E’ stato pubblicato lo scorso mese il nuovo libro di don Roberto Strano dal titolo certo originale “Dio usa l’alfabeto”. Don Roberto, nato a Catania il 25 Dicembre 1964, presbitero della Chiesa di Acireale, è prevosto-parroco della Basilica di San Filippo d’Agira in Aci San Filippo dal 7 Ottobre 2018 e Direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano. Con questo libretto l’autore invita tutti ad avere cura delle parole perché inevitabilmente ci accompagnano tutti i giorni. Ad ogni lettera dell’alfabeto, legata ad una parola significativa che identifica il popolo cristiano, è connessa una meditazione di qualche minuto offerta prima di avviare la giornata.
Perché questo titolo un po’ originale, “Dio usa l’alfabeto”?
Il titolo trae ispirazione dalla Costituzione Dei Verbum del Consiglio Ecumenico Vaticano II, in cui si legge “Dio invisibile, nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici…Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole”. Allora mi sono detto che, per parlare, Dio usa l’alfabeto.
Come è nata l’idea di questo libro?
Il libro nasce con l’intento di offrire, a quanti mi seguono sui social, una meditazione quotidiana che ci accompagnasse durante il periodo quaresimale. Il libro contiene infatti 47 meditazioni che avevo pubblicato sul mio profilo social, dal Mercoledì delle Ceneri alla Domenica di Pasqua. Pensavo di aver assolto il mio compito invece tanta gente mi ha sollecitato, primo fra tutti l’autore della prefazione Eduardo Savarese, a pubblicarle anche in formato cartaceo. Da qui la genesi del libro.
Queste riflessioni nascono, come lei stesso ha affermato, durante la Quaresima. Come mai allora è stato pubblicato in Avvento? Come usare questo libretto e in quale genere letterario va collocato?
Il libro appartiene sicuramente al genere della “spiritualità cristiana”, anche se non mi definisco un autore spirituale. Deve essere usato come un libro di meditazione e riflessione: magari leggere ogni giorno una parola, soffermarsi in una breve meditazione lasciandosi guidare dalle domande poste alla fine di ogni brano. Per farlo, non esiste un tempo liturgico specifico anche perché nel libro non si trovano parole specifiche solo per la Quaresima o l’Avvento.
Come mai allora è solito scrivere i suoi testi duranti questi due periodi forti dell’anno liturgico?
Perché appunto sono tempi “forti” e dobbiamo viverli in maniera più intensa. Un momento di riflessione quotidiano può aiutare a percorrere meglio il cammino, ad avanzare nella conoscenza di Gesù e migliorare la nostra vita.
Nel libro vengono utilizzate delle parole inusuali come Dogana, Gabbiano, Zattera. A cosa è dovuta questa scelta?
Dobbiamo imparare il linguaggio contemporaneo. Noi purtroppo abbiamo un lessico arcaico che molti oggi non comprendono più, come ad esempio “triduo, novena, quindicina”. Ho scelto parole “inusuali” del lessico cristiano per suscitare la curiosità del lettore e indurlo a leggere. D come Dogana affronta il tema della morte e del giudizio. Ho cercato quindi di ispirarmi a parole più facili da comprendere, soprattutto dai giovani, per affrontare le tematiche che hanno accompagnato lo scandire dei giorni.
A quale lettera dell’alfabeto è particolarmente legato?
A come Amore e G come Gabbiano. La prima si ispira al famoso “Ama e fa ciò che vuoi” di Sant’Agostino; la seconda alla lettura del romanzo Il Gabbiano Jonathan di Richard Bach, che affronta il tema della libertà. Solo chi ama è veramente libero, solo chi sceglie l’amore al rigore della legge evade la legge dello stormo e impara che “non si vola solo per mangiare” ma per qualcosa di più, perché il volo è sfida e perfezione.
Da dove prende ispirazione per scrivere i suoi testi?
Sono mie riflessioni personali, emozioni, sentimenti, che traduco nella scrittura, sforzandomi di renderle semplici e accessibili a tutti. Il mio scopo non è quello di essere uno scrittore, ma un pastore che guida, anche attraverso gli scritti, il gregge affidato alle mie cure pastorali. Ogni testo nasce dalla mia preghiera personale, dalla lettura di testi e documenti.
E’ mai accaduto che dopo aver scritto un testo non fosse contento del risultato?
Sempre! Mi confortano i lettori invece che li trovano interessanti per la loro vita spirituale. Ogni volta che rileggo un testo penso che avrei potuto dire di più o meglio. Un libro quando si stampa non ti appartiene più perché è alla fruizione di tutti.
Ha in progetto qualche altro lavoro?
Sì, penso di pubblicarlo prima della Quaresima. Ho immaginato di incontrare 47 personaggi della Scrittura e riflettere e dialogare su di loro. L’ho titolato “Incontri quaresimali” ma non svelo altro.
Maria Catena Sorbello