Etna / “Variazioni sul tremore armonico”, opera multimediale che l’artista israeliano Yuval Avital porterà a Milano

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Quando ho saputo che un artista avrebbe realizzato delle riprese sull’Etna, credevo di trovarmi di fronte all’ennesimo documentario sul vulcano, pensavo alle decine di immagini che abbiamo visto e vediamo e che, seppur bellissime e suggestive, sono, se mi è consentito, sempre le stesse. Sbagliavo, questa volta sbagliavo.
Sabato 18 febbraio sono andata a Piano Provenzana e mi sono trovata a partecipare ad un’opera artistica… dall’interno, cioè mentre l’autore la realizzava!
“Variazioni sul tremore armonico” è l’ultima delle opere multimediali dell’artista israeliano Yuval Avital, realizzata tra il 2016 e il 2017 sul territorio dell’Etna, con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’Ente Parco dell’Etna.
Ma dire così non rende l’idea, per capire il progetto e il pensiero che lo ispira dobbiamo fare un passo indietro e spiegare chi è Yuval Avital e come nascono le sue opere.
Yuval è nato a Gerusalemme ma vive a Milano ormai da anni, è un solista di chitarra classica e compositore di fama internazionale. Negli ultimi anni ha deciso di unire musica e immagini per creare nel 2008 delle opere multimediali che nel 2011 diventano delle vere istallazioni artistiche.

– Come nasce quest’opera dedicata all’Etna e che cosa desideri esprimere?
“Nel 2015 ho fatto ALMA MATER, un’opera sull’archetipo della madre, di cui Diego Cusmano è stato il maggior sostenitore. Quando sono arrivato sull’Etna, sono rimasto incantato, ho avuto la sensazione che qui tutto tremasse: aria, acqua, rocce ed esseri umani. Tutto risuona e questa vibrazione, questo tremore, indica la presenza di infrasuoni prodotti dal vulcano che se non sono udibili dall’orecchio umano, vengono comunque percepiti come sussurro dagli abitanti che, magari senza rendersene conto del tutto, ricevono messaggi forti e sono di fatto ‘in comunicazione con l’universo’. Il mio viaggio perlustra e indaga queste relazioni tra uomo e natura”.

Quindi quel tremore che gli studiosi registrano mediante gli strumenti, onde infrasoniche sinusoidali captate da 200 sensori, diventa per Yuval un’opera multimediale, che vuole cogliere il rapporto tra le vibrazioni terrestri e l’essere umano.
“Cerco di trasmettere una parte della potenza enorme dei luoghi del vulcano, il mio ruolo è quello del compositore, metto insieme tanti pezzi: suoni, immagini, terra e foglie, materiali naturali, voci, persone e la poesia che c’è dentro di noi”.

– Per realizzare quest’opera stai girando tra i pistacchieti di Bronte, i vigneti di Linguaglossa e i paesaggi di Randazzo, Castiglione e Adrano. Perché così tanti luoghi? Cosa cerchi?
“L’opera nasce dal territorio, è un incontro con la realtà e le persone, non vengo a imporre un’idea, ma sono qui umilmente in ascolto.
Più precisamente realizzeremo un’installazione, che verrà esposta a Milano in autunno: cinque schermi e dieci altoparlanti sincronizzati con filmati, un totem che riproduce gli infrasuoni dell’Etna, quadri fotografici con percorsi diversi sul vulcano”.

– Perché la gente comune? Perché queste donne vestite di nero? Desidero che racconti tu la tua visione a chi non ha visto le riprese.
“Il progetto nasce dall’incontro con l’etnomusicologo Luca Recupero e con la gente comune che vive qui sull’Etna, ho lanciato degli inviti di partecipazione per le scene collettive. Per quelle girate al Rifugio Ragabo nel pomeriggio di venerdì 17 febbraio ho invitato persone di ogni età e sesso, a Piano Provenzana invece volevo delle donne vestite di nero di età compresa tra 15 e 90 anni, perché volevo creare un netto contrasto tra il bianco della neve e le donne siciliane, che dovevano essere appunto come la pietra lavica: nere. Ho fatto in modo che si creasse questa specie di processione che poi è diventata, come hai visto, un paesaggio vivente. Ad Adrano accanto al castello normanno di piazza Umberto ho richiesto nuovamente la partecipazione di persone di ogni età e sesso.
È un anti-casting, non bisogna saper fare nulla o avere talenti particolari, è un’esperienza aperta a chiunque desideri raccontare la propria terra partecipando a un’opera d’arte”.

Alessandra Distefano

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