E’ stato presentato presso la Feltrinelli di Catania il nuovo romanzo di Annamaria Zizza, La dolciera Siciliana. Insieme all’autrice è intervenuta Costanza Di Quattro che ne ha curato la prefazione. Ha moderato il giornalista Daniele Lo Porto. L’evento è stato arricchito dagli accompagnamenti musicali di Giorgia Faraone e dalle letture di Giovanni Arezzo.
Annamaria è docente di Italiano e Latino presso il liceo “Gulli e Pennisi” di Acireale. Scrittrice già nota per i suoi primi romanzi che testimoniano la sua grande passione per la storia antica e, soprattutto, per quella che riguarda l’Egitto. Nel 2021 ha pubblicato, infatti, Lo scriba e il faraone, Algra Editore, e nel 2023 La Regina di Tebe, che reca la quarta di copertina di Dacia Maraini, Edizioni Merlin, con cui ha pubblicato anche la sua ultima opera.
Annamaria Zizza vive a Catania. Collabora alla rivista di egittologia e archeologia “Mediterraneo antico”. Ha curato alcuni cicli di “Lecturae Dantis” ad Acireale ed ha ricevuto due menzioni speciali (Premio letterario “Salvatore Quasimodo” e Premio “Efesto”) per le sue poesie.
Un suo racconto breve, Quando Parini venne a Catania, è stato inserito nell’antologia La prima volta… a Catania (Edizioni della Sera, 2023). E questa esperienza appare oggi quasi un’introduzione o un suggerimento all’opera a cui si è successivamente dedicata la scrittrice. Con un salto inaspettato dalla storia antica al ‘700 siciliano, infatti, è approdata al periodo in cui è ambientato La Dolciera Siciliana.
Una Sicilia del barocco, del post medioevo, ma caratterizzata anche dall’avvento dell’Illuminismo. Una Sicilia, dunque, ricca e sfarzosa ma nel contempo fatta di zone d’ombra, di povertà e disillusione. Il romanzo si snoda tra la Catania che ha appena vissuto i cataclismi della fine del ‘600, la poco conosciuta Modica, che pare, nulla abbia di che invidiare ad un’altra città protagonista del libro, ovvero Milano. Un’ambientazione storica, quella di Annamaria Zizza, frutto sia di un’attenta ricerca storica ma anche di una verità abilmente romanzata.
La dolciera siciliana: la trama
La vicenda si svolge nella prima metà del Settecento tra la Sicilia e la Lombardia. Una ragazzina di dodici anni, orfana, fugge dal Reclusorio del Santissimo Rosario, a Modica, e subisce uno stupro. Si tratta di Maria, la protagonista che viene accolta nella casa del noto medico e filosofo Tommaso Campailla. L’uomo la prenderà come “criata” e la educherà, avendone percepito l’intelligenza non comune. Maria diventerà una bravissima dolciera.
Dopo la scomparsa di Campailla, Maria è licenziata e parte per Catania, travestita da uomo, proprio a seguito del trauma dello stupro. Anni dopo, durante la festa del Santo Chiodo, patrono di Catania, il suo destino si incrocerà con quella di un giovane poeta lombardo alla ricerca della propria identità.
La protagonista, dunque, non è una vinta. Piuttosto è una donna compiuta e molto risoluta. e come tutte le persone che hanno sperimentano il dolore sulla propria pelle fisica e morale, sarà capace di ricostruirsi e ricostruendosi riuscirà pure a trovare una quadra nella propria esistenza. Maria ha una grande tempra, riesce a decidere per sé e riesce ad imporre la propria capacità di decidere. Ma è pur vero che la sua vita ruota intorno a figure maschili, spesso positive, senza le quali forse non ce l’avrebbe fatta.
La prefazione di Costanza di Quattro: un libro che sa distaccarsi dagli stereotipi
Parlare tanto, di tutto, tranne del libro stesso, perché il senso di una prefazione è quello di creare curiosità – di questo è convinta Costanza di Quattro secondo cui quello di Annamaria è un libro che merita ed è, soprattutto, un libro che serviva perché affronta temi che altri non hanno fatto. Basta stereotipi insopportabili di una Sicilia fatta di mafia, di ignoranza, di brutture, di coppole e lupare. Finalmente una scrittrice che sa distaccarsi da tutto questo e sa raccontare una Sicilia straordinaria.
Una Sicilia bella, colta, di grandi uomini e grandi personalità. Dal suo racconto viene fuori anche una bellissima città che è Modica, molto cara alla Di Quattro. Ancora, una figura straordinaria, quella di Tommaso Campailla, critico e filosofo, che Annamaria ha saputo tratteggiare con una umanità straordinaria. E l’umanità, secondo la Di Quattro, è un’altra caratteristica che farà amare il libro ai lettori.
Un romanzo corale, caratterizzato da più piani sociali: la nuova borghesia settecentesca, che si fa strada, e un’aristocrazia radicata ma intelligente. E ancora il ceto più basso fatto di gente che, attraverso il dolore ha sperimentato la capacità di amare, di perdonare e di perdonarsi, ma anche di gente che usa violenza o cerca di togliere la parte migliore nell’umano.
“Insomma, un romanzo importante” – come lo definisce Costanza – “che attraverso un lavoro di introspezione psicologica, riesce a fare entrare il lettore nel meccanismo contorto della psicologia di molti personaggi ma soprattutto mette in luce tanti aspetti di grande apertura culturale”.
Cristiana Zingarino