Paura, solitudine, smarrimento, silenzio, questo e tanto altro sono le sensazioni che Emma La Spina ha vissuto per molti anni. Come si vive in un istituto per orfani dove le suore che lo gestiscono invece di essere delle educatrici sono delle aguzzine, e come si vive quando al compimento del diciottesimo anno queste bimbe, diventate ormai fanciulle, vengono mandate via, al di fuori di quel cancello che chiudendosi alle loro spalle le catapulta impreparate alla vita che c’è fuori. Ma fuori cosa c’è? C’è la vita? Emma e tutte le sue sfortunate compagne di istituto non lo sanno, nessuno ha avuto l’accortezza e la sensibilità di prepararle ad affrontare il mondo esterno.
Emma La Spina è una bella signora che ha scritto tre libri, la sua ultima fatica letteraria è la continuazione di un percorso iniziato dalla scrittrice nel 2009, data di pubblicazione del suo primo libro “Il suono di mille silenzi”. Emma ha deciso di far sapere a tutti cosa ha vissuto in prima persona, quello che racconta nei suoi libri è la sua vita, e oggi a distanza di anni dall’apertura di quel cancello, la sua mente è ancora segnata dal ricordo indelebile di quegli anni di dolore e sofferenza. Il passato non si può cancellare, perché gli anni della nostra infanzia sono fondamentali e gli anni di Emma e delle sue compagne sono stati anni terribili. La paura di essere punite, vivere nel terrore del castigo di Dio, del diavolo in agguato dietro l’angolo, ma Dio non punisce, Dio ama i suoi figli, perché dovrebbe punire delle bimbe che hanno solo la “colpa” di non avere una famiglia.
Emma è stata abbandonata da sua madre e oggi che lei è madre di quattro figli chissà quante volte si sarà chiesta come si può abbandonare un figlio, non fare niente per recuperare un rapporto che a volte può essere stato interrotto da infelici situazioni. La scrittrice nel suo narrare ci porta ad entrare nei meandri di un mondo che a chi vive fuori di queste realtà sembra esista solo nei racconti, e dopo il primo libro continua a descrivere la sua infelice realtà di bimba abbandonata con la pubblicazione di “Mille volte niente”. La sua storia fa riflettere e pensare e le sue interviste a varie emittenti televisive nazionali hanno fatto conoscere al grande pubblico questa giovane donna che, con forza, dignità, ma tanta sofferenza è riuscita, anche se solo in parte, a recuperare una vita, la sua “vita”.
Il terzo libro di Emma La Spina “Come fossi una bambola” racconta di quattro sue compagne di collegio, tutte accomunate da quella vita fatta di stenti e privazioni, Giovanna, Simona, Tiziana e Barbara, quattro giovani donne segnate per sempre da una infelicità, il non essere state amate, perché “chi non è amata non esiste”. Questa frase sulla copertina del libro ci fa capire che l’indifferenza degli altri, il non essere amato, l’essere rifiutato al momento della nascita e non più cercato toglie il diritto ad una vita serena, ma quale Dio può volere questo? Le compagne, per la scrittrice, sono state lo sprone della sua terza opera, tutte storie tragiche, spaventose, terribili e purtroppo vere. Leggere è necessario per riflettere, fermarsi anche solo un attimo e pensare a quanto l’essere umano possa essere spietato e crudele nei confronti di un altro essere umano.
Emma La Spina con garbo, semplicità e tanta dignità ha fatto venire fuori un mondo sommerso che non deve essere sconosciuto a chi, più fortunato, ha avuto una famiglia. Che gli anni futuri possano essere per lei anni pieni di amore, di luce e di tanta serenità.
Gabriella Puleo