E’ la “ricerca” il tema centrale della nuova raccolta di poesie dal titolo “Il Cammino delle lacrime” di Lucio Cannavò, giovane presbitero, educatore e docente nonché guida spirituale della comunità di Torre Archirafi.
Padre Lucio che ha ricevuto diversi riconoscimenti a livello nazionale non è alla sua prima pubblicazione. “Il Cammino delle lacrime” infatti è stata preceduta dalla raccolta di poesie “Qualcuno corra sull’alba” e “Gusto la Tua luce” con traduzione in lingua araba.
Quattro le sezioni di questa ricerca che si evolve attraverso il viaggio della vita: “Versi di lacrime”, “Versi che portano un nome”, “Versi che portano il mio nome” e infine “Versi d’amore”.
Abbiamo chiesto a padre Lucio se in questo ‘viaggio’ e in particolare in ognuno dei quattro momenti che ha descritto ha avuto una ‘figura’ che l’ha accompagnato e se si, quale?
“E’ vero. Questa raccolta poetica sembra proprio un viaggio, lo dice il titolo stesso: Il Cammino delle lacrime. Un viaggio di ricerca, un percorso che il lettore compie insieme all’autore – ci spiega padre Lucio -. Per questa nuova pubblicazione ho avuto, più delle altre, il sostegno delle amicizie che ho sentito particolarmente vicine, non di una sola persona. Spero tanto che queste parole siano state ispirate da un “dito” celeste e che sia stato Lui a illuminare le poesie che i lettori leggeranno”.
In ogni sezione un cammino diverso
In “Versi che portano un nome” (seconda sezione della raccolta), l’autore pone la sua attenzione su chiunque attraversi il suo cammino soffermandosi in particolar modo sul senso della sofferenza dell’uomo nel mondo.
I protagonisti sono le “figure fragili”, in difficoltà, figure vere, presenti nella vita di tutti i giorni come i disabili, i sofferenti, i clochard, gli anziani, le donne sole.
Ci chiediamo: “C’è un ‘perché’ alla sofferenza dell’uomo nel mondo? Essa è necessaria perché ‘catartica’, oppure potrebbe esserci un altro modo che non contempli la sofferenza per evolversi spiritualmente?”.
“Non è semplice rispondere a questa domanda – spiega don Lucio – la quarta sezione del libro prova a dare risposta. Il maestro crocifisso è il Signore Gesù e da Lui sappiamo che il dolore può essere una scuola di sapienza. Il libro invita ad avere uno sguardo, occhi per vedere chi soffre e chi vive in difficoltà. La poesia, in genere, può educarci a vedere con occhi diversi il mondo che ci circonda, a stupirci e a riempire di meraviglia la vita che abbiamo intorno”.
Riferimenti autobiografici
Autobiografica la terza sezione “Versi che portano il mio nome”. Qui il Cannavò si mette a nudo facendo emergere quella che è la sua storia, i suoi sentimenti e lo fa attraverso immagini chiare e serene del suo vissuto e della sua interiorità.
In “La scelta”, una delle poesie autobiografiche, oltre che della “scelta fatta”, si parla anche della “via che non presi”.
Padre Lucio, a cosa si riferisce? “La poesia “La scelta” non si riferisce ad una decisione particolare. Ogni giorno optiamo per scelte più o meno importanti, ogni giorno preferiamo ed escludiamo. “La via che non presi” è un invito a mettere in discussione le nostre decisioni anche quelle che consideriamo meno importanti. Decidere alla luce del bene o imparare dalle scelte fatte”.
L’ultima sezione “Versi d’amore” sono ‘una dichiarazione d’amore che si rivolge a Dio e all’umanità’. Padre Lucio ci svela come l’amore per la vita, che è anche l’amore per Dio, è la risposta a qualsiasi domanda e a qualsiasi ricerca dell’umanità.
Tornando al tema centrale di questa raccolta che è “la ricerca”, chiediamo a padre Lucio, se questa ricerca si è conclusa oppure continua.
“Una risposta apre sempre a nuove domande – conclude padre Cannavò -. Credo che la ricerca continui nelle storie personali di ciascuno, dove si incontra il Signore e le sue parole, dove si concretizza l’incontro con Lui”.
Caterina Maria Torrisi