Riportiamo l’intervista di Sicilia Mondo ad Antonio La Gumina, sostenitore dell’associazione, Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Chevalier de la Légion d’Honneur.
La Gumina, 85 anni, nato a Palermo, da 55 anni a Parigi, è laureato in legge. Già direttore generale del Banco di Sicilia (France) fino al 1993, già vice presidente del Groupement des Banques Etrangères en France. Presidente della Camera di Commercio Italiana di Parigi dal 1993 al 2005. Autore di Imago Sicilia–Cartografia storica della Sicilia dal 1420 al 1860, Sanfilippo Editore 1998; Curatore della Esposizione “L’Isola a tre punte–Collezione La Gumina” a Bruxelles, New York, Parigi, Tolosa, Catania, Palermo. La collezione è oggi alle Ciminiere di Catania. Curatore della Esposizione “La Sicilia raccontata dai cartografi-Collezione La Gumina” a Palermo e a Palazzolo Acreide.
Ad Antonio abbiamo domandato:
– Come è vista la situazione italiana a Parigi?
“Sul piano della politica la stampa concede largo spazio alle riforme adottate dal governo per fare uscire il paese dall’immobilismo degli ultimi decenni . Durante il mio lungo soggiorno in Francia, dal 1961, ho seguito l’evoluzione dell’opinione della gente comune nei confronti del nostro Paese: da una iniziale scarsa considerazione e un’attitudine di sufficienza, si è passati, nel periodo del boom economico, a considerare la nostra economia quale modello da adottare anche in Francia. E’ stato il periodo del “piccolo è bello”, dei “distretti industriali” per non parlare della moda, del gusto, della gastronomia italiana. Poi il ventennio berlusconiano, non si tratta della mia personale opinione, riferisco piuttosto i commenti raccolti tra le mie relazioni e negli ambienti professionali in rapporto con la mia attività : erano tornati a circolare i vecchi luoghi comuni e tra i più ricorrenti la scarsa affidabilità, superficialità e serietà e il danno provocato all’immagine dell’Italia dal “bunga bunga” è stato notevole ed è stato oggetto di divertiti commenti negli incontri pubblici e privati. Oggi siamo in una fase di recupero dell’immagine del nostro Paese: Enrico Letta presiede una delle più prestigiose scuole francesi, Renzi è molto attivo nella scena europea e, nel complesso, siamo visti come un Paese che cerca di uscire da una cultura “gattopardesca” per perseguire un effettivo e radicale cambiamento”.
– Come vive la comunità siciliana in Francia?
“Non credo che si possa parlare di “comunità siciliana in Francia”. Certo esistono associazioni di siciliani e ancor più associazioni che fanno riferimento a singoli territori ma si tratta di istituzioni non collegate tra di loro in modo da formare una vera e rappresentativa comunità. Gli aderenti sono in gran parte cittadini francesi, figli e nipoti di coloro che in massa, specie provenienti dal sud della Penisola, sono emigrati in Francia dopo la seconda grande guerra. Piuttosto è da sottolineare come tale processo di integrazione sia stato in una prima fase sofferto, con costanti riferimenti al sinonimo “Sicilia=mafia” per evolvere in seguito, per quanto possa apparire sorprendente, grazie alla diffusione del film “Il Gattopardo” per cui, nell’immaginario francese, il Principe di Salina ha offuscato la figura del mafioso”.
– Come va l’economia francese?
“Fatica ad uscire dalla crisi degli scorsi anni. Lo stesso presidente François Hollande riconosce che il Paese non riesce a risolvere i suoi problemi strutturali e dichiara l’esigenza di proclamare uno stato d’emergenza economico e sociale. Lo stesso Hollande ha ipotecato il proprio futuro politico sul tema della disoccupazione il cui tasso è attualmente del 10,4%, pari a 3,57 milioni di persone. Gli ultimi dati non sono incoraggianti, problematica risulta la possibilità di inversione di tendenza. Certo gli indicatori sociali come sanità, disuguaglianza e prevenzione della povertà, situano la Francia tra i paesi più progrediti ma il prezzo per tali risultati è stato un aumento costante della spesa e del debito pubblico. Ritengo che esistano fondati motivi di preoccupazione sull’evoluzione dell’economia del Paese”.
– Anche a Parigi arrivano giovani italiani in cerca di lavoro?
“Sono numerosi gli italiani, specie quelli forniti di una solida formazione professionale, che trovano lavoro a Parigi, molti altri trovano occupazione nel settore della ristorazione. La presenza di giovani siciliani non è significativa. Il nostro detto «Cu nesci, arrinesci», “Chi esce, riesce” non sembra che sia recepito quale incitazione all’espatrio; fa eco Camilleri quando suggerisce che si deve “uscire” valicando confini sociali e culturali, spezzando un «cerchio di arretratezza, di convenzioni, di remore, di abitudini, di leggi». L’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Sicilia dovrebbe dare una spinta a trovare altrove occasione di lavoro. Ma, forse, molti giovani non amano confrontarsi con altre realtà”.
S.M.