Lo scorso febbraio, la Consulta della Corte Costituzionale ha esaminato varie proposte di referendum abrogativo incentrate sulla giustizia e, delle 8 presentate, 5 sono quelle ritenute ammissibili, inclusa quella per la legge Severino. Ma cosa riguarda la legge in questione? E cosa comporterebbe la sua abrogazione?
Legge Severino / Verso il referendum abrogativo
Lo scorso mese sono stati molti i temi di respiro nazionale che di volta in volta hanno permesso una polarizzazione dell’attenzione pubblica. Uno dei principali fu sicuramente quello della riunione della Corte Costituzionale di metà Febbraio. Tra il 15 ed il 16 del mese, la Consulta si era riunita in seduta per decidere sull’ammissione di alcuni quesiti chiave sulla giustizia.
Uno dei più divisivi riguardava la legalizzazione dell’eutanasia in Italia. Proposto dall’Associazione Luca Coscioni e appoggiato da una serie di associazioni, il quesito mirava a depenalizzare l’omicidio del consenziente, in casi particolari e delimitati. Un altro ancora mirava alla depenalizzazione di alcune materie riguardante sostanze stupefacenti, appoggiato dai medesimi soggetti citati. Ma oltre a questi quesiti, entrambi respinti e particolarmente seguiti da una platea ampia (prendiamo in considerazione le 1.239.423 firme per la proposta referendaria), la Corte si è pronunciata anche su altre tematiche.
Si tratta di 6 quesiti referendari abrogativi in materia di giustizia, di cui solo uno è stato bocciato, sulla responsabilità civile diretta ai magistrati. Più esattamente, sono stati ammessi a referendum abrogativo quesiti su articoli riguardanti la carcerazione preventiva, la separazione delle carriere giudiziali, l’elezione dei membri del CSM, l’ammissibilità del voto degli avvocati coinvolti nei Consigli giudiziari in sede di valutazione della professionalità dei magistrati. Infine, la Consulta ha ammesso anche la proposta sulla Legge Severino, che vedrà il Testo Unico della legge sottoposto a referendum abrogativo. Al momento attuale, i referendum sono attesi per la primavera 2022, in cui i cittadini potranno recarsi alle urne tra il tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Legge Severino / La proposta abrogativa
Le questioni eutanasia e cannabis hanno monopolizzato l’attenzione pubblica. Soprattutto dopo il respingimento delle proposte, sulle delibere della consulta è piombato il caos mediatico. Questo ha in molti casi ha impedito la comprensione immediata del caso ed ha anche messo in ombra le altre proposte, non meno importanti. Tra gli altri quesiti, sicuramente meno polarizzanti e più complessi, il più immediato e controverso di tutti riguarda l’abolizione della legge Severino. Essendo una delle proposte approvate dalla Consulta per le quali si svolgeranno i referendum primaverili, è bene approfondire la più delicata in materia di anticorruzione.
Sostenuto da un’improbabile intesa tra Partito Radicale e Lega, il quesito fa parte del pacchetto di proposte sulla giustizia “Giustizia Giusta“, che conteneva anche le altre 4 sopracitate. Secondo le rivendicazioni del gruppo, la legge in questione ha creato vuoti di potere e determinato sospensione temporanea dai pubblici uffici di innocenti poi reintegrati al loro posto. Gli automatismi di tale legge, sempre secondo le dichiarazioni del gruppo, debbono essere quindi eliminati in favore di una rimessa al giudizio dei magistrati. Tuttavia l’eliminazione della legge ed il vuoto conseguente, come in tutti gli scenari riguardanti la giustizia, merita attenzione.
Legge Severino / la legge anticorruzione
Per essere più precisi, quando si parla della Legge Severino si fa riferimento al decreto legislativo del 31 dicembre 2012, n. 235, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questa viene descritta come Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi (…). La lunga genesi della legge risale al governo Berlusconi IV, quando l’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano propose nel 2010 il suo ddl anticorruzione.
La legge era soprattutto pensata per applicare un metodo il più imparziale possibile di riduzione della corruzione. Nel pieno di uno dei periodi più difficoltosi per la politica internazionale, nonché nazionale, l’indice di percezione della corruzione in Italia era quello più alto di tutti tra i paesi OSCE, secondo l’agenzia specializzata Transparency.org. Dopo un lungo iter, il governo tecnico Monti rese definitivo il testo di legge nel 2012, prendendo il nome dall’ex ministra della Giustizia Paola Severino. Il testo dispone provvedimenti di divieto ed esclusione da qualsiasi carica elettiva e di governo, come già accennato sopra.
L’obiettivo è la prevenzione e la repressione del fenomeno della corruzione attraverso un approccio multidisciplinare. Essendo una disposizione anticorruzione, per comprenderne la portata bisogna tenere a mente i soggetti cui il testo si riferisce. I diversi capi infatti fanno ricadere nell’inidoneità alla candidatura ed alla copertura di cariche pubbliche di diverso livello, anche europee, chiunque abbia riportato condanne definitive a pene superiori ai due anni per reati legati a corruzione, mafia e terrorismo. I diversi capi del testo fanno quindi distinzione di provvedimento tra i vari livelli di carica istituzionale che non è possibile ricoprire, rimandando le cause specifiche alle diverse sezioni del codice penale.
Legge Severino / Il caso Pogliese
La Legge Severino è quindi complessa e stratificata. Di certo, nessuna legge è mai perfetta. Questa in particolare, per i temi delicati che tratta, già in passato ha visto la mobilitazione di numerosi detrattori. Nel tempo, il più sentito e ripetuto campanello in merito è rimasta la presunzione di incostituzionalità. Si prenda in considerazione il caso Pogliese. Nel 2020, il sindaco di Catania fu condannato dal Tribunale di Palermo per peculato in primo grado di giudizio. Proprio per questo tipo di casi, la legge Severino prevede un’applicazione precisa della sospensione dalla carica locale di natura cautelare. Con un ricorso dei propri legali, il sindaco è poi riuscito a tornare al suo posto proprio sollevando proprio una questione di legittimità della legge.
Secondo l’accusa dei legali, questa violerebbe proprio i principi garantisti della Costituzione. Con il caso affidato all’esame della Corte Costituzionale, il provvedimento di sospensione del sindaco fu a sua volta sospeso. Tuttavia, dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato nel dicembre 2021 “non fondate le questioni di legittimità”, il 24 gennaio 2022 la prefettura di Catania notificò il provvedimento di ripristino della sospensione di 18 mesi.
Ad oggi, il sindaco continua con il suo team di legali a rivendicare una qualche forma di mitigamento della misura cautelare in seno al tribunale di Catania. E lì dove le condizioni in cui versa il sindaco di una delle città più importanti di Sicilia e d’Italia non possono essere ribaltate tramite ricorsi, in tal senso il referendum abrogativo potrebbe mettere fine alla vicenda. E come Pogliese, sono molti i casi simili che beneficerebbero di un eventuale vittoria del Sì alle urne.
Legge Severino / Verso il referendum abrogativo
L’eventuale abolizione della legge Severino è quindi un’opportunità per molti. Esulando dalle questioni morali, che troppe volte gettano fumo negli occhi, nella volontà di analizzare una possibile abrogazione sorge un problema più sottile. Il ritorno ad un riesame completo da parte dei magistrati, che dovranno decidere se applicare anche un interdizione dei pubblici uffici da una condanna per i reati previsti dal codice penale, può infatti favorire un abuso della facoltà di decidere chi escludere o meno dalle cariche, ad esempio. Un rischio che, comparato all’automatismo attuale, potrebbe essere anche peggiore proprio in tema di corruzione, oltre a separazione dei poteri.
Questa è ad esempio la posizione del Partito Democratico, parte di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle. Paradossalmente, è anche quella di Fratelli d’Italia, partito del quale il sopracitato Pogliese è un elemento di spicco. In passato, su testate specialistiche si scriveva su come sarebbe preferibile mettere magari sotto i riflettori in tal senso l’articolo 11 del testo, in tema di provvedimenti per cariche locali. Ma lo strumento del Referendum abrogativo tali dinamiche non le consente e, trattandosi di un processo dai margini temporali meno espansi, permette di tagliare i tempi. Rimane da vedere il risultato alle urne primaverili e, eventualmente, quali danni potrebbe riportare la comunità.
Andrea Chiantello