Nei locali della chiesa SS. Cosmo e Damiano di Acireale, si è svolta la presentazione di tre raccolte di poesie: “Matri di li Matri”, “Li cosi simplici” e “Li beni di la vita” del poeta vernacolare Giovanni Grasso.
“Nel leggere le poesie di Giovanni Grasso– ha introdotto la moderatrice Rita Vinciguerra – mi sono posta una domanda, che mi ha fatto pensare: Che cos’è la poesia?
Alla voce poesia, nel dizionario, si trova: forma d’arte che crea con la scelta, con l’accostamento di parole, secondo definite leggi metriche, dei componimenti dal ritmo musicale. Per questa ragione, la poesia presenta delle affinità con la musica. Ma oltre alla poesia, c’è la poetica, che altro non è se non la tendenza e il gusto del singolo autore.
Le poesie che oggi verranno declamate, dall’attore Franco Cannata sono: “La morti e lu ‘gnuranti”, “A cicala e a fummicula” e “U tempu perdutu”. Nella poetica di Giovanni Grasso aleggia l’infinito; ma di questo parlerà il professore e sociologo, qui al mio fianco, Filippo Laganà”.
I versi di Giovanni Grasso esercizio poetico raffinato
“Giovanni Grasso, da milite cristiano, in una sorta di devotio moderna, rivendica che la fede non ha bisogno di dimostrazioni – ha affermato il sociologo Filippo Laganà. Si illustra il cammino che la provvidenza fa nel compiersi della storia. La preghiera è scomparsa a causa dell’agnosticismo, e la sola fede è il fine e la fine di tutto.
Nelle sue poesie non ci sono filtri; c’è un passaggio fra pensiero, fede, parola. Mi ricorda il sonetto “Chiare, fresche e dolci acque”: dialogo con se stesso, la storia e la natura.
In sintesi la poetica di Giovanni Grasso è un esercizio poetico raffinato, dove non c’è traccia di cerebralismo e di dogmatismo”, ha concluso Laganà.
“Voglio citare Giovanni: In principio era il Logos che era presso Dio, ed era Dio. La religiosità delle mie poesie è semplice, immediata. La mia fede è rivolta specialmente a la Matri di li Matri, a Maria. A tramandarmela, mia nonna che, sebbene analfabeta, mi insegnava tutte le preghiere”, ha affermato l’autore Giovanni Grasso.
A fine presentazione sono state declamate, inaspettatamente, altre due poesie: “La Matri di li Matri” e “Filicità”. Protagonisti degli intermezzi musicali Daniela Greco e Gesuele Sciacca che ha musicato i versi di Leopardi e Quasimodo. Poi hanno interpretato “L’ombra della luce” di Franco Battiato.
Giosuè Consoli