Il 14 settembre il presidente nazionale dell’Azione Cattolica italiana, Franco Miano, si è recato in visita a Lampedusa, in occasione delle iniziative in preparazione alla Festa della Madonna di Porto Salvo. “Lampedusa – secondo Miano – non è solo un luogo geografico. Lampedusa è un incrocio di differenti umanità; una terra che più di ogni altra ci può aiutare a comprendere una molteplicità di vicende che interessano chiunque abiti il Mediterraneo”. Riportiamo di seguito la riflessione di Francesco Campagna, direttore dell’Istituto “G.Toniolo” dell’Azione Cattolica italiana. All’inizio del nuovo anno pastorale, Lampedusa e la sua gente hanno offerto all’Azione Cattolica italiana un punto d’osservazione privilegiato per provare a leggere la complessità del momento presente. Al centro del Mediterraneo, avamposto dell’Europa, Lampedusa è porto d’approdo per chi proviene dalle coste africane.
Gli sbarchi continui hanno acceso ancora una volta una luce su quanto accade sulle coste del Maghreb, sulla domanda di libertà e rinnovamento che è stata formulata con forza in quelle terre e sulle sfide che la “primavera araba” pone all’Europa. Il panorama politico è in rapida evoluzione: si delineano soggettività che reclamano una politica estera indipendente, governi che appaiono molto meno controllabili dai Paesi occidentali ma al tempo stesso potenzialmente interessati a un’interlocuzione privilegiata con l’Europa, alla quale i Paesi arabi sono legati da profonde radici storiche e culturali, da stretti rapporti commerciali e da una fitta rete di relazioni personali. Intanto, i giovani arabi che lasciano le coste africane per raggiungere l’Europa, e i loro compagni di viaggio che provengono dai Paesi a Sud del Sahara, ci costringono a domandarci se esistono alternative al viaggio, se esiste un modo per evitare lo scandaloso tributo di vite umane preteso dal mare, se è possibile istituire vie d’accesso meno pericolose, se è possibile rendere finalmente efficace la cooperazione internazionale, se occorrerà aspettare ancora a lungo per vedere raggiunti gli Obiettivi di sviluppo del millennio.
Lampedusa e la sua gente non spingono il nostro sguardo soltanto verso l’Africa: gli sbarchi, i sopravvissuti, i morti annegati, la ricerca di una vita buona che anima ogni viaggio, conducono a una riflessione sulla totalità della nostra esistenza, chiamando in causa l’identità profonda del nostro Paese e dell’Europa intera. Nonostante la tendenza a una “burocratizzazione” degli interventi in tema d’immigrazione, che accomuna soprattutto i Paesi del Sud Europa, il fenomeno migratorio – ormai strutturale – sta plasmando le comunità e i tessuti sociali, interrogando i valori della nostra civiltà. La sofferenza di uomini e donne che arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo sta agendo sulla nostra storia e può fecondarla mostrando una via d’accesso all’autenticità dell’uomo. La gente di Lampedusa ha ritrovato la propria umanità negli uomini e nelle donne accolti al porto, per questo si è commossa e ha scelto liberamente d’intervenire.
È un’esperienza che ancora una volta richiama l’Azione Cattolica alla sua responsabilità educativa, affinché sia curata adeguatamente la formazione di coscienze capaci di muovere – e commuovere – al bene dell’uomo, sostenendo i percorsi di dialogo e confronto a servizio dell’integrazione senza cedere alla tentazione di un arroccamento attorno a un’identità difensiva costruita rimarcando le differenze. D’altro canto, occorrerà evitare di scivolare in un assistenzialismo che non dia ragione della piena dignità della persona, privilegiando invece la sua partecipazione significativa e la costruzione di un progetto condiviso.
Francesco Campagna (Sir)