Nella Basilica Prepositurale di Aci San Filippo è stato presentato il libro “All’ombra del Campanile” di Alfio Seminara.
L’autore, originario della cittadina, ma che vive ormai da tanti anni a Messina, ha fatto una ricostruzione di Aci San Filippo descrivendo il territorio e il fattore umano, perché ha raccontato strada per strada, “vanedda per vanedda”, la sua struttura abitativa, ma soprattutto le persone che vi abitavano, individuate per nome, cognome e soprannome, così come era abitudine intendersi nei decenni passati. Alla strada o alla “vanedda” ha collegato episodi e avvenimenti che riguardavano quegli abitanti, di cui ha dato anche la composizione familiare, oltre che l’ubicazione fisica.
Chiaramente, il tentativo di ricostruzione fatto dall’autore, i fatti e i personaggi raccontati, è tutto dovuto alla sua memoria che in alcuni punti potrà quindi risultare lacunosa.
Ad inizio di serata il saluto di benvenuto del prevosto-parroco, don Alessandro Di Stefano, a cui è seguito il breve intervento di Nello Oliveri, sindaco di Aci Catena, che si è compiaciuto della manifestazione, perché rinsalda e tiene vivi i legami di quella comunità. Presenti anche il dott. Michelangelo Patanè, già Procuratore della Repubblica del Tribunale di Catania, Nando Sapuppo, presidente del Consiglio comunale di Aci Catena, e il soprano Maria Grazia Tringali.
Il volume è stato presentato dal dott. Francesco Scalia, pure originario di Aci San Filippo, ma che da oltre quarantacinque anni vive a Roma; Scalia ne ha tratteggiato i contenuti essenziali, fornendo anche qualche cenno della biografia dell’Autore.
La presentazione è stata inframmezzata dalla lettura di alcuni brani del libro, letti dalla prof.ssa Rosa Grillo, dedicati il primo, alla collocazione fisica del paese, e gli altri alla descrizione di alcuni elementi deboli (i cosidetti babbi), vissuti ad Aci San Filippo nello stesso periodo della presenza dell’autore, e dei quali ha trasmesso un ricordo affettuoso.
Alfio Seminara ha spiegato, come si è formata nel tempo l’idea del libro, e dalle sue parole traspariva il suo fortissimo legame con il paese, dove tuttora vivono molti dei suoi parenti del ramo paterno. Il distacco dalla cittadina, avvenuto a gennaio del 1974, non fu indolore, per lui si aprì una ferita che mai si è rimarginata del tutto. Da allora, gli è stato sempre difficile ritornare e tutte le volte che lo ha fatto la ferita ha continuato a sanguinare, allorquando vedeva non solo scomparire la sua casa, la casa in cui era nato, ma pezzi interi del paese, che cambiava volto e ne assumeva a poco a poco uno che a lui era del tutto estraneo.
Alla fine, molti dei presenti hanno voluto una dedica sul libro che avevano in mano e tanti hanno addirittura chiesto che la dedica riportasse il loro soprannome.
Nel corso della serata è stata letta una poesia scritta per l’avvenimento dal catenoto Nicola Raciti, dal titolo “I sanfulippoti” , e alcuni brani musicali sono stati eseguiti da Giuseppe Maenza al settecentesco organo della Basilica, restaurato alcuni anni fa.
Per la riuscita dell’iniziativa ha collaborato Giovanni Barbagallo, presidente dell’associazione ” Pan Akis 9″ di Aci San Filippo.
L.V.