L’usura è un veleno a cessione lenta che inquina prima i prati, poi i terreni e filtra nelle falde indebolendo anche le attività lecite. Crea varchi a finanziamenti con denaro frutto di illegalità, impone – nel caso di attività di imprese – fornitori e dipendenti “amici” tagliando fuori quelli più onesti e meritevoli. Alle famiglie in difficoltà l’aiuto economico è un momentaneo sollievo dai debiti che precede la disperazione per un debito più grande e pericoloso.
L’Istat ha certificato oltre 5 milioni di persone che in Italia vivono sotto la soglia di povertà (circa 500 euro al mese), sono più al Sud e non necessariamente anziani. Sono probabilmente coloro che hanno perso con l’occupazione anche l’accesso ai prestiti bancari, sempre più vincolati alle garanzie patrimoniali o a fonti di entrate certe. Sono anche i cittadini, italiani o immigrati, che non sanno come difendersi e sfruttare le possibili vie di uscita. Che ci sono, come segnala il Vademecum appena diffuso dal Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività antiracket e antiusura.
Nei primi nove mesi del 2017 sono fallite circa 8.600 imprese (in riduzione rispetto alle oltre 10mila dei nove mesi 2016) e ognuna di loro ha una storia, non necessariamente toccate dalla proposta di finanziamenti usurari. Comunque più fragili e più attaccabili.
Il monitoraggio dei comitati e delle associazioni antiusura, delle parrocchie e delle organizzazioni laiche, permette di cogliere la presenza di prestiti illegali a tassi insostenibili, sostenuti da minacce. O di racket sulle attività commerciali, cioè pagamenti di “pizzi” per la indesiderata protezione che diventa pian piano sudditanza fino al prestito che mai potrà chiudersi. Un intervento al fianco di famiglie e imprese, come nel caso della Consulta Nazionale Antiusura, che dalla parrocchia Gesù Nuovo di Napoli e dall’esperienza dello scomparso padre Massimo Rastrelli, si estende a più di trenta presenze nazionali. Tutte capaci di cogliere i primissimi segnali di un malessere sotterraneo. Possono vedere il veleno in circolazione anche le banche e i comuni che hanno sensori per intuire quanto denaro illegale sia in circolazione nei loro territori.
Le attività di lotta a racket e usura fanno capo istituzionalmente al Ministero dell’interno. Leggi e regolamentazione insistono sulla protezione del denunciante. Nel vademecum si prevede un ruolo delle Prefetture a garanzia dell’anonimato delle denunce.
Si possono leggere regole e consigli, comportamenti e procedure: per l’imprenditore in difficoltà, per le fondazioni e associazioni che svolgono attività di contrasto e per le stesse istituzioni.
Un insieme di atti che permettono l’avvio rapido di denunce e l’accesso ai fondi di Solidarietà per il ristoro per i danni subiti. Viene prevista una verifica sull’operatività delle associazioni attive con relativi elenchi, riconosce il danno subito materialmente (danneggiamenti, trasferimenti d’azienda, perdita di avviamento) e riduce i tempi per i prestiti a tasso zero. E riconosce il ruolo dell’educazione finanziaria, cioè quei testi e quegli incontri pubblici nelle comunità e nelle scuole per discutere di denaro e prevenzione di un fenomeno illegale che ha radici profonde. Saperlo riconoscere aiuta se stessi e permette di aiutare gli altri non lasciandoli in balìa di chi li vuole tenere semisoffocati tutta una vita.
Paolo Zucca