L’addio del condottiero / Conte lascia l’Italia dopo Euro 2016

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conte6-e1458081391900Apprestarsi a cominciare una splendida avventura con un addio è strano, quasi un ossimoro: la decisione di Antonio Conte di lasciare la Nazionale italiana dopo gli Europei di calcio francesi, che inizieranno tra poco meno di tre mesi, non era certo da catalogare tra le sorprese della prossima estate pallonara ma, nonostante ciò, il comunicato apparso ieri sul profilo Facebook del selezionatore azzurro fa un certo effetto: “In questo momento la nostra concentrazione massima è rivolta unicamente all’Europeo dove cercheremo con il lavoro e il sacrificio di sfruttare al meglio le nostre potenzialità. Chi mi conosce sa che il mio impegno sarà totale. Successivamente sento di dover tornare a fare l’allenatore in un Club avendo così la possibilità di allenare tutti i giorni. Grazie al Presidente Tavecchio che quotidianamente mi accompagna in questa splendida avventura”

L’ex condottiero juventino, chiamato due anni fa al capezzale di una Nazionale uscita a pezzi dal Mondiale brasiliano, scelto da Tavecchio proprio per la sua spiccata leadership e la grande abilità nel motivare i giocatori, non rinnoverà così il munifico contratto biennale da 3,5 milioni netti l’anno. Un contratto della discordia, dato che molti addetti ai lavori e appassionati storsero il naso alla notizia del coinvolgimento diretto della Puma, sponsor tecnico degli azzurri, nel garantire a Conte un ingaggio da “top manager”. Un trattamento economico invidiabile che, unito alle rassicurazioni della FIGC sulla possibilità di organizzare stage e ritiri lungo l’arco della stagione senza dover sottostare alle condizioni poste dai club, aveva spinto Conte ad accettare una sfida difficile e, proprio per questo, molto affascinante.

Il fascino era legato alla possibilità di divenire il condottiero di un movimento calcistico che, seppur in crisi profonda, rimane uno dei migliori al Mondo per numero di allori conquistati: le difficoltà della ricostruzione erano invece uno sprone incredibile per ribaltare tutto in due anni, dando nuovo lustro alla Nazionale. Tra il dire e il fare, però, ci sono i problemi di gestione giornalieri che, man mano, hanno inesorabilmente spento l’entusiasmo iniziale di Conte, incrinando anche i rapporti con i vertici della Federazione. La volontà del c.t. azzurro di essere la guida del calcio italiano si è scontrata con l’ostracismo dei club verso gli stage: un primo strappo clamoroso fu quello che portò all’annullamento del raduno programmato da Conte nel febbraio 2015. “Mi auguro che da qui in avanti si riesca tutti insieme a trovare quelle soluzioni non più rinviabili per fare della Nazionale il riferimento del sistema calcio” sentenziò il selezionatore, amareggiato anche dal braccio di ferro con la Juve, non disposta a cedere i calciatori poco prima di importanti impegni internazionali.

A questo va aggiunta la recente polemica con la Lega Calcio, rea di aver fissato la finale di Coppa Italia tra Milan e Juventus soltanto un giorno prima del raduno della Nazionale a Coverciano, previsto per il prossimo 22 maggio. Un’ennesima dimostrazione di come il commissario tecnico non si sia mai completamente sentito tutelato dagli stessi vertici della Federazione, costretti a barcamenarsi goffamente tra interessi confliggenti. Il risultato di queste tensioni continue è stato un senso di delegittimazione che, unito ai turbamenti legati al suo coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Cremona sul calcioscommesse, ha spinto Conte a chiudere un capitolo e a lasciarsi lusingare da affascinanti avventure estere. Non è un segreto, ormai, che il Chelsea abbia deciso di affidare a lui la panchina: manca solamente l’annuncio ufficiale, slittato per motivi di opportunità.

Il toto-successione per la panchina azzurra è ovviamente cominciato: il tourbillon di nomi va da Capello a Donadoni, da Ventura a Mancini, passando per Allegri e Ranieri. Problema secondario, al momento. Ciò che importa è capire con che spirito Antonio Conte decida di portare a termine il lavoro svolto sinora: un lavoro ottimo, è bene precisarlo. Nonostante un gioco spesso non spumeggiante, infatti, l’Italia è approdata alla fase finale degli Europei vincendo il suo girone, riuscendo a tenere dietro un’ottima squadra come la Croazia e dando una generale impressione di solidità, anche quando non ha brillato. La speranza è che Conte non perda il suo spirito battagliero, provando a rendere unica una cavalcata azzurra che, vista la sua decisione, sarà irripetibile: il 13 giugno prossimo, contro il Belgio a Lione, nella gara inaugurale di un girone molto complicato, l’augurio è di assistere al primo atto di una meravigliosa (e senza repliche) opera prima.

Giorgio Tosto

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