Riportiamo il parere dell’esperto Mariano Indelicato riguardo i cosiddetti effetti del Long Covid sulla mente. Un fenomeno che dilaga sempre più, effetto di una pandemia che ha stravolto la nostra vita e continua a influire sulla nostra quotidianità.
In letteratura è descritto un fenomeno denominato Brain fog (letteralmente nebbia cerebrale) legato ad alcune patologie come stati infiammatori, infezioni virali, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica e morbo di Parkinson. I sintomi più comuni di tale patologia sono testa “vuota”, sensazione di confusione e smarrimento, difficoltà a concentrarsi. In sostanza, i soggetti colpiti avvertono un senso di spaesamento. Attualmente, esso è stato riscontato nei soggetti infettati dal COVID 19, soprattutto quelli che sono stati ricoverati per lungo tempo in terapia intensiva. Viene classificato all’interno degli effetti del Long Covid. Vi sono disturbi psichici, di cui oggi notiamo solo la punta dell’iceberg, che riguardano, invece, l’intera popolazione che devono essere considerati come il Long Covid della mente.
Gli effetti Long Covid sulla mente
Da qualche settimana leggiamo e sentiamo parlare di quinta ondata legata ai disturbi psichici, definiti come il long Covid della mente. Ovvero gli effetti sulla psiche del lunghissimo periodo di cambiamenti a cui abbiamo dovuto adattarci, a seguito delle misure preventive e di protezione rispetto all’infezione di un virus difficile da debellare. L’epidemiologia presenta dati drammatici con un aumento del 26% di episodi depressivi maggiori e del 28% dei disturbi d’ansia che incidono in particolar modo sui giovani e, in particolare, sugli adolescenti. La società di Neuropsicofarmacologia calcola, addirittura, che in questa popolazione i casi sono raddoppiati ed un adolescente su quattro presenta disturbi psichici che vanno dalla depressione, all’ipocondria, all’insonnia, ad uno stato di preallerta fino a fenomeni di vero e proprio ritiro sociale.
Long Covid / Il parere degli esperti
La letteratura e le ricerche scientifiche rispetto alle quarantene passate hanno individuato i disagi psichici nell’aumento dei livelli di ansia, di panico, di stress nella popolazione. Altri fattori e disturbi psichici identificati riguardano aumenti di suicidi, di rabbia, di sintomi depressivi e di disturbo post traumatico da stress. In una ricerca condotta dall’associazione Pronto Soccorso Psicologico Italia, coordinata dallo scrivente e dal Prof. Francesco Pira, sul ruolo dell’intelligenza emotiva nell’infezione Covid 19 in cui sono stati misurati i livelli di ansia, i sintomi depressivi, il livello dello stress in una popolazione di 500 persone.
I risultati mettono in evidenza che i livelli di stress, l’ansia e i sintomi depressivi erano al di sopra della norma. Questo sia in soggetti che erano venuti in contatto con il virus sia in quelli che non avevano vissuto nessun contatto. Alcuni autori come J. Lau et al. mettono in risalto che i cambiamenti avvenuti, compresa la sintomatologia, durano per lungo tempo anche dopo la fine della pandemia e Brooks et al. che più lungo è il periodo di quarantena maggiori sono i disagi psicologici.
Covid / Un’esperienza sconvolgente
La pandemia, che abbiamo vissuto e in parte stiamo vivendo, ha fortemente incrementato la percezione di un costante pericolo di vita, dalla separazione fisica dai propri cari, dalla riduzione della libertà di movimento, dalla paura dell’altro come potenzialmente infetto, dalla privazione della esperienza di lutto. Tutti i suddetti fattori insieme alla situazione di incertezza in cui le istituzioni sanitarie e politiche si sono mosse, hanno avuto effetti sulla elaborazione emotiva di una esperienza. Esperienza che ha, di fatto, sconvolto l’intera esistenza soggettiva.
In particolare, il virus ha proiettato l’intera popolazione all’interno di una esperienza distopica. Questa ha minato i sogni e le speranze soggettive e collettive facendo precipitare in previsioni catastrofiche rispetto al futuro. All’improvviso la realtà è apparsa peggiore di tutta la letteratura testuale, audio visiva, filmografica, serie tv che negli anni passati hanno narrato un futuro cupo e alienante per l’individuo e la intera esistenza dell’umanità. Di fronte al virus ci siamo ritrovati piccoli e impotenti.
Covid / Un terrore permanente
Il filosofo Byung–Chul Han, in una sua intervista su Avvenire, scrive: “il panico sconfinato dinanzi al virus è una reazione immunitaria sociale, globale a un nuovo nemico. Una reazione immunitaria di rara intensità poiché abbiamo vissuto molto a lungo in una società senza nemici, in una società della positività. Ora il virus viene percepito come terrore permanente”. Di fronte ad esso, come di fronte ad un qualsiasi pericolo imminente che mina la vita, le reazioni possono essere diverse. Vanno dall’esaltazione, alla rabbia, alla depressione, all’annullamento del sé. Abbiamo sperimentato l’esperienza del lutto non solo per i tanti morti ma, soprattutto, per la caduta di tutte quelle certezze di cui ci eravamo circondati. Abbiamo scoperto la fallacità della scienza ufficiale che non riusciva a trovare risposte certe: essa stessa si dimostrava impotente di fronte al COVID.
Siamo diventati tutti virologi e ognuno a suo modo aveva la soluzione efficace. Abbiamo percepito l’inutilità della fatica di costruzione del “villaggio globale”. Soprattutto perché di fronte ad un piccolo essere come il virus sono ricomparsi confini che pensavamo divelti per sempre. Eppure sono ricomparsi i confini nazionali, delle città, dei piccoli paesi e borghi…. quelli delle nostre case e, all’interno di quest’ultime, quelli personali. È in questa solitudine che scatta l’istinto di sopravvivenza che spesso richiama la massima hobbesiana di “homo homini lupus” rappresentata dal catartico successo planetario di una serie televisiva come Squid Game.
Long Covid / Come sarà la vita dopo la pandemia?
Come sarà la nostra vita dopo la fine della pandemia? È una domanda a cui è difficile rispondere. Siamo stati e siamo impegnati in una battaglia di resistenza di fronte ad una esperienza di panico dovuta ad un vero e proprio shock di realtà. La realtà quotidiana è diventata difficile da gestire. Come in tutte le crisi di panico, si sono cercate vie di fuga in grado di smontarla. L’utilizzo dei social è aumentato in maniera sproporzionata in questo periodo. Rifugiarvisi alla ricerca di like è un modo per, attraverso una costruzione soggettiva, sfuggire alla frustrazione di non poter fare niente per cambiare.
È indubbio che abbiamo vissuto un trauma i cui effetti sono simili ai disturbi elencati nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) alla voce disturbo post traumatico da stress. Quest’ultimo può manifestarsi in modalità diverse ma la caratteristica principale è lo sviluppo di una serie di sintomi ansioso-depressivi a seguito di un evento traumatico. In alcuni pazienti prevalgono sintomi collegati alla paura, all’evitamento e all’ansia. In altri si osserva un calo del tono dell’umore e anedonia. Altri ancora possono mostrare sintomi dissociativi, anche se spesso si osserva una combinazione di tutti questi sintomi. Questa è la sfida che ci troveremo a combattere finita la fase pandemica di cui oggi vediamo solo l’iceberg: questo sono gli effetti del long Covid della mente.
Mariano Indelicato*
*Psicologo Psicoterapeuta; Docente a.c. Psicometria delle Neuroscienze Cognitive Università degli Studi di Messina