“Per stare in piedi, bisogna saper stare in ginocchio- La Chiesa del Giovedi Santo” di Vittorio Rocca è un libro speciale.
Ci fa scoprire l’amore di Dio nella nostra vita umana, soprattutto attraverso la partecipazione intensa alla Chiesa del Giovedì Santo. Qui Gesù Cristo dà vita alla ”comunità del grembiule ai fianchi”, prima di lasciarsi immolare dal potere romano, dai giudei, da una plebaglia incosciente.
Tra i suoi apostoli, è compreso il traditore Giuda, vittima della sua balordaggine, incapace di un onesto pentimento, secondo l’esempio di San Pietro.
Gesù nella lavanda dei piedi assume l’atteggiamento di un servitore, prova estrema del suo amore per il genere umano. La Redenzione affonda le sue radici nell’obbedienza di Gesù a Dio Padre e nella sua generosa offerta personale: la salvezza dell’umanità richiede l’estremo sacrificio della vita.
La “Presentazione” del vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, è una chiara sintesi dei valori del libro. Spiritualità essenziale: “in ginocchio per contemplare il Volto” di Gesù, “fonte di speranza viva”.
Nella “Chiesa del giovedi santo” di don Rocca, il titolo è di don Benzi
Nell’Introduzione, don Vittorio Rocca sostiene come il titolo del libro provenga da un’espressione di don Oreste Benzi. Inoltre, chiarisce che l’omelia ha lo specifico scopo di far incontrare il presbitero con i credenti. Convincente la citazione di Papa Francesco circa il rapporto tra il pastore e il suo popolo, allo scopo d’ infondere il desiderio di Dio, unendo l’amore dell’uno e dell’altro. Le omelie del Giovedì santo, giorno sia dell’istituzione dell’Eucarestia che del sacerdozio ministeriale, interessano l’ Autore dal 2002 al 2019. Don Vittorio è parroco di Aci Castello, dal 2002 al 2005; di Aci Sant’Antonio, dal 2007 al 2015; rettore della basilica di San Sebastiano in Acireale, dal 2016 al 2019. Nella “Parte II- Testimonianze”, inizio con tre fedeli delle comunità ecclesiali: Enza Sciuto –Aci Castello; Sonia Chiavaroli – Aci Sant’Antonio; la giornalista Rita Caramma – Acireale. Tre efficaci testimonianze.
Successivamente, amici testimoni a livello nazionale: Salvina Rovito, imprenditrice nel settore multimediale – Roma. E Anna Maria Cutuli, presidente diocesana dell’Azione Cattolica di Acireale che presenta don Vittorio, quale aiuto spirituale dei laici.
Poi la testimonianza di tre sacerdoti. 1) Don Antonio Loffredo, dal 2001 parroco della basilica di Santa Maria della Sanità di Napoli, prima cappellano volontario del carcere di Poggioreale.
Dal 2007, è cavaliere della Repubblica. 2) Valentino Salvoldi, scrittore, teologo morale, missionario, pubblicista, istituisce “ Fondazione Shalom” per il Terzo mondo.E’ incaricato dalla Santa Sede, per la formazione del clero delle diocesi dipendenti da Propaganda Fide.
3) Felice Scalia S. J. – Originario di Acireale; teologo a Messina; anima l’Associazione “Nuovi orizzonti”.
Nella “Chiesa del giovedi santo” le omelie di don Rocca
Don Vittorio, nelle omelie di Aci Castello, mette in primo piano la “concretezza”: cercare Gesù e “stare” con Lui, come obiettivo del novello parroco. Tendere all’ “importanza della relazione nel rapporto tra il sacerdote-guida e la comunità”.
Nelle omelie di Aci Sant’Antonio, al centro dell’attenzione c’è l’incontro di Gesù, per “conoscere” il Padre, il suo amore immenso, “sperimentando la presenza del Bene e del Bello nella vita”.
Nell’omelia del 2011, l’Autore insiste sulla relazione personalissima con Gesù, “un rapporto di cuore a cuore, un rapporto unico che non ha eguali nei nostri abituali rapporti umani. Guardando l’Eucarestia si impara a guardare le persone e le cose in maniera nuova. E, prendendo in mano la nostra vita, ne faremo un capolavoro”, secondo il suggerimento di San Giovanni Paolo II.
L’Amore prevale nelle omelie della Basilica di San Sebastiano di Acireale, valorizzando la relazionalità. “Amare”, imitando Gesù; diventare esseri umani “di carne e non di pietra”.
Dio vuole la realizzazione su questa Terra dell’amore, il vero fine dell’umanità intera.
La grandezza di Dio nella sua misericordia
Originale il pensiero di Vittorio Rocca nel “Giovedì Santo 2018”, circa la grandezza di Dio nella sua capacità di abbassarsi: Dio, per amore, è misericordia, assumendo la “posizione dell’innamorato”.
Molto efficace la citazione del grande Charles de Foucauld: “Teniamoci ai piedi del nostro Beneamato.” Profonda la citazione di Benedetto XVI sul Giovedì santo: “Matteo e Marco ci dicono che Egli ‘cadde faccia a terra ’. Luca, invece, ci dice che Gesù pregava in ginocchio …. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità.” Tra le attività culturali, di grande valore, don Vittorio segnala Danilo Dolci,“un artigiano di pace che si è speso per la nostra Sicilia”, riportando una sua poesia molto originale su Dio.
Infine, il vescovo don Tonino Bello, scomparso nel 1993, ritiene che la missione della Chiesa ha bisogno del “grembiule, l’unico paramento sacro che ci viene richiamato nel vangelo”.
Molto interessanti le citazioni di laici quali, Elio Vittorini, Fabrizio De André, Ivano Fossati, e altri, che progono attenzione a gravi problemi sociali e umanitari, in cui è urgente il gesto di servizio reciproco.
Molto significativi, sia la bella copertina con un dipinto di Paolo Vasta, sia le foto dei simbolici affreschi. L’augurio che i lettori della “Chiesa del Giovedì Santo” traducano in vita vera i principi di questo prezioso libro e siano abituali invitati alla cena dell’Agnello, Cristo Risorto.
Anna Bella