Nella biblioteca comunale “Lorino Mangano” di Giardini Naxos, ha avuto luogo la presentazione del volume intitolato “Il cinema(tografo) visto dall’Etna. Jean Epstein e l’eruzione del 1923”. Il testo, a cura di Mario Patanè e Laura Vichi, riporta alla memoria un prezioso documento sul Vulcano.
Oltre all’autore, erano presenti l’assessore locale alla Cultura e al Turismo Fulvia Toscano, il presidente del “Cine circolo S. Quasimodo” Ignazio Vasta, l’editore Salvatore Castorina ( in collegamento da remoto) e il moderatore Andrea Giuseppe Cerra.
Il dott. Patanè ha esordito spiegando che “quest’opera deriva da una minuziosa indagine su un tema di recente scoperta. Trattasi – ha precisato – di un’appassionante ricerca che ha riportato alla luce una rara testimonianza sulla storia della nostra Montagna. Il recupero di tale fonte – ha puntualizzato – è significativo per preservare e custodire la memoria del territorio etneo”.
L’eruzione dell’Etna del 1923 nel film di Jean Epstein
Nello specifico, si allude al recupero di un mediometraggio avvenuto qualche anno addietro. Il documentario in questione è stato prodotto dal regista francese Jean Epstein (1897-1953). Quest’ultimo, nel 1923, fu inviato in Sicilia dalla Casa cinematografica Pathé per realizzare il film-documentale dal titolo “ La Montagne infidèle”. Infatti, dal 16 giugno al 18 luglio dell’anno medesimo, si verificò una potente eruzione che colpì il versante orientale etneo. Il fenomeno vulcanico danneggiò l’abitato di Catena e, al contempo, interruppe la Ferrovia Circumetnea.
Le riprese del teorico Epstein hanno contribuito ad immortalare un evento di straordinario valore. La sequenza di immagini proposte restituisce uno scenario che testimonia la potenza e spettacolarità dell’Etna. Lo studioso francese, a tal riguardo, così dichiarava: “ Davanti a noi: l’Etna, grande attore che esplode con il suo spettacolo due o tre volte ogni secolo e io venivo a cinematografare la sua fantasia tragica”.
Una descrizione spettacolare dell’eruzione dell’Etna
“Tutto un versante della montagna era una festa di fuoco. L’incendio si trasmetteva alla parte arrossata del cielo. A venti chilometri di distanza, il rumore arrivava a tratti come da un lontano trionfo, da migliaia di applausi, da una immensa ovazione. Un tremore secco – ha soggiunto – scosse all’improvviso il suolo dove noi posavamo i piedi. L’Etna telegrafava le scosse estreme del suo disastro. Poi si fece un gran silenzio…” .
“A Linguaglossa – raccontava il regista – ci aspettava dinanzi il fronte lavico, nero, e creato di porpora come un bel tappeto. La lava cadeva con il rumore di milioni di piatti rotti tutti in in un sol colpo. Sacche di gas si aprivano fischiando come serpenti.
L’odore del rogo, un odore senza odore, ma pungente e amaro, avvelenava fino in fondo al petto. Sotto il cielo pallido e secco, regnava la morte vera”.
Il fascino del Mongibello ha da sempre suscitato l’interesse di ogni visitatore.
Il dott. Patanè, durante la presentazione del libro, ha evidenziato la smisurata notorietà di cui esso ha goduto nel corso dei secoli. Non a caso si è fatto riferimento all’entusiasmo dei viaggiatori del “Grand Tour” che, nel Settecento, hanno ammirato la maestosità del Vulcano.
Al termine della dettagliata introduzione si è proceduto con la proiezione del già citato film “ La montagne infidèle”, impreziosito dalle musiche originali di Giuseppe Romeo.
Livio Grasso