Una raccolta di quattro racconti in un piccolo volume che parla della grande storia, di come i giovani soldati meridionali consideravano la prima guerra mondiale, dei timori legati tra l’avanzata del socialismo rivoluzionario e il fascismo, e ancora della vita quotidiana di tutti i giorni del secolo scorso e della presenza delle camicie nere nel comprensorio acese. Con Il mio paese natìo (Incontri edizioni, Valverde, 2016) Sebastiano Gesù rende finalmente merito agli scritti del giornalista Andrea Rapisarda, nato a Santa Venerina nel 1910 e firma autorevole de Il Corriere della Sera. Il Rapisarda si distinse durante il ventennio fascista per il suo ruolo di critico acuto, tanto da finire recluso al carcere romano di Regina Coeli e rischiare la fucilazione alle Fosse Ardeatine. Il suo ricordo tra gli abitanti più avanti con l’età di Santa Venerina è rimasto sempre vivo ma sino ad ora mancava un documento di riferimento, un’opera che in qualche modo raccontasse la sua storia e, appunto, il suo paese natìo. E così Sebastiano Gesù, storico del cinema tra i più apprezzati a livello nazionale, e non solo, originario anch’egli di Santa Venerina, curando questa raccolta inedita di quattro scritti (I dispetti al governo, Il Fascio, Matteotti in Sicilia e Una storia siciliana) e recuperando gli originali dalla biblioteca Gino Bianco di Forlì, ha colmato “una lacuna imperdonabile”, come sostenuto da Maria Assunta Vecchio, assessore alla cultura del comune etneo, che nelle conclusioni parla del Rapisarda come di “una penna arguta, agile ma puntuale nel raccontare pregi e difetti dei suoi concittadini e dei siciliani”.
Presentato lo scorso sabato 11 giugno a Santa Venerina nella Sala Luigi Veronelli della Casa del Vendemmiatore alla presenza del sindaco Salvatore Greco e del figlio Alberto, il volume è stato editato con il sostegno del comune di Santa Venerina che quest’anno celebra gli 80 anni di autonomia comunale. “Andrea Rapisarda per il suo stile e il suo carattere mi fa pensare ad un grande figlio siciliano qual è Vitaliano Brancati. Questi racconti, che sono vere e proprie pagine di storia, andrebbero proposti ai ragazzi delle medie per l’intensità che essi contengono” ha auspicato Luciano Granozzi, docente di storia contemporanea all’Università di Catania che è intervenuto per la presentazione del piccolo volume. Nella prefazione il curatore della raccolta Sebastiano Gesù sostiene, non a caso, che i racconti del Rapisarda possono essere ascritti dentro la microstoria, che è “testimonianza antropologica del vivere minuto di una piccola comunità” che diviene “universale”.
D.S.