“Laudato si'” e dintorni – 1 / In libreria l’edizione commentata de “La Scuola”

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In libreria l’edizione commentata al testo da specialistiil vescovo teologo Bruno Forte, il biblista Piero Stefani, il filosofo cattolico Dario Antiseri e il filosofo non credente Salvatore Natoli, lo storico Roberto Rusconi, il pedagogista Fulvio De Giorgi, il giornalista Giovanni Santambrogio, l’italianista Piero Gibellini. Una guida completa che offre  tutte  le chiavi  per interpretare un documento storico  e coglierne  la ricchezza. Un messaggio “ecologico” che è  “sociale” e “teologico”.

Arriva nelle librerie italiane – informa una nota stampa – l’edizione commentata della Laudato si’ per i tipi conferenza stampadell’Editrice la Scuola  (pagg. 192, euro 9,90). L’introduzione della nuova enciclica di papa Francesco è firmata dal vescovo teologo Bruno Forte che, analizzando il testo con grande attenzione, non solo ne evidenzia la parte sugli allarmi per la situazione del pianeta e la difesa dei poveri del mondo, nella consapevolezza teologicamente fondata della destinazione comune dei beni, ma, soprattutto, individua l’impianto di quella vera “spiritualità ecologica”, della quale Francesco d’Assisi è testimonianza eloquente: “La rilevanza e l’accuratezza dell’ analisi da cui il testo muove, la forza della denunzia anche politica che esso propone, il rigore delle motivazioni date alle proposte avanzate, sia razionali che propriamente teologico-spirituali, le implicanze esistenziali che vengono suggerite fanno di questa Enciclica un dono e una provocazione all’umanità intera, a cui mi sembra nessuno potrà moralmente sottrarsi”, così conclude il suo saggio introduttivo monsignor Forte.  Dopo il testo integrale dell’enciclica seguono guide alla lettura attraverso autori con diverse competenze specialistiche. Da sottolineare, innanzitutto quello del biblista Piero Stefani, che scrive di “una sfida, problematica in relazione al creato e al Creatore, che, a partire da questa Enciclica, la Chiesa può e deve affrontare”, e dello storico Roberto Rusconi, che interpreta la ripresa da parte di papa Francesco del messaggio di San Francesco al  fine di proporre una sana relazione col creato, non dimenticando la riflessione su queste tematiche in particolare di Teilhard de Chardin, come pure nei recenti documenti maturati tra i Gesuiti. Seguono due filosofi. Il non credente Salvatore Natoli , pronto a leggere nell’enciclica un invito alla “conversione della mente e del cuore” che ha la sua cifra nell’attualizzazione della lode che San Francesco fa delle creature, e a spiegare  che la laudatio  del Poverello è la declinazione coerente delle Beatitudini evangeliche, al centro dell’enciclica, insieme al suo sguardo sul nesso ricchezza-potere e alla fame e sete di giustizia. Quindi il filosofo cattolico Dario Antiseri, che partendo dalla riflessione economica francescana –diventata realtà concreta nei Monti di pietà e nei Monti frumentari –  arriva ai privilegi e alle distorsioni denunciate nell’Enciclica, portatrici di “inequità”. Del pedagogista  Fulvio De Giorgi, del giornalista Giovanni Santambrogio, e dell’italianista Piero Gibellini – che stabilisce i collegamenti fra la Laudato si’ e il Cantico di San Francesco nella “lettura” di papa Francesco – le altre analisi dell’enciclica. La chiave alla Laudato si’  indicata dallo storico e pedagogista Fulvio De Giorgi colloca la prospettiva bergogliana che attraversa l’enciclica “all’incrocio di due approcci: quello francescano che è certo più marcato ed evidente, ma anche quello gesuitico-teilhardiano”, per poi soffermarsi sulla sintesi spirituale tra i due approcci che “è dunque in Cristo e in Cristo-Eucaristia”. Dopo l’excursus di Giovanni Santambrogio dedicato al magistero sull’ambiente e natura nei testi degli ultimi papi – assai valorizzati da papa Bergoglio insieme ai documenti di molte Conferenze episcopali – ecco un sorprendente saggio dell’italianista Piero Gibellini, che svela ogni segreto di quel Cantico- “monito a custodire il dono del creato”, ma al contempo baluardo innalzato contro le eresie del suo tempo che condannavano la natura. Un Cantico nato storicamente anche per esprimere la”necessità del perdono e l’agognata pace, necessaria a salvare il mondo e l’anima”. Letto nella filigrana dell’enciclica diventa quasi un “ponte” verso l’imminente Giubileo della misericordia.

 

 

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