Libri / “Carmelina e Lillo”di Massimo Foti, inno all’amore e alla famiglia

0
118

“Carmelina e Lillo- Storia di un incontro, di un amore, di una famiglia” di Massimo Foti

Il libriccino si apre con una nota introduttiva dell’Autore, prof.  Massimo Foti, che chiarisce al lettore il profondo significato di un racconto, svoltosi nella realtà: la storia dell’incontro di Carmelina Foti, nata nel 1928, e Carmelo Ciffo, detto Lillo,  nato nel 1916, notaio, entrambi di Caltagirone, del loro amore sbocciato in una stupenda famiglia, purtroppo di breve durata. L’Autore, prima iscritto al Politecnico di Torino, in Architettura, poi divenutone Professore Ordinario fino alla pensione, riceve 26 lettere molto belle dalla sorella Carmelina, di cui le prime cinque indirizzate anche al fratello Salvatore; significative, una decina di lettere del padre e altrettante della mamma; alcune del fratello Maurizio e del cognato Lillo.
Inoltre, il fratello maggiore, Salvatore, anche lui studente del Politecnico fino alla laurea in Ingegneria, ne riceve dai protagonisti qualcuna, oltre alle nove affettuose lettere del padre, ing. Sebastiano Foti.
La tematica principale delle lettere riguarda l’amore e la famiglia. La storia di Carmelina e Lillo è affascinante, anche se si conclude in un dramma: la morte della sposa e madre Carmelina, in attesa del terzo figlio, con una malattia rarissima, l’encefalite acuta, all’età di trenta anni.    La prima lettera del 21 ottobre 1953 è del padre Sebastiano, il quale comunica al figlio Salvatore il fidanzamento dell’unica sorella Carmelina: ”sono presi l’uno dall’altra e viceversa”. Nelle lettere successive del 1954, il padre, contento, parla della felicità della coppia e del loro matrimonio, avvenuto il 24 aprile; successivamente, della futura nascita della nipotina, prevista per la fine di settembre 1955, con l’umoristica speranza del giorno 26, in omaggio al giorno di nascita sua e anche di Carmelina, ma Gabriella fa perdere “la posta per soli 25 minuti”: nasce il 25. Il battesimo viene celebrato dal giovane sacerdote Turiddu Messina di Acireale, figlio della sorella del nonno, Maria Foti Messina.
Il ritratto di Gabriella è molto vivace, dipinto dai genitori nei minimi particolari; la notte non dorme facilmente, per cui il padre Lillo, in una lettera al cognato Salvatore, sostiene con un’ilare punta d’ironia che il suo stato d’animo è molto condizionato: ”ma fortunatamente passerà presto ( a dire delle persone competenti solo da quattro a cinque …. anni)”.
Nell’altra sua lettera del 10 marzo 1956, sul problema dell’insonnia di Gabriella, Lillo scherza:” Conseguenza di tutto questo: ‘Sventuliamento’ di notte; poi raffreddore (papà raffreddato; mamma raffreddata; Ciù-Ciù (alias Clo-Clo) al secolo Gabriella, pure raffreddata”. La figlioletta è in quasi tutte le lettere al centro dell’attenzione.
Nella lettera di Carmelina del 28 gennaio 1956, c’è una sorprendente comunicazione: “Lillo mi ha regalato una bellissima collana in oro bianco e brillanti, di gusto molto fine. Però, come al solito, sempre esagerato”. In un’altra lettera del 2 novembre dello stesso anno al fratello Massimo, Carmelina rivela il carattere bizzarro di Gabriella:” ‘Nipote cresce e diventa sempre più monella ….Oggi, anniversario  dei Defunti, ha trovato diverse cosucce qui, dai nonni paterni e dai nonni materni. E’ tanto contenta, di tutto, però cerca il modo per poter distruggere ogni cosa”.
Lillo, pure lui per la stessa tradizionale festa dei bambini, scherza nella sua lettera a Massimo sul comportamento della figlia, nel trovare il dono: “ una bambola che da alcune ore sta pulendo il pavimento della nostra stanza da letto e alla quale Ciù Ciù sta cercando di cavare gli occhi  .…  cerca di fare il suo meglio  per non fare arrivare ‘i doni’ fino a domani”.
In un’altra sua lettera del 26 novembre, altre osservazioni divertenti: “tua nipote non vuole mangiare ( queste sono ‘lastime’….), donde preoccupazioni di Carmelina nonché mie … Tutto si fa a furia di grida (da non confondere con quelle di manzoniana memoria ….). In una nota: il termine siciliano ‘lastime ‘ indica fastidi e relative lamentele.
In due lettere dell’anno 1957, nell’una Carmelina comunica il cambiamento di ‘siniscalca’, ovvero di donna delle pulizie, parola inventata, appresa da Massimo; nell’altra, promette d’inviargli una bella foto della figlia, la quale lo denomina “Mommo”, che viene “col treno che fa ciù-ciù”.
Nelle lettere, sta in primo piano la familiarità, la gioia della comunicazione, il sentirsi vicini, a dispetto della lontananza. L’amore dei coniugi colma le differenze di carattere. L’invito  ad incontrarsi presto diviene impellente per la nascita del secondo figlio, Guido, nel maggio ‘58: Massimo, quando lo conosce, ne è così conquistato che si prenota, quale padrino suo di cresima.
Affettuosi i richiami ai parenti: il terzo fratello Maurizio; Giuseppe Fanales, dirigente al Ministero dell’Agricoltura, chiamato Peppino, fratello della mamma Maria, e la moglie Clara, abitanti a Roma; la cugina Nerina Messina; lo zio Parrino, caro fratello del padre Sebastiano, amato da tutta la famiglia.
Il 20 luglio 1959 Carmelina abbandona la Terra: la madre Maria, donna di grande fede e somma bontà, che accoglie nella sua casa i bimbi orfanelli, guidandoli nella loro formazione con grande affetto materno,  scrive a Massimo: “Cerchiamo sempre più di fare la volontà divina”.

                                                                                                                Anna Bella