La bellezza della natura e della creazione contemplata con meraviglia con parole e immagini nell’opera di don Orazio Tornabene. Ospite del parroco don Carmelo Raspa nel salone del teatro parrocchiale di San Giovanni Bosco, don Orazio ha presentato a un pubblico partecipe e numeroso il suo volume di poesie Il creato canta la tua bellezza, che riunisce alcuni testi composti tra 2020 e 2021.
L’evento era organizzato dalla Diocesi, Ufficio della Pastorale sociale e del lavoro, dalla Caritas diocesana e dalla Parrocchia Beata Maria Vergine Aiuto dei Cristiani di san Giovanni Bosco. L’incontro ha visto in prima fila la casa editrice La Voce dell’Jonio, che ha pubblicato il volume.
Sono intervenuti a dialogare con l’autore, oltre a don Carmelo Raspa che ha introdotto la serata, anche il direttore Giuseppe Vecchio e la professoressa Rita Messina, docente ed editor della casa editrice. Questa è collegata con la nostra testata giornalistica, nata nel ’58, e aderente alla FISC (Federazione italiana settimanali cattolici).
Roberta Spadaro ha letto alcune delle poesie della raccolta. Mentre Gesuele Sciacca e Daniela Greco hanno arricchito gli ascoltatori con la loro musica e il canto di testi musicati dallo stesso Sciacca.
La bellezza del creato anche nei dipinti di don Orazio
Don Orazio ha per l’occasione presentato anche una piccola personale di suoi dipinti. Acquerelli, oli ed acrilici, nati anch’essi dalla volontà di immortalare un momento di contemplazione di quella bellezza tanto presente nella nostra terra. Immagini che, come avviene negli scatti fotografici che accompagnano le poesie, sono delle istantanee. Alcune colpiscono in modo speciale per la loro grande bellezza.
Don Raspa riscontra in don Orazio una particoolare capacità: quella di non farsi dominare dal reale e di sapersi fermare a contemplare, cogliendo con la poesia la voce dei sentimenti e la bellezza. Oggi siamo sommersi da rumori e dall’agire e per questo ascoltare è così importante. Queste poesie sono positive e propositive.
Il direttore Vecchio, ricordando che non è la prima volta che La Voce si trova lì a presentare libri, sottolinea che nel testo ci sono splendide foto e pillole di spiritualità, oltreché di catechesi. Ed evidenzia come sia importante la mission del giornale, che è anche Associazione culturale: dare conoscenza del territorio e di quanto in esso si verifica. Per esercitare la democrazia e scegliere è importante conoscere: la gente deve sapere.
Emozioni da condividere
Don Orazio, dialogando con Rita Messina, confessa di non considerarsi un artista ma di volere condividere le sue emozioni. Oggi abbiamo bisogno di ascoltarci e di ascoltare, guardando il mondo con gli occhi di un bambino. Lodando Dio come fece san Francesco, un santo che ha sempre accompagnato la vita dell’autore e che egli considera un grande modello. Un santo che ci mostra un approccio semplice e non sofisticato alla vita.
La professoressa Messina analizza le liriche sul piano della forma e del contenuto. L’opera di don Orazio è segnata da un grande repertorio lessicale e dall’uso di forme metriche molteplici, che vanno dal distico a strofe più ampie. Sono anche presenti i versi liberi. Sono particolarmente presenti, tra le parole poetiche, i verbi, che definiscono le azioni o il modo di essere. Nell’opera di don Orazio lei individua una caratteristica: la meraviglia di fronte alla bellezza del creato, che si fonde alla semplicità, a uno stile essenziale ma non banale.
La felicità è lì dove sorge il sole. Anche quando esso tramonta, perché nell’altro emisfero -nell’altra dimensione- sorge. E’ uno sguardo positivo sulla vita e sull’uomo, essere fragile e forte insieme, forte della fede che dà forza alla fragilità e alla paura. Perciò, scrive, non sono i sogni ad infrangersi come onde, ma le avversità ad annientarsi contro la Speranza. La fede diventa dialogo con Dio e con sua Madre.
I canti che fanno da colonna sonora
Gesuele Sciacca e Daniela rapiscono con il canto “Ave Maria” di De André, dedicata alle donne: “Ave alle donne come te, Maria, femmine un giorno e poi madri per sempre”. E di Hermann Hesse, “Tienimi per mano al tramonto, quando la luce del giorno si spegne…”. E’ musicata da Sciacca la lirica di don Orazio San Lorenzo, che richiama Pascoli e Leopardi ma li supera con l’approdo positivo all’abbraccio di Dio.
Ogni particolare del creato può essere importante, come la pioggia, che non è fonte di disagio come per noi che abitiamo nelle città ma “acqua vaporosa”, che “porta lacrime preziose in Terra”. In Passeggero, tra le poesie lette da Roberta Spadaro, don Orazio vorrebbe vedere la sua vita come il passaggio sulla Terra di un ospite che non lascia nulla di durevole se non un tenue odore. Quello della bellezza e dell’amore, che è però il segno dell’essenza di Dio.
E nell’ultima lirica ci dà un consiglio: “Gusta pienamente ogni giorno”, perché lentamente il tempo ci fa germogliare a una vita per sempre.
Maria Ortolani