Libri / Il latino lingua morta? Ditelo a mons. Gallagher, traduttore del “Diario di una schiappa” nella lingua di Cicerone

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Il "Diario di una schiappa", best seller per ragazzi ora tradotto anche in latino

Quando “computer” diventa “computratum” e “heavy metal music” si trasforma in “musica metallica gravis”. Chi ha detto che il latino è una lingua morta?

Il "Diario di una schiappa", best seller per ragazzi ora tradotto anche in latino
Il “Diario di una schiappa”, best seller per ragazzi ora tradotto anche in latino

Non la pensa così monsignor Daniel B. Gallagher, quarantacinquenne americano del Michigan, latinista presso l’Ufficio per le lettere latine della Segreteria di Stato vaticana e curatore del profilo Twitter in latino di Papa Francesco (quasi 350mila follower). Ultima sua “sfida”, la traduzione nella lingua di Cicerone e Seneca del “Diary of a Wimpy Kid”, in italiano “Diario di una schiappa”, fortunato bestseller per ragazzi (già tradotto in 44 lingue, 150 milioni le copie vendute in tutto il mondo) in cui lo statunitense Jeff Kinney racconta le avventure di un alunno non troppo brillante, Greg Heffley.
È da pochi giorni anche nelle librerie italiane (e di tutto il vecchio continente) “Commentarii de Inepto Puero” (ed. Il Castoro), e chissà non possa essere un modo divertente e “informale” per avvicinare i ragazzi a quella che è una delle matrici assolute della cultura europea e occidentale. Lingua amata in Finlandia, dove esiste un quindicinale per ragazzi in latino, e di recente “riscoperta” in Belgio e in Germania ma, sembra, paradossalmente poco amata nel nostro Paese. Per mons. Gallagher la maggiore difficoltà non è stata individuare equivalenti linguistici il più possibile precisi, soprattutto per quanto riguarda realtà o oggetti inesistenti in epoca classica, ma rendere l’inglese moderno in un latino che cogliesse lo spirito degli antichi romani. Del resto, a pensarci bene, gran parte dei neologismi anche tecnologici di cui si sono arricchiti i nostri linguaggi moderni è composta di termini latini e greci che, ripresi nella loro ortografia classica, sono “vivi” e pronti per essere “combinati” e reimmessi nel latino. Gallagher docet.
Lucida essenzialità ma anche eleganza, e forte impronta razionale: con la costruzione dei casi, i verbi, la consecutio temporum, è innegabile la funzione formativa del latino, sia in termini di logica, sia per aiutare i ragazzi ad un uso più consapevole della propria lingua e, last but not least, ad uscire da quella diffusa “incapacità cronologica” che fa vivere molti di loro in una sorta di “limbo” storicamente appiattito e orizzontale. Forse il latino non è proprio una noia mortale, in alcuni casi può essere anche divertente.

(Fonte: AgenSir)

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