Il metropolita di Pergamo John Zizioulas è una delle più autorevoli figure del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli: “Vedo nell’Enciclica un’importante dimensione ecumenica, in quanto porta i cristiani divisi di fronte ad una comune sfida che devono affrontare insieme”. La proposta d’istituire per il 1° settembre una giornata di preghiera per l’ambiente comune tra tutti i cristiani
Ci sono grandi sfide nel mondo che chiedono con urgenza l’unità di tutti i cristiani per trovare insieme il modo di viverle e di affrontarle. Una di queste questioni è il degrado ambientale, la sfida ecologica, la responsabilità che l’umanità di oggi ha verso se stessa e le generazioni future. Non c’è tempo da perdere: siamo già arrivati al punto di non ritorno e il cambiamento climatico non sarà graduale ma – dicono gli scienziati – sorprendente per i suoi effetti sulla terra e rapido per i tempi di attuazione: sparizione della foresta amazzonica; scioglimento delle calotte glaciali; innalzamento degli oceani. È una sfida importante che chiede anche a tutti i cristiani, di tutte le Chiese e comunità ecclesiali, di fare presto e fare subito per cambiare i cuori della gente. Per questo, l’Enciclica “Laudato si’, sulla cura della casa comune” di Papa Francesco supera il confine dell’interesse puramente ecologico per diventare un appello ecumenico. È il metropolita di Pergamo John Zizioulas a spiegarlo a Roma intervenendo alla presentazione dell’Enciclica. È una delle più autorevoli figure del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ed è la prima volta che un metropolita ortodosso partecipa alla presentazione di un’Enciclica del Papa. Una presenza – ha detto il direttore della sala stampa vaticana, Federico Lombardi – che diventa subito “il segno di una responsabilità comune” verso le sfide che affliggono l’umanità e “il segno di una speranza ecumenica”.
Sono due i paragrafi che Papa Francesco dedica espressamente al Patriarca ecumenico Bartolomeo I nella “Laudato si’”. Sono più di 30 anni che il Patriarcato ha fatto della questione “verde” il cuore del suo operato nel mondo e della sua cultura. Numerose sono le iniziative ecologiche promosse personalmente da Bartolomeo, tra cui otto simposi internazionali sull’isola di Patmos (1995-2009) e cinque seminari estivi (1994-1998). L’ultimo in termini cronologici è stata la Conferenza internazionale che si è svolta l’8 e il 9 giugno nell’isola di Halki. Un impegno quello del Patriarca Bartolomeo che lo ha portato, in questi anni, a solcare i mari dell’Artico e le sponde del Mediterraneo. Ora ha un autorevole compagno di viaggio ed è Papa Francesco. C’è una sintonia profonda tra la Chiesa di Roma e di Costantinopoli, anche su questo fronte. E il Patriarca – dice il metropolita Zizioulas – desidera esprimere “la sua personale gioia e soddisfazione” per la pubblicazione di questa Enciclica che – aggiunge subito – “arriva in un momento critico nella storia umana e senza alcun dubbio avrà un effetto a portata mondiale sulla coscienza dei popoli”. La proposta del Patriarcato è di coinvolgere tutte le Chiese cristiane a celebrare insieme il 1° settembre una comune giornata di preghiera per il creato.
Se, dunque, l’umanità si trova dinanzi a un rischio ambientale che accomuna tutta l’umanità, altrettanto “comune” deve essere “l’impegno per prevenire le conseguenze catastrofiche della situazione attuale”. Per questo motivo, il metropolita del Patriarcato ecumenico ritiene che il significato dell’Enciclica di Papa Francesco “non si limiti al tema dell’ecologia in quanto tale. Vedo in essa un’importante dimensione ecumenica, in quanto porta i cristiani divisi di fronte ad una comune sfida che devono affrontare insieme”. Ed aggiunge: “Viviamo in un’epoca in cui i problemi esistenziali fondamentali trascendono le nostre divisioni tradizionali e li relativizzano quasi al punto di estinguerle. Guardiamo, per esempio, a quello che sta accadendo oggi nel Medio Oriente: chiedono forse ai cristiani perseguitati a quale Chiesa o Confessione appartengono? L’unità dei cristiani in questi casi è di fatto realizzata dalla persecuzione e dal sangue” generando “un ecumenismo del martirio”. Si rafforza, quindi, con questa Enciclica l’idea che le divisioni dei cristiani non hanno senso di fronte ai grandi problemi che affliggono l’umanità. Ci sono tante strade da percorrere insieme e sono strade lastricate di sangue, di catastrofi naturali, di morti e di povertà. Sono situazioni che per risolverle richiedono un cambiamento degli stili di vita e soprattutto del cuore. E le fedi possono fare molto, ma possono fare ancor di più se agiscono insieme.
Maria Chiara Biagioni