Si è svolta, sabato sei luglio, presso il Palazzo Gravina di Francofonte, la presentazione del romanzo “Gli ultimi maestri d’ascia di Acitrezza” del giornalista Clemente Cipresso.
“La famiglia Rodolico – ha illustrato la moderatrice Rita Vinciguerra – da ben quattro generazioni costruisce imbarcazioni ad Acitrezza. Il romanzo di Clemente Cipresso si propone di raccontare la storia della famiglia Rodolico, e dare nuova luce ai maestri d’ascia. Acitrezza, inoltre, è il borgo reso immortale da Verga, nel suo capolavoro “I Malavoglia”, e da Visconti con il film, premiato al festival di Venezia, “La terra trema”.
A maggior ragione la tradizione dei maestri d’ascia deve essere tutelata e valorizzata”.
“Il cantiere Rodolico, nel corso degli anni, ha attraversato molte peripezie. Inizialmente una normativa dell’Unione Europea che ha proibito la pesca, in seguito l’accusa di inquinamento alla nostra attività di maestri d’ascia. Dico io, come può un cantiere che produce trucioli inquinare? Un’accusa inspiegabile – ha osservato Nuccio Rodolico, erede della grande tradizione dei maestri d’ascia.
Il nostro progetto per il futuro è far sì che il cantiere “Rodolico” diventi un museo della tradizione, un museo della memoria”.
Nelle parole di Rodolico c’è del risentimento, è vero, ma la storia dei maestri d’ascia va al di là della famiglia Rodolico. E’ una storia millenaria che vede le sue origini fin dalla civiltà fenicia, fiore all’occhiello del borgo dei faraglioni. Cancellare il cantiere “Rodolico” significherebbe distruggere un pezzo di storia.
Trasformare la fabbrica dei maestri d’ascia in un museo
“Ho conosciuto la famiglia Rodolico, e la loro attività quattro anni fa – illustra Cipresso, autore del romanzo. Da quando ho parlato con Nuccio, ho compreso la storia legata alla fabbrica di imbarcazioni; e l’amore con il quale tutti i giorni i Rodolico si impegnano nel loro lavoro. Quindi la tradizione e l’amore per il proprio lavoro rendono questa fabbrica non un semplice luogo fisico, ma un luogo interiore. I problemi per la famiglia Rodolico non si sono fermati all’accusa di inquinamento. Ad ostacolarli una normativa dell’Unione Europea, secondo la quale, le barche non devono essere più costruite in legno ma in vetroresina e, un’ispezione della digos, che non ha portato a nulla di fatto.
Come già detto precedentemente da Nuccio Rodolico, il nostro obiettivo è di trasformare la fabbrica dei maestri d’ascia in un museo per preservarne la memoria. I maestri d’ascia sono andati incontro ad una parabola discendente. Vuoi perché il progresso non guarda in faccia nessuno, vuoi perché i maestri d’ascia sono stati costretti a una lotta contro la burocrazia delle istituzioni. La saga sulla famiglia Rodolico non finisce con questo romanzo. Ho in cantiere un secondo libro – ha concluso Cipresso – perché voglio portare all’attenzione il fatto, che la cancellazione della tradizione dei maestri d’ascia non riguarda solo la famiglia Rodolico, ma è un problema di coscienza storica e sociale”.
Il romanzo “Gli ultimi maestri d’ascia di Acitrezza” è un libro scritto in stile giornalistico, diretto, che non si perde in fronzoli. La passione con cui l’autore tratta la questione dei maestri d’ascia, dà al romanzo quel senso di realismo che trasforma un libro in un romanzo di denuncia sociale.
Clemente Cipresso non si lascia andare a sentimentalismi, banalità, facili luoghi comuni, passatismi a cui la trama del romanzo ben si presta. No, egli va spedito come un treno, mira il bersaglio e lo centra perfettamente. Ossia, evidenzia che senza memoria non c’è presente, né tantomeno futuro. Che senza memoria non c’è cultura. E che il progresso non deve cancellare il passato, ma trasformarlo.
Nel corso della presentazione, la parte musicale è stata curata dal gruppo “Klostès” e dal suonatore di brogne Giovanni Grasso. Durante la presentazione, oltre alla moderatrice Vinciguerra, e all’autore Clemente Cipresso, sono intervenuti Nuccio Rodolico, il sindaco di Francofonte Daniele Nunzio Lentini e l’assessore comunale alla Cultura Vanessa Impeduglia.
Giosuè Consoli