Un messaggio universale carico di amore per il mondo e per ogni creatura che lo abita, di consapevolezza profonda dei problemi complessi che lo affliggono, di speranza riposta nelle prossime generazioni, per affermarne il diritto a vivere secondo un paradigma più equo. La lettera enciclica Laudato si’ conforta il cuore dell’uomo smarrito, a prescindere dalla sua fede. Nel solco dell’insegnamento sociale della Chiesa Francesco ci consegna la chiave per aprire la porta della sostenibilità, un fatto anzitutto spirituale e quindi ambientale ed economico strictu sensu.
Dalla responsabilità individuale a quella complessiva della buona politica, dalla dimensione locale al palcoscenico globale, sotto la lente dell’ecologismo scevro di condizionamenti ideologici richiama ciascuno di noi a fare la propria parte in quanto attore del processo di reciproca interdipendenza nel mondo che prende forma. Governare il cambiamento climatico e contrastare la cultura dello scarto, valorizzando la bontà intrinseca della natura come sorella da “coltivare e custodire” (cfr Gen 2,15); promuovere un modello di sviluppo autenticamente fondato su una migliore distribuzione delle risorse, delle opportunità e delle responsabilità, affinché al principio della destinazione universale della ricchezza segua la concretezza dei fatti, mettendo in discussione lo strapotere finanziario spesso protervo con i poveri ed accondiscendente con i ricchi; investire nella formazione del capitale umano quale elemento prioritario del processo produttivo; persino incoraggiare il consumo critico, laddove possa giovare a mettere in discussione l’oligopolio antidemocratico.
Papa Francesco parla il linguaggio diretto della verità, anche quando è scomoda. Ci ammonisce circa l’uso delle risorse scarse perché dalla nostra capacità di allocarle secondo giustizia, preservando l’eguaglianza delle condizioni di partenza e senza lasciare indietro nessuno, dipende il futuro del pianeta.
“Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri”, ci ricorda. Lo dobbiamo a noi stessi per vivere appieno ciò che siamo e restituire alla vocazione alla cosa pubblica, nel suo significato più nobile, la centralità che ha perduto. La storia della terra ci appartiene, è compito nostro farcene carico con l’esempio piccolo ed al contempo unico dell’esperienza quotidiana. Possiamo scriverla assieme, c’è spazio abbastanza per preservarne l’armonia, c’è spazio per tutti.
Elia Torrisi