Libri / “Adolescenti, interrealtà e cyberdevianza” di Maria Pia Fontana. Formare i giovani nell’epoca della rivoluzione digitale

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Recensione di Rosario Patanè

C’è una terra affollata di umani, ombre, segnali, fenomeni distopici nello spazio sociale dove si confondono il mondo reale e quello digitale.
In questa terra di nessuno procedono incerti e disorientati, e indefiniti, gli adolescenti del nostro tempo.
Considerato l’assunto principale che si è passati dalla concezione identitaria statica e monolitica del passato a quella  dinamica propria  evolutiva e multiforme ben lontana dal caratterizzarsi con la conformità a norme valoriali proprie del tempo e men che meno alle aspettative comportamentali della società, il focus evidenziato dall’Autrice appare subito l’analisi del  processo di costruzione identitario nel dialogo tra Io e Me che richiede l’ineludibile “saper rispondere in modo integrato e coerente a due domande di fondo dell’esistenza: chi sono io e come mi mostro agli altri?

Dialogo tra “Io” e “Me”

Dialogo tra l’IO frutto dell’’autoconsapevolezza e il ME, oggetto della riflessione propria e altrui…”. Analisi e costruzione molto complessa perché da una parte prevale “l’ansia  che suscitano le relazioni dirette”, dall’altra, la compulsione a rifugiarsi nella virtualità sentimentale  e relazionale diviene strumento quasi indispensabile perché “consente di  mantenere un’immagine idealizzata di sé e dell’altro”.

E’ questo oggi  il luogo in cui si dipana  l’appassionata e appassionante analisi che dà titolo al libro. “Luogo” cui Maria Pia Fontana ha dedicato  gran parte della vita di lavoro, studio e formazione con rigorosa vicinanza e necessario distacco, comprensione e “com-passione” insieme, unite nel desiderio profondo di capire  gli adolescenti non come massa senza volto, materia  di laboratorio, ma con animo e intelletto “soccorrevoli”, affinché essi possano   intravedere la  via  giusta  lungo la quale si trovi  rimedio al tumulto esistenziale della scelta vera e propria ,“sfida” che incarna la natura tipica  all’adolescenza.

Non a caso ho definito “desiderio” questa tenace e acuta volontà di capire. Il “desiderio” infatti è quella parte incoercibile di noi stessi che ci porta a con-dividere le tantissime epifanie cognitive dell’“intus” inconscio, facendo emergere gli imprinting archetipali che inducono al giusto “utile” e con essi alla pace interiore che attraverso il conflitto accettato, affrontato e risolto ci può condurre allo stato di felicità.

Maria Pia Fontana
Maria Pia Fontana

 Conoscenza integrale scientifico-umanistica

Quest’opera riesce a condurci in quella strada della conoscenza integrale del sapere nella quale scienza e umanesimo sono un tutt’uno e non c’è, pur nella diversità di mezzi, modi e metodi, separazione dagli obiettivi ultimi. L’una si potrebbe definire come peculiare struttura e classificazione delle conoscenze con i quali ogni ricerca tende alla consapevolezza conosciuta ed empiricamente confermata. L’altra la racchiuderebbe nell’unica cultura umanistica che è quella che ricompone l’unità del sapere.
Patrimonio questo di ogni “arte” umana che, se “si alimenta di conoscenza e di studio” (Plauto) non può mai essere disgiunta dal “provando e riprovando” galileiano, elementi che mi richiamano  in mente l’affinità (non solo fonetica) di quella “messa alla prova” della quale l’Autrice nella sua recente dimensione  dirigenziale si fa appassionata ambasciatrice  in ogni dimensione formativa con  rigore giuridico ed “entusiasmo” umanistico proprio  della Cultura  costituzionale.

Multidisciplinarietà essenziale

La metodologia multisciplinare è fondamentale in questo serratissimo e complesso studio socio-psico-pedagogico (fortunata definizione docente oggi confluita nell’ancora più probante definizione sincratica di “Scienze umane”), nel quale si manifesta una ricerca vastissima tra  la tipologia teorica e quella empirico-esistenziale dell’età più importante dell’Uomo al fine della propria costruzione identitaria che è l’Adolescenza.

Maria Pia Fontana, non discostandosi mai dal rigore giuridico-sociologico, la connota sempre  di una discreta ma forte  empatia, sottofondo di “rigorosa tenerezza” docente e discente che non smarrisce mai la consapevolezza dell’insegnamento superiore della vita vissuta, unita a quella  dell’educare (e-ducere).
Ne è prova l’attenzione primaria che l’Autrice ripone nella educazione alla genitorialità. Guidare, condurre a un conveniente livello di maturità sul piano intellettuale e morale i figli, condizione ineludibile al fine di arrivare a costruire una corretta identità virtuale.

Ad essa si congiunge  l’importantissima funzione di “allevare, crescere, estrarre, sviluppare, rendere avvezzi con l’esercizio, lo studio, abituare  il corpo alle fatiche” non tralasciando mai di coltivare una dote primaria che è quella di non rimpiangere, di non fare il “laudator temporis acti” o peggio di censurare,  bensì di “formare nei giovani il senso critico necessario a comprendere  i contenuti veicolati malgrado la distanza esistenziale e socioculturale che separa la generazione dei padri e delle madri da quella dei figli in un’era di  magmatico mutamento”.

La sfida educativa non facile di sviluppare le categorie interpretative e le facoltà  mentali, sociali e comportamentali  capaci di  saper condurre dalla “pocket culture” ( superficiali e mere istruzioni tascabili sempre in possesso nel cellulare )  alle “pocket skills”,  nelle dimensioni chiave di raccontare sé stessi, raccontare il mondo, comprendere e farsi comprendere, educare se stessi ed educare gli altri.

Un sottile filo prezioso lega i contenuti

Un sottile filo prezioso lega i contenuti di questo libro che attraversa  la miriade di definizioni adolescenziali in un chiarissimo ordinamento  scientifico spiegandone il significato anche nei linguaggi ad esse tipici,  sfuggendo sempre al rischio di trasformarlo in una sorta di  freddo “dizionario”, di “prontuario” dell’intervento sociale quando invece esso rappresenta l’ineludibile necessità di  non separare mai Scienza e Umanesimo.

Per la limpidità con cui espone lunghi studi e difficili problematiche sociali suscita  preziosi coinvolgimenti emotivi propri dell’età “agra” adolescenziale. Esso  mi appare non scritto, ma “parlato” in una simbiosi sincera e virtuosa di certezze e interrogativi, di nuovo e di antico, dote speciale degli studi e delle presentazioni dell’Autrice.

I rischi e i pericoli della subcultura digitale

Un’altra tematica   chiave affrontata nell’ottica di analizzare l’altro capo della cyberdevianza è quella dell’insorgere di una subcultura giovanile (che rivela molti aspetti similare alla struttura subculturale paramafiosa e camorristica giovanile) che occupa un posto di rilievo in quest’opera.
Partendo dalla definizione di Metaverso con il quale si intende l’accesso e l’interazione su Internet come unica realtà immersiva, grazie all’uso della realtà virtuale mediante il trasferimento della propria immagine reale ad un avatar in una sorta di universo parallelo (cit.Matthew Ball) lo studio  ne declina analiticamente forme e linguaggi  e con essi i rischi e i costi psico sociali  che le sono propri, altro punto focale della analisi.

Gli effetti dell’immersione nell’infinito mondo della rete, la corruzione di Internet e dei social, la trasgressività nel Web le dipendenze insite nella cosiddetta “cyberstupidity” che designa l’uso improprio dannoso o trasgressivo della tecnologia odierna (digitalstupidity) o anche il rifiuto aprioristico di avvicinarsi ad essa ritenendola fonte di tutti i mali.

Il fenomeno degli Hikikomori

Tra le moltissime dimensioni illustrate nel poderoso lavoro vorrei sottolineare l’importanza che rivestono a mio modo di vedere le definizioni e le analisi di “Hate speech” cioè dell’incitamento all’odio di ogni natura e fattispecie, con la drammatica dominante attualità politico razziale. Il fenomeno degli Hikikomori, insito nella dipendenza dalla rete tipica dell’adolescenza in prevalenza maschile. Il termine giapponese indica  chi “ha scelto di condurre una vita tendente all’isolamento, rinchiuso” piu propriamente “rannicchiato”nella sua stanza, intento a  comunicare solo virtualmente, mediante la rete telematica e i messaggini da telefono cellulare, autentica dimensione prodromica  dell’immersione in stati  assai articolati, variegati e diffusi che potrebbero sfociare nel Cybersesso, sessualità e cultura della perversione, nel  Cyberbullismo  mediante  l’uso di un potere virtuale  feroce  dentro una vastissima platea giovanile dove spicca l’attività ricattatoria del cosiddetto Revengeporn delicatissimo e assai drammatico fenomeno causa di sequele esponenziali di suicidi.

Tre “case studies” nel saggio di Maria Pia Fontana

Infine, a mio modo di vedere  appaiono assai dimostrativi e probanti  dell’assunto iniziale circa la  particolare natura scientifico-umanistica  dello studio di Maria Pia Fontana la sua recente nomina a  dirigente dell’ U.D.E.P.E. (Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Catania ) compito delicatissimo che richiede doti particolari  l’incessante ricerca di situazioni possibili da sostenere sempre con sinergia diffusa con enti istituzionali e territoriali di base e l’iniziativa per molti aspetti innovativa  di inserire come  parte integrante del saggio tre  “case studies”, indagine empirica che studia  il  fenomeno sociale entro il suo contesto di vita reale, relativi a tre adolescenti sottoposti a programmi di “messa alla prova “ex art. 28 DPR 448/88″.
Anch’essa esige modalità ed esecuzione multidisciplinari  che  consentano di sperimentare  alternative giuridiche possibili alla condanna a pena detentiva, nel solco del dettato costituzionale che all’art.27 dispone il dovere del reinserimento sociale del reo, non identificando la pena con il carcere in se stesso.

L’importanza della bibliografia

Ma non posso esaurire questa mia limitata recensione senza mettere in risalto una caratteristica non usa ad essere citata e valutata: l’articolazione della grandissima estensione bibliografica in calce ad ogni capitolo.  Mi ripetevano spesso i miei maestri giovanili (e la rinvenivo molto anche negli ammonimenti paterni) che essa è una cartina di tornasole infallibile della serietà e del valore di un saggio.
Infatti, la ritroviamo pregiata testimone del rigore, della vastità e della profondità attuariale e di studio e, a suo modo, della bellezza di quest’opera eccellente.

Nell’ambito di “Marzo mese della cultura”, giovedi 13 marzo, alle ore 17, nella sala Pinella Musmeci della Villa Belvedere di Acireale, sarà presentato il libro “Adolescenti, interrealtà e cyberdevianza” di Maria Pia Fontana.