Roberto Pennisi conosce bene le storie dei marinai che hanno formato il porto di Mar del Plata, tanto da portarlo a creare un libro “Capitanes contra viento y marea”. Nel volume, racconta 100 anni di grande migrazione transoceanica da Santa Maria La Scala, dal punto di vista del migrante. Roberto, uno dei tanti figli nati oltre oceano, ci racconta: “La prima volta che ho messo piede nella terra che mio padre aveva abbandonato con tanto rammarico, è stato nel 1990. Avevo 20 anni e, ogni volta che tornavo, mi rimaneva la voglia di poterla vivere a pieno”.

Ritiratosi dall’azienda di famiglia dove ha lavorato per più di trentacinque anni, ad oggi il suo sogno sembra essersi realizzato. E’ tornato nel borgo da dove tutto è partito per mettere in atto alcuni progetti personali e, nel frattempo, si gode la vita nella sua amata Acireale. C’è un detto che dice “Cu nesci arrinesci” (chi esce, riesce) ed egli, sembra essere proprio l’emblema di quel detto. Ama vivere in Sicilia: si sente davvero siciliano.

La Voce dei siciliani nel mondo / Roberto Pennisi e i siciliani in Argentina

L’esodo più grande della storia moderna è stato quello degli italiani. A partire dal 1861, sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze. Nell’arco di poco più di un secolo, un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione al momento dell’Unità d’Italia si avventurava verso l’ignoto. 2.191.000, questo numero indica l’ammontare di italiani in Argentina, più del 50%, sarebbero tutti italiani provenienti dal meridione, e dalle isole.

Porto Mar del Plata

Ad oggi sappiamo che la comunità scalota conterebbe con più di quattromila persone. Roberto Pennisi ci racconta che all’epoca, quando suo padre partì alla volta dell’Argentina, con lui c’erano altre undici persone. L’Argentina ricevette tutti gli italiani con indifferenza. Allora terra ricca, offriva stabilità a chi fuggiva dagli orrori del dopo guerra.

Roberto ne ha parlato più volte, anche attraverso un canale YouTube molto seguito dai suoi stessi connazionali e non solo. In un documentario girato proprio da Roberto, narratore tra i migranti, possiamo vedere i pescatori raccontare le loro vicissitudini. Addirittura, uno di essi racconta in uno dei video: «I soddi ca m’aggiuavunu ppi campari i misi ccà, a me matri ci aggiuavunu ppi n’annu». Ossia: i soldi che mi occorrevano per vivere li misi qui, a mia madre servivano per un anno. Persone di una generazione travagliata che ha sempre sacrificato la vita per la propria famiglia: ecco chi erano, per lo più, gli immigrati siciliani nel mondo.

Argentini ad Acireale

Acireale è gemellata con Mar del Plata. Roberto ci racconta che a Mar del Plata esiste un museo del mare e dell’emigrazione: “la Piazza Duomo di Acireale è persino riprodotta in un murale. Il gemellaggio risale al 1997 ma nessun cartello lo ricorda a turisti e visitatori”. Molte delle famiglie di apparteneza scalota che all’epoca dovettero partire, sono riuscite a tornare e portare con sé la loro famiglia. Chi ha conosciuto questo posto, pur essendo argentino, rimane a bocca aperta, trovando delle similitudini tra Mar del Plata e Santa Maria la Scala, molta gente afferma che a ripercorrere queste strade si prova una sensazione molto forte. Qui i propri familiari hanno vissuto, hanno amato, hanno giocato, ci si sente a casa. «Si nasce per la seconda volta».

Progetti per il futuro?

Alla nostra domanda, Roberto, ha risposto dicendo di avere così tanti progetti per il futuro, tanto da non sapere da dove iniziare. Sicuramente vuole trascorrere il suo tempo, il più possibile, ad Acireale. “Mangiu bonu, vivu da Dio, cu mi sposta di ccà?” Uno dei più grandi sogni sarebbe quello di riuscire addirittura a comprare il Castello Scammacca dei baroni Pennisi di Floristella, attualmente in vendita. Non nasconde il tentativo di cercare di mettere su una squadra in modo tale da poterlo acquistare. “Se mi dicessero ‘C’è un castello a Palermo su cui puoi investire’ io rifiuterei senza nemmeno pensarci. Ma sono così affezionato a quel castello perché si trova ad Acireale che, da acese, sarebbe un sogno che diventa realtà».

Avrebbe anche intenzione di convolgere il comune. A maggio, con altri tre argentini visiteranno il luogo e cercheranno di realizzare questo grande progetto, ma lui stesso lo reputa un sogno impossibile. Chissà se ci riuscirà. Sicuramente si tratta di una grande sfida, ma rimane il suo sogno. Ma soprattutto quello di rivedere tanti siciliani come lui riabbracciare un’isola che è e sarà sempre casa.

Verdiana Savoca e Mario Agostino