Leggere è pensare / Il re-fauno e le sue donne. Enrico VIII Tudor rivisitato da Mario Dal Bello in “Anna Bolena e il suo re”

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“Perciò la coincidenza tra motivi di carattere dinastico e politico e sentimenti personali (…) stanno sullo sfondo di quanto si narra, tenendo presenti le forti personalità dei protagonisti, la regina Caterina compresa, e il panorama politico internazionale”.

La complessità degli eventi storici, mai isolati in se stessi, ma dipendenti da una serie di cause e di bolenaimprevisti, è ben riassunta in un recente libro dello storico Mario Dal Bello, “Anna Bolena e il suo re” (Città Nuova, 137 pagine). Stavolta l’autore – che ha affrontato temi scottanti come la minacciosa politica di Hitler verso la Chiesa e la fine dei Templari – ci parla, servendosi anche di documenti inediti, di un re e delle sue donne, mogli e poi ex, amanti, fidanzate, cortigiane: un re perso in una sorta di ricerca dell’eterno femminino, di un essere che fosse insieme madre (di figli maschi, ovviamente), amante e consigliera. E’ l’epopea del tanto discusso Enrico VIII Tudor (1491-1547), il re-fauno dalle sei mogli, immortalato da cinema, teatro, narrativa e perfino opere rock.

L’imponente monarca (era alto un metro e novanta) era davvero quello che Machiavelli avrebbe considerato un signore rinascimentale per eccellenza: colto, ambizioso, cinico, aitante, coraggioso e forte, con dei limiti, però: un carattere apparentemente roccioso che nascondeva insicurezze e facilità nello stancarsi dei giocattoli (leggi mogli e amanti) per i quali un momento prima aveva fatto follie, ivi compresi processi sommari e scismi. Ma la storia, ammonisce giustamente Dal Bello, è più complessa di quanto si pensi. E soprattutto ci spiazza, quando la vediamo da vicino. Nel senso che se si pensa a chissà quali elaborate strategie ci si accorge che  le cose sono state risolte da un capriccio o dal caso, e se uno è tentato di attribuire un fatto ad una semplice, precisa scelta, si trova davanti ad un labirinto di cause e concause che ci fa perdere l’orientamento.

Nel caso di Enrico VIII ci troviamo di fronte ad un re cosciente del suo carisma, che si trova di fronte ad una Francia pur sempre pericolosa e un Impero immenso, che circondava di fatto l’Inghilterra come la Francia. Deve quindi stare molto attento, perché gli conviene tracciare un percorso diplomatico tale da non perdere alleanze preziose come quella francese, almeno per ora.

Ma ci sono altre questioni, stavolta più personali, che incidono sulla politica del re. Che, come abbiamo visto, è emotivamente instabile, si innamora e si disamora facilmente, vuole un figlio maschio legittimo (figli illegittimi ne aveva già) e perciò medita di lasciare Caterina, cattolicissima figlia dei cattolicissimi Isabella e Ferdinando, che avevano unificato la Spagna e contribuito alla più grande scoperta geografica di sempre, sovvenzionando le tre caravelle di Cristoforo Colombo.

Non è solo un problema di figli maschi. Il re ha messo gli occhi sulla giovane Anna Bolena, il che scandalizza parecchi alla corte, perché la fanciulla è disinibita, intraprendente, ed è, inoltre, sorella di una amante del re (un’altra!) già dismessa. Ma, soprattutto, non è nobile. Gli scandalizzati avranno motivo di più sostanzioso scandalo, anche perché il re si intende di Scritture, e fin qui la cosa potrebbe essere un bene. Il fatto è che Enrico usa questa conoscenza per sostenere l’illegittimità del precedente matrimonio con Caterina, la necessità di “non vivere più nel peccato” e poter sposare Anna. Una serie di cose che farà inorridire tutti, anche i nemici della Chiesa: “pensate che perfino Lutero è contrario a questo matrimonio”, si lascia scappare un personaggio.

Ma questa non è solo una storia di sentimenti e di codicilli. Lo scontro con il pontefice che il re vorrebbe obbligare alla concessione dell’annullamento, costa caro: le teste dell’arcivescovo Wolsey e di Thomas More, colpevole di seguire la sua coscienza di cristiano, e della stessa Anna, colpevole di non aver dato, neanche lei, un figlio maschio a Enrico, e di essere ora semplicemente di troppo.

Un libro che consiglieremmo a quelli che sono convinti che nella storia la verità sta tutta da una parte, o che essa sia fatta solo di grandi princìpi. Perché il grande mare della storia è alimentato di tanti rivoli, che talvolta sembrano insignificanti, ma che hanno più peso di quanto si possa credere. Come le vicende d’amore nell’azione politica di un re.

Marco Testi

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