Libri / Il giudice Livatino visto da Marco Pappalardo

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Rosario Livatino

Marco Pappalardo dedica il suo libro “Non chiamatelo Ragazzino ” alla Famiglia Salesiana, inneggiando a San Giovanni Bosco.
“Parola di magistrato!” è la nobile premessa di Sebastiano Ardita, magistrato del Consiglio Superiore della Magistratura: “Rosario Livatino è l’esempio di come il coraggio del giudice sia sempre legato alla sua solidarietà, al donarsi per un ideale, che nel suo caso l’ha portato fino al sacrificio estremo”.
Significative le illustrazioni di Roberto Lauciello, nelle quali spicca la figura del giudice, con un libro sottobraccio e una borsa nell’altra mano.

Marco Pappalardo traccia la vita del giovane giudice siciliano, Rosario Livatino, figlio unico. La madre racconta che, quando il figlio Saro la vedeva stanca, le suggeriva di leggere qualche pagina del Vangelo, per riprendersi. Nel suo tavolo di studio, Livatino tiene sempre il Crocifisso.
Si laurea all’Università di Palermo in Legge, con una tesi originale, con il massimo dei voti, nell’anno accademico 1974- 75. All’età di venticinque anni, nell’assumere il compito di magistrato, il 18 luglio 1978, presta giuramento, testimoniando per iscritto: “Dio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione che i miei genitori mi hanno impartito, esige”. Essendo amante dello studio, vorrebbe prendere anche una seconda laurea.Non chiamtelo rgazzino

Livatino, giudice giusto e caritatevole

In una sua conferenza, Livatino sostiene: “La giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e dev’essere superata dalla legge della carità che è la legge dell’amore, amore verso il prossimo e verso Dio. Ma verso il prossimo in quanto immagine di Dio, quindi in modo non riducibile alla mera solidarietà”.

All’età di trentotto anni, il giudice è ucciso barbaramente nel territorio di Agrigento dalla locale cosca mafiosa  “Stidda”, mentre si reca in macchina da Canicattì, suo comune di nascita e residenza, al tribunale della provincia, dove vive la sua intensa vita di magistrato giusto.

In una sua lettera del 10 settembre 1990, ultima, comunica con gioia che si sarebbe recato “in casa di Melina S. per cercare di entrare in contatto con il ‘sogno biondo’ “.
L’Autore cita Nando Dalla Chiesa, che nel suo libro sul giudice Livatino, definisce il comune di Canicattì, centro della mafia provinciale: “ricchezza concentrata nelle mani di poche grandi famiglie mafiose”.

Nel rispetto del diritto

 La famiglia Livatino, molto distinta, vive nel rispetto del diritto: il nonno era stato sindaco, in tempi difficili, dal 1920 al 1923. In effetti, per il giudice la vita è preziosa: la civiltà significa  non uccidere nessuno. Ma anche esigere che la vita di tutti sia improntata alla libertà, felicità, attenta anche al bene dell’altro.                                                                                                                                                                                Molto preziosa, la citazione dell’episodio riguardante il papa, san Giovanni Paolo II, che nella visita in Sicilia il 9 maggio 1993, dopo avere incontrato i genitori del giudice Livatino, pronuncia spontaneamente un discorso nella Valle dei Templi, in cui condanna gli uccisori con solenni parole: “questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si possono permettere di uccidere innocenti!”.

Un testimone coraggioso

 Il capitolo su Pietro Ivano Nava, testimone oculare dell’omicidio di Livatino, percorrendo in macchina con una gomma poco funzionante la stessa strada, è straordinario.  Attraverso la  denuncia di Nava e il riconoscimento dei responsabili, gli omicidi sono stati condannati. Mentre il testimone è stato costretto a cambiare i dati anagrafici e ormai vive sotto protezione. Da poco ha ripreso a lavorare: Pietro Nava è valoroso.

Pochi giorni addietro,  Marco Pappalardo ha presentato il libro nella Cattedrale di Acireale, davanti a  un pubblico molto attento. Il parroco della Cattedrale, can. Mario Fresta, ha comunicato che, il 9 maggio 2021, la Chiesa Cattolica ha dichiarato Beato, Rosario Livatino.
Il nostro corregionale merita senza dubbio d’essere venerat. Auguro che nella Cattedrale al grande martire Livatino, degno di essere proclamato santo,  possa essere dedicato un altare, con la sua evangelica figura.

                                                                                                                       Anna Bella