Ritengo che la maggior parte dei cattolici praticanti non si sente responsabile del dilagare di una cultura priva di regole etiche e del malcostume nella nostra società contemporanea. E, ancor più, non si pone la domanda se sia opportuna, utile, necessaria una partecipazione attiva al Governo della Comunità locale. La maggior parte delle persone impegnate nella scuola, nella sanità, nella catechesi parrocchiale, nei gruppi e associazioni di solidarietà e di volontariato sociale, pur essendo tutte “brave persone”, “preparate professionalmente”e“bravi genitori”, quando si incontrano con la proposta politica, ritengono di non avere tempo da perdere e di voler rimanere persone oneste. Come se essere uomo politico equivalga ad essere anche disonesto!
La catechesi svolta nelle nostre Parrocchie, in genere, è di tipo sacramentale; di tipo teologico o spirituale, per i più maturi. Unica eccezione sono i testi adulti di ACI, che dispone i soci a leggere la storia con gli occhi del Vangelo. Ma questi sono molto poco seguiti. A mio parere, il mondo cattolico, della S. Messa domenicale e delle feste comandate, non conosce la Dottrina Sociale della Chiesa e non ha mai letto e non rilegge i Documenti del Concilio Vaticano II né segue quanto il Magistero continua a fare circolare.
Allora qual è la funzione dei Cattolici nel tempo della storia che viviamo oggi? Quale influenza culturale portano nella società se sono ignari e fuori da ogni impegno? Quanto le nostre comunità sono preparate e disponibili ad intraprendere un cammino di formazione delle coscienze sulla responsabilità ad agire, a partecipare alla costruzione del bene comune? Chi deve prendere l’iniziativa? Chi deve farsi carico di questo percorso di maturazione delle coscienze?
La Lettera a Diogneto, prima ancora che il Concilio Vaticano II, è un vero trattato del comportamento del credente nella realtà sociale dove vive. In essa il cristiano per la società civile viene assimilato a quel che è l’anima per il corpo. Il credente, talmente alimentato dai valori del suo “credo”, impregna inesorabilmente l’ambiente in cui vive dei suoi modelli, dei suoi gesti quotidiani, perché si distinguono da quelli del non credente. Il credente non è colui che detta leggi e ratifica giudizi sui comportamenti degli altri, è, invece, colui che con i suoi comportamenti leali, veri, liberi, solidali, assolutamente gratuiti e spontanei, con la sua disponibilità al bene, al bello, al giusto si distingue da chi dice di perseguire gli stessi fini e agisce dietro compenso, o falsificando e corrompendo le coscienze.
Siamo altrettanto consapevoli, in verità, che ci sono molte persone che, pur non dichiarandosi credenti, sono leali, corretti, perseguono fini nobili e lo fanno con disinvoltura, in modo naturale, senza vantarsene e senza esibirsi.
Dobbiamo riconoscere con onestà la nostra latitanza dalla vita pubblica per molti anni, nei quali con la nostra incompetenza, abbiamo lasciato il campo libero ai furbi, agli astuti, agli approfittatori di turno, delegando, perfino, il compito formativo delle coscienze a chi, agendo sul campo, non si è posto limiti di rigore e di correttezza. Oggi siamo tutti disgustati per l’invadenza del male in ogni campo e temiamo per il futuro dei nostri figli e per la sopravvivenza dei nostri valori.
Non sarà forse il caso di cominciare a stare sulla breccia e a imparare a mettere regole e limiti per perseguire quei valori, di cui spesso ci vantiamo, che poco testimoniamo?
Non ha senso disertare le urne e rinunciare a votare. Non ha senso indignarsi e prendere le distanze dai Partiti e delle Istituzioni. Dentro il Partito c’è spazio per dibattere, per scambiarsi opinioni, per arricchirsi di contenuti. Delle Istituzioni non possiamo fare a meno: Scuole, Ospedali, Pubbliche Amministrazioni sono luoghi dove si pongono in essere le regole e gli interventi per perseguire il Bene Comune. Sono i nostri luoghi. Sono di tutti, di ogni cittadino, ci appartengono. Dobbiamo custodirli per noi e per i cittadini di domani.
Ma non possiamo nemmeno continuare a guardarci da lontano per difenderci dal pericolo. Ormai non ci sono più distanze. Dentro le case nostre, di cattolici della domenica, sono entrati i divorzi, le separazioni, le convivenze, le illegalità, gli spinelli, i rapporti precoci degli adolescenti, gli omosessuali, ma anche i licenziamenti dal lavoro, la ricerca del lavoro, lo scoraggiamento gli esaurimenti nervosi … come interveniamo in tutto questo se non scegliamo uno stile di vita diverso? Quale? Lo dobbiamo costruire insieme, perché nessuno da solo ha la ricetta. La società ha molti volti, molti modelli, molte esigenze … occorre mettere insieme idee, intelligenze, creatività, e avventurarsi nella ricerca di un modello che qualifichi, che migliori, che ci faccia crescere. Insieme da uomini, insieme da adulti, insieme corresponsabili su una, due, tre, mille proposte a cui ciascuno sappia dare il meglio di sé e voglia darlo gratuitamente, generosamente, con tutto l’entusiasmo della propria originalità e inventiva personale, a servizio di tutti, per il bene della collettività.
Andiamo a votare! Continuiamo a stare vicino agli eletti! Vigiliamo sul loro operato! Consigliamoli, ove sappiamo! Sosteniamoli, ove condividiamo! Richiamiamoli, ove occorre! Denunciamoli, quando è giusto farlo! Buona fortuna, Italia nostra! Concorriamo tutti a farla come la sogniamo, questa nostra bella Repubblica!
Teresa Scaravilli