Libri / Colloqui teologici su “La dimensione escatologica della Chiesa” di don Mario Gullo

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don Vittorio Rocca e don Carmelo Raspa

Si è tenuta ad Acireale, nella sala conferenze dell’Archivio storico diocesano, l’open space della conoscenza “Liberi di pensare”. I colloqui teologici hanno preso l’avvio dal libro di don Mario Gullo “La dimensione escatologica della Chiesa“.
Sono intervenuti don Carmelo Raspa, Nicole Oliveri, don Vittorio Rocca, l’autore don Mario Gullo. Ha moderato la serata don Antonio Agostini.
Gli interventi sono stati intercalati da brani musicali a cura di Alice Cardella e Martina Calabria. Durante la serata si è svolto un live painting (letteralmente, pittura dal vivo) a cura di Simona Sorbello. Era presente alla serata anche il vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti.

Don Carmelo Raspa ha parlato della dimensione escatologica nella Bibbia perché è proprio l’escatologia che anima il Testo Sacro. Il libro delle Scritture nasce proprio dall’avvenire: il senso dei testi, spiega padre Raspa, sta nel futuro. Il “Telos”, cioè il fine, il compimento, abita la creazione sin dal principio. I temi del passato sono costituiti come memoria, ma la memoria contiene già in sé un oltre, solo così si congiunge ciò che è accaduto con l’oggi. Ed è proprio col “Telos” che la memoria congiunge il passato con l’oggi.

don Carmelo Raspa, don Mario Gullo e Nicole Oliveri
Don Carmelo Raspa, don Mario Gullo e Nicole Oliveri

La dimensione escatologica nell’arte sacra

E’ seguito quindi l’intervento della dottoressa Nicole Oliveri, docente presso la pontificia facoltà Teologica di Sicilia di Palermo, i cui studi di ricerca sono legati all’arte Sacra e alla Teologia. La sua esposizione ha preso spunto da tipologie di immagini con riferimento al passato, prima, e dopo, all’arte contemporanea. Ha presentato una serie di immagini di come, per tanti secoli, la chiesa ha rappresentato il tema del fine vita. Le slide mostravano foto di dipinti a tema della buona e della cattiva morte, immagini che spesso troviamo ancora oggi nelle nostre chiese. Molto spesso le immagini erano oggetto delle orazioni durante le celebrazioni eucaristiche, i fedeli erano abituati a queste visioni e alle parole forti dei sacerdoti.

Dall’ottocento in poi troviamo dei cambiamenti perché si comincia a parlare di escatologia ma non si riesce a trovare un linguaggio teologico adeguato artisticamente. Tra l’altro il periodo vede la crisi del linguaggio teologico, ma anche quella tra gli artisti e la chiesa, la quale ha parole dure verso l’arte contemporanea. Fortunatamente, i grandi pontefici del novecento hanno cercato, in tutti i modi, di ricostruire il rapporto con gli artisti. Forti del fatto che la pittura riesce ad esprimere, spesso, più della parola.

Naturalmente è molto difficile trovare grandi artisti che si occupano della dimensione escatologica. La dottoressa Oliveri ha portato come esempio la porta di Manzù, Giacomo Manzoni, che aveva avuto commissionata una porta con il tema “La gloria dei martiri e dei santi”. Ma passarono diversi anni per la sua realizzazione per la difficoltà, da parte dell’artista, di accettare il tema. L’artista avrebbe voluto trattare il tema della morte ma nessuno era d’accordo fino all’intervento di papa Giovanni XXIII che accettò il progetto di Manzù.

Le musiciste Alice Cardella e Martina Calabretta con don Vittorio Rocca
Le musiciste Alice Cardella e Martina Calabretta con don Vittorio Rocca

La dimensione escatologica nell’agire morale del cristiano

Don Vittorio Rocca ha parlato della dimensione escatologica nell’agire morale del cristiano. Il suo discorso si ispira al testo del Magnificat, un brano che di fatto è un canto. Canta chi ama ed è amato, dice don Vittorio, cioè canta un cuore che gioisce: la gioia dell’incontro tra Elisabetta e Maria. È il canto di chi crede e chi lo canta è beato perché vede la storia con gli occhi di Dio. Al di là delle nostre paure dinanzi alla morte, il Magnificat rappresenta un modo nuovo di vedere la vita, nel modo di Dio.

Don Vittorio ci ricorda che questa preghiera viene recitata al Vespro che da sempre rappresenta il punto conclusivo della giornata e della storia umana. Un canto che scaturisce dal sentire Dio intervenire nella storia attraverso la vita che Maria aveva in seno e a cui dice sì. Rappresenta il futuro che appartiene al passato, questo uomo che porta nel suo grembo: è un canto profetico.

Alla fine parla don Mario Gullo, ideatore della serata ed autore del libro “La dimensione escatologica della Chiesa“. Ci dice che l’incontro della serata sul tema “escatologico” e quelli simili, hanno il compito di riconciliarci con la dimensione escatologica della fede, della ricerca teologica, della vita in sé. Tutto l’agire della Chiesa fa sentire il suo respiro escatologico. L’escatologia non è l’appendice della vita ecclesiale e conclusiva. La via Santa che ci porta al cielo la stiamo già percorrendo ed è viva, nel bene e nel male. Il futuro lo abbiamo già iniziato, siamo già nella vita eterna.

Secondo don Gullo forse ci dovremmo abituare a pensare escatologicamente. Questo non vuol dire pensare alla morte. Vuol dire permeare di cristianesimo tutta la vita, vivere come Cristo che è tornato dal regno dei morti per dirci che chi vive alla sua maniera ha un posto nel Regno dei cieli. Il cristianesimo è escatologia, quindi, dall’inizio alla fine.

Mariella Di Mauro