L’Azione Cattolica a convegno a Fiesole in vista della Settimana Sociale: la famiglia risorsa dell’Europa

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php7z3fxZ“L’attaccamento, la difesa e l’impiego di energia per progettare un futuro con la famiglia al centro non sono un fatto ideologico. Dio ha sempre impostato la sua presenza nel mondo rappresentandola al massimo livello nell’amore tra un uomo e una donna, che Cristo ha completato con il sacramento del matrimonio. Ecco perché noi cristiani alla famiglia teniamo tanto”. Così monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica (Ac), ha introdotto il 17 febbraio nella Sala del Basolato di Fiesole il convegno sul tema “Comunità familiare: una risorsa per l’Europa”, nono dei sedici appuntamenti promossi da Ac in preparazione alla Settimana sociale di Torino.
Le difficoltà ci sono sempre state. Sono “le famiglie e i preti” i soggetti della comunità cristiana e, ha proseguito monsignor Sigalini, “la somiglianza con Dio non è dell’uomo da solo, ma del maschio e della femmina che si vogliono bene: è in questo rapporto che si realizza la Sua immagine”. Secondo il delegato Ac per la Toscana, Paolo Nepi, non dobbiamo scoraggiarci perché “la famiglia non vive difficoltà solo nel nostro tempo: i problemi sono costitutivi”. Già i greci, attraverso il mito di Edipo e di Antigone “ci fanno comprendere che avevano consapevolezza del dramma famigliare. Ma si capisce anche pensando al Vecchio Testamento: l’idea di città nasce dall’omicidio di Abele per opera di Caino, che poi fonda la civitas”.
Fatti per non stare soli. Un’analisi del concetto di matrimonio in chiave costituzionale è stata condotta da Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa di Roma. “Tornare alla Carta fondamentale non è rétro”, ma ci dà una lettura laica della società dal momento che, “soprattutto nella prima parte, essa è in sostanza un trattato socio-antropologico: vi è l’idea di uomo, società e famiglia, e a suo tempo fu frutto di grande convergenza”. Punti focali dell’analisi condotta da Dalla Torre sono stati, prendendo spunto dall’articolo 29 della Costituzione, le definizioni di famiglia come “società naturale” e “fondata sul matrimonio”. Cose che lo Stato “riconosce”, ossia ammette che “esistono da prima. L’uomo, in quanto animale relazionale, ha bisogno dell’altro: così, anche se non tutte le relazioni sono di tipo coniugale”, questo costituisce “un paradigma di completamento e superamento dei limiti individuali”, e non essendo fatti per stare soli, nel matrimonio noi troviamo “la liberazione dal nostro limite”.
I caratteri naturali della famiglia. Sulle sue basi naturali, la famiglia, secondo il giurista, “si fonda sull’eterosessualità, che porta al superamento della parzialità” e “sulla solidarietà, sia orizzontale tra coniugi, nella buona e cattiva sorte, che verticale, con gli altri soggetti”. E, ancora, nella “stabilità” e nella “procreazione”, che indica il “passaggio” dal “momento unitivo a quello moltiplicativo”. Caratteri distintivi, questi, “insidiati oggi – secondo Dalla Torre – dalla teoria del gender, che individua il sesso come dimensione culturale e non biologica” e “dalla scissione tra sessualità e procreazione”.
Una rivoluzione da completare. Come “istituto giuridico”, il matrimonio, ha proseguito il rettore della Lumsa, “non ha niente a che vedere con l’amore. Se il matrimonio fosse fondato solo sul rapporto affettivo, perché negarlo ad altri? È da qui che nasce l’equivoco”. Come istituto sociale, inoltre, “il matrimonio non è un fatto personale” in quanto “coinvolge figli, genitori, parenti”, e non è “solo un fatto privato” perché comporta “responsabilità assistenziali, di tipo solidaristico”. Solo che la Costituzione, “così come diceva Piero Calamadrei”, è stata una “rivoluzione promessa ma mancata”: pertanto, ha auspicato il rettore, dovremmo “attuare in una prospettiva di sussidiarietà in modo particolare l’articolo 31, riguardante gli aiuti economici elargiti dallo Stato”. Occorre “mettere la famiglia in condizione di non supplire alla funzione dello Stato: le norme che la toccano nel sistema pubblico sono contraddittorie e spesso contrastanti con le norme del diritto privato”. Solo istituendo “luoghi di effettiva rappresentanza della famiglia”, ha concluso, questa sarà, come dicevano i latini, “seminarium rei publicae”, semenzaio della società.
Una scelta coraggiosa. L’esigenza di “raccontare la bellezza della famiglia” è stata sottolineata da Marco Sposito, vicepresidente nazionale di Ac per il Settore giovani: “Fare famiglia oggi è una scelta coraggiosa e controtendenza, forse, ma è bello farlo perché significa annunciare la bellezza del regno di Dio”. Dell’ “inadempienza” politica e della “mancanza di attenzione alla famiglia” che soffre il nostro Paese rispetto all’Europa ha parlato il presidente di Azione cattolica, Franco Miano, evidenziando “l’urgenza di essere persone oggi” e il bisogno della “testimonianza dei coniugi cristiani”, animati dal “desiderio di raccontare la grandezza dell’amore”.

                                                                                       a cura di Lorena Leonardi

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