Pubblichiamo una lettera aperta della professoressa Mariella Di Mauro alla Fondazione del Carnevale di Acireale.
“Da qualche anno non vado più in piazza per il carnevale. Eppure abito a poche centinaia di metri! Non ce l’ho assolutamente con quelli che si vogliono divertire, direi che io non ne ho voglia o forse non ho la compagnia adatta a farlo. Comunque, ripensando ai miei carnevali, credo sia fisiologico allentare con il tempo che passa.
Ricordo l’attesa e il fremito che da piccola mi dava il carnevale, lo vedevo come un periodo semplicemente meraviglioso e fantasioso. Andavo una o due volte con i miei genitori. Da piccina andavamo da amici di mia madre che lavoravano e abitavano nella portineria di un palazzo importante in corso Umberto. Era divertente entrare ed uscire da quel grande androne!
Me lo ricordo come un carnevale semplice ma allo stesso tempo intenso di attività, inserito in un contesto di vita meno frenetico di quello attuale.
Lettera per carnevale: quando ci si divertiva con poco
Le uniche maschere erano quelle dei “domino” sia per i bambini, che potevano spaziare tra Zorro per i maschi e principessa o fata per le bambine, che per gli adulti. Il costume era composto da una tunica nera lunga fino ai piedi ed in testa un cappuccio come un mantello, sempre nero, che arrivava fino quasi in vita. In faccia una maschera per nascondere le sembianze.
Quelli giravano vestiti così e poi ti si mettevano davanti e muovevano la testa di qua e di là, contenti che nessuno li riconoscesse. Sembra una cosa da nulla ma allora ci si divertiva tanto.
I carri erano molto più piccoli di quelli che adesso siamo abituati a vedere, e i pochi pezzi mobili erano manovrati da ragazzini. Ma per noi erano bellissimi.
Quando ero un’adolescente, i portinai non c’erano più, e ci mettevamo davanti al negozio di scarpe di Sciolto. Erano gli anni settanta e tante cose erano cambiate. C’era più libertà, anche se io non ne avevo ancora, e, in giro, c’erano tante maschere diverse.
Ricordo, per esempio, quelle che creava Ciccitto Grasso e faceva divertire tutti.
Anche i carri avevano cambiato aspetto: molto più grandi, più pezzi mobili e un soggetto con un significato che veniva celato dai grandi mascheroni allegorico grotteschi. Nel circuito c’erano alcuni gruppi provenienti da paesi della Sicilia che gareggiavano e giravano tra l’ allegria generale: bande musicali, majorettes.
Lettera per carnevale: crescono i carri e l’abilità dei maestri artigiani
Durante gli anni universitari era bello girare per gruppi e anche io uscivo con gli amici: corse, coriandoli e luna park erano alla base del nostro divertimento. Poi c’erano i mattarelli. Sono stati protagonisti per tanti anni di grande divertimento ma anche motivo di tante risse e si fece il possibile per eliminarli.
Anche la maestria dei carristi cresceva e i carri diventavano sempre più maestosi. E, soprattutto, molto raffinati nei lineamenti dei protagonisti che quasi sempre erano i nostri politici.
Nel tempo i nostri artigiani hanno migliorato le loro prestazioni tanto da essere ormai chiamati “maestri artigiani”: e lo sono realmente. Da qualche anno, dopo la creazione di una grande struttura per costruire i carri i maestri possono lavorare anticipatamente, rispetto al periodo del carnevale, e al riparo. Negli anni 60 e 70 lavoravano gli ultimi giorni e per le strade acesi adibite, frettolosamente, a laboratori.
Negli ultimi anni la festa carnascialesca è cambiata molto. Innanzi tutto i giorni dedicati alla festa sono molti di più, si comincia prima. In questo contesto ci sono tante attività che attirano pubblico da ogni parte della Sicilia e d’Italia. Ci sono giornate dedicate alle scuole acesi che sfilano per la città esibendo il loro progetto-tema, per ogni scuola. E facendo, così diventare protagonisti quelli che in realtà, erano i fruitori del carnevale. Poi ci sono le giornate dedicate agli adolescenti e poi tanti concerti serali con personaggi famosi che si esibiscono in piazza: ce n’è per tutti i gusti.
Da qualche anno una novità ha scosso gli acesi e, soprattutto, gli abitanti dei paesi viciniori o turisti veri e propri: il ticket per entrare nel circuito dei carri. Naturalmente gli acesi non pagano ma le lamentele sono state tante. Soprattutto quelle dei commercianti che, specialmente la mattina, hanno visto scendere il numero dei clienti perché il circuito è chiuso. Elevate, poi, le lagnanze di coloro che abitano in prossimità di Acireale ma non ne sono residenti.
Lettera per carnevale: qualche suggerimento agli organizzatori..
Quest’anno, dopo un inizio incerto a causa del forte vento, in effetti sembra che il carnevale, quello dei grandi numeri a cui eravamo abituati, e a pagamento, sia decollato. Certo è l’ultimo di questa amministrazione. Chissà se quella nuova vorrà continuare con questa procedura o riportare l’evento alla gratuità a cui eravamo abituati! Non sarà una scelta facile.
Sappiamo tutti che pagare un piccolo biglietto ci porta a potere realizzare eventi più corposi e soddisfacenti.
Ma c’è il fatto che tante persone, magari al carnevale ci vanno una volta sola. Perché, se si è in tanti, la cifra tra parcheggio, ticket e pranzo diventa elevata e non tutti, purtroppo, se lo possono permettere.
Bisogna anche dire che non tutti quelli che entrano nel circuito carnascialesco possono rimanere fino a tardi per assistere alle belle manifestazioni serali. Forse la nuova amministrazione dovrebbe ripensare a cosa si offre a chi paga il biglietto alle 10 di mattina. Forse le manifestazioni dovrebbero essere diluite in tutta la giornata.
In questi giorni molti parlavano di lentezza degli spostamenti dei carri, quindi del rimanere fermi per troppo tempo. Si dovrebbero creare diversi bus navetta per potere prelevare e poi riaccompagnare chi parcheggia lontano. Abbiamo un anno davanti e una nuova amministrazione. Sarà questa che tra qualche mese si troverà ad organizzare quello che magari fino ad oggi ha criticato solamente: Il più bel Carnevale di Sicilia.
Mariella Di Mauro