Impegnati nel vivere quotidiano, sospesi tra il passato e l’idea del futuro, dimentichi di non essere pura progettualità ma estemporanea scoperta, non si vede l’oggi, sovrastato dalle altre dimensioni temporali.
Non si mangia oggi per essere magri domani, ma se ogni giorno si mangiasse un po’ per essere ogni giorno, un po’ più magri? Più forti?
Spunti di riflessione e di approfondimento storico-culturale e spirituale sono racchiusi nel libro-reportage di Antonio Ortoleva C’era una volta l’India e c’è ancora scritto nell’hic et nunc, descrivendo, scrive nell’introduzione, il “punto di vista caldo” del “viaggio per antonomasia, il viaggio-viaggio verso l’umano più profondo”.
Tra nan e chapati impastati e sfornati freschi, lo slalom nel traffico dei folcloristici tuk tuk, la meditazione introdotta come cura dell’anima nelle carceri, “buchi neri” su cui il mondo occidentale preferisce sottacere, raduni annuali di sadhu, colorati sari, profumate spezie, animali sacri e un inquietante Dharampura, Antonio Ortoleva racconta con semplice ingenuità una terra atavica, un popolo a cui Gandhi si rivolgeva con queste parole: “ Il povero non è colui che ha poco o niente, ma colui che possiede troppo e pretende sempre di più”.
Giornalista e redattore per trent’anni al Giornale di Sicilia, direttore del Gr di Radio Cento Passi, collaboratore culturale presso quotidiani e periodici, docente di Esercitazioni di tecniche giornalistiche presso l’università di Palermo, Antonio Ortoleva col suo C’era una volta l’India e c’è ancora, Navarra editore, corredato dalle note aggiuntive del collega Giuseppe Liga e del fratello Roberto Ortoleva, psicanalista junghiano, ha voluto condurre il lettore nella sua India, quella che ha scoperto durante il suo viaggio, suggestiva e contraddittoria, magica e illusoria, connotata da una archetipa spiritualità.
La stilista catanese Rita Mazzarino, compagna di viaggio di Ortoleva, e veterana dell’India spiega nel libro: “Adoro questo popolo, la loro gioiosità che in buona parte proviene dalla religione. Qui la solitudine non esiste, sono sempre in gruppo a far di tutto”.Completano il libro-reportage una serie di foto, scattate dall’autore, per mettere in immagini le parole e uno “Scafale dei libri” , testi suggeriti per meglio capire e conoscere l’India.
Vanessa Giunta