Laudato si’ 2 / Dalla presentazione dell’Enciclica: “Documento ampio elaborato dal Papa ma non in solitudine”

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La conferenza stampa di presentazione dell’Enciclica. Il cardinale Turkson: fondamentale l’appello a una “conversione ecologica”, a “cambiare rotta” per rispondere ai “gemiti” della terra e di tutti gli “scartati”. Padre Lombardi: “Da circa un mese il Papa ha iniziato a preparare la promulgazione insieme ai vescovi di tutto il mondo”. Gli interventi degli esperti Schellnhuber e Woo e dell’insegnante Martano.

“Ho visto pubblicare molti documenti, ma raramente, o forse mai, ho sentito un’attesa così ampia, or150618113802_00214pintensa e prolungata per un singolo documento di un Papa”. A rivelarlo, in apertura della conferenza stampa di presentazione dell’Enciclica del Papa “Laudato si’, sulla cura della casa comune” – nell’Aula del Sinodo in Vaticano, affollata di giornalisti provenienti da ogni parte del mondo – è stato padreFederico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. “L’umanità ha atteso di sentire la parola del Papa” sulla custodia del creato, ha sottolineato il portavoce vaticano, definendo la nuova Enciclica di Francesco “un documento ampio, lungamente riflettuto ed elaborato dal Papa personalmente, ma non in solitudine, con la collaborazione e il consiglio di altre persone”. Alla fine della conferenza stampa, il Papa ha ricevuto a Casa Santa Marta – dove è rientrato alle 13, dopo aver compiuto in mattinata una visita ad alcuni dicasteri pontifici – i relatori della conferenza stampa, compreso il metropolita di Pergamo John Zizioulas.

Invio e “nota personale” ai vescovi di tutto il mondo. “Per volere del Papa”, la “Laudato si’” è stata proposta “in un modo nuovo rispetto alla pubblicazione di altre Encicliche”: una modalità “molto importante per la Chiesa”, l’ha definita padre Lombardi, rivelando che “da circa un mese il Papa ha iniziato a preparare la promulgazione dell’Enciclica insieme ai vescovi di tutto il mondo, grazie all’invio via mail di materiale”: “L’ultimo invio – ha reso noto il portavoce – è stato il 16 giugno con il testo completo dell’Enciclica a tutti gli ordinari del mondo, accompagnato da una piccola nota scritta a mano dal Papa che esprime la consegna personale dell’Enciclica”. Questo il testo della “nota personale” del Papa, scritta di suo pugno: “Vaticano, 16 giugno: ‘Caro fratello, nel vincolo di unità, carità e pace in cui viviamo come vescovi, ti invio la lettera enciclica ‘Laudato si’ sulla cura della casa comune’, accompagnata dalla mia benedizione. Uniti nel Signore. E per favore non dimenticarti di pregare per me’”.

Il ruolo delle Conferenze episcopali. Per la redazione della “Laudato sì”, ha sottolineato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “il Santo Padre ha fatto affidamento su un’ampia serie di contributi”, in particolare quelli “di molte Conferenze episcopali di tutti i continenti”, indicati nelle note. Al centro del percorso dell’Enciclica, c’è l’interrogativo: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che ora stanno crescendo”, il quale “porta a interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori che stanno alla base della vita sociale”. Fondamentale l’appello del Papa a una “conversione ecologica”, a “cambiare rotta” per rispondere ai “gemiti” della terra e di tutti gli “scartati” del mondo.

L’Enciclica del Papa arriva in un “momento cruciale della storia dell’umanità”, in cui “dobbiamo fronteggiare la grande sfida di limitare il riscaldamento globale per assicurare lo sviluppo dei più poveri”. Lo ha detto Hans Joachim (John) Schellnhuber, fondatore e direttore del “Potsdam Institute for Climate Impact Research”. Tra i segnali confortanti, c’è però il fatto che “la conoscenza del sistema Terra non è stata mai più ampia”, e questo significa che “abbiamo a disposizione i mezzi tecnici e le soluzioni economiche per superare le sfide con cui ci confrontiamo”. “La scienza è chiara”, ha affermato Schellnhuber: “Il riscaldamento globale è dato dalle emissioni di gas serra che sono il risultato della combustione dei combustibili fossili. Se non riusciamo a ridurre fortemente queste emissioni e a invertire l’andamento della curva del riscaldamento globale, i nostri vicini e i nostri figli saranno esposti a rischi intollerabili”. “Contrariamente a quello che molti sostengono, non è la massa dei poveri, che distrugge il pianeta, ma il consumo dei ricchi”, ha ammonito il relatore.

L’economia e la finanza devono “investire in sostenibilità”. È uno degli insegnamenti della “Laudato si’”, secondo Carolyn Woo, ceo e presidente del “Catholic Relief Services” e già decano del “Mendoza College of Business, University of Notre Dame” (Usa). “Investire in sostenibilità è un’opportunità vincente per l’economia”, ha detto l’esperta, assicurando che andare verso “forme più diversificate e innovative che abbiamo meno impatto sull’ambiente può essere conveniente”.

“Nelle periferie vive un mondo di gente sola, con la crisi della famiglia, delle comunità e delle reti sociali”. Lo ha detto Valeria Martano, insegnante delle periferie romane, che ha portato la sua testimonianza durante la conferenza stampa di presentazione dell’Enciclica. “Per deboli e poveri, la solitudine è una povertà in più”, ha proseguito: “Nelle città cresce la separazione tra mondo dei ricchi e dei poveri, pur in un tempo globale che pretende di essere connesso. La periferia di Roma è fatta di quartieri-isole, poveri di luoghi d’incontro, spesso abbandonati dal punto di vista urbanistico. La gente vive tra il posto di lavoro, se c’è, e i centri commerciali: s’impoverisce il tessuto umano, vera rete di protezione per i deboli”. L’ecologia urbana diventa “una sfida” per i credenti: “Nelle periferie si vive male, si accumulano rabbia e senso di esclusione. A troppi è negata la dignità di una casa, come ai rom, e spesso si assiste alla distruzione delle abitazioni precarie senza l’offerta di un’alternativa. Gli anziani sono espulsi dal tessuto sociale. Da un mondo brutto, i giovani si ritirano nel virtuale. Si sperimenta la cosiddetta ‘morte del prossimo’. L’isolamento modella alcuni individui soli, depressi o aggressivi: vediamo la violenza in alcuni quartieri”. “Ma ci si può aiutare a vivere meglio”, l’appello finale: “C’è una salvezza comunitaria, che parte dall’inclusione dei deboli”.

M. Michela Nicolais

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