Libri / La meditazione sul tempo tema principale della raccolta poetica di Santo Toscano

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Nell’Aula magna del Liceo Scientifico Archimede di Acireale, è stata presentata la seconda raccolta di poesie di Santo Toscano, dal suggestivo titolo Come un turno di veglia nella notte.

Il prof. Toscano, che a lungo ha insegnato in quel liceo, è stato accolto da molti colleghi, ex alunni e amici che, numerosi, hanno voluto  dimostrargli affetto e amicizia. “Qui sei a casa tua”  le parole del dirigente prof. Riccardo Biasco che, assente per altri impegni, non ha mancato di mandare il suo saluto.

L’agile volumetto, con una bella copertina e i disegni interni realizzati da don Gaetano Pappalardo, padre spirituale del Seminario, amico fraterno dell’autore e anch’egli professore nel Liceo, contiene cinquantacinque poesie divise in tre sezioni: Sull’amore, Il cuore dell’uomo, Tempi e luoghi.relatori della presentazione libro di Santo Toscano

Si tratta di componimenti brevi, quasi pennellate di colore ora dense ora lievi come un acquarello che descrivono emozioni e sentimenti che rimangono così fermati sulla carta per poterli rivivere e assaporare e anche condividere con chiunque vorrà ad essi accostarsi. Il vero poeta è colui che sa donare ai suoi lettori se stesso tutto intero, affinché questi scoprano nel suo il loro “volto dell’anima”.

La meditazione sul tempo nelle poesie di Santo Toscano

Sono parole della prof. Agata Motta, amica e collega dell’autore e poetessa e scrittrice anch’essa, che ha curato l’introduzione. Ed è stata la prima a proporre il suo intervento per presentare il volume. Ha richiamato la lunga amicizia che la lega a Santo e la condivisione del delicato lavoro di formare tanti giovani che entrambi hanno accompagnato negli anni della crescita. “Ho letto il libro mentre viaggiavo in treno – ha detto la professoressa – e ho gustato ancora di più il lento scorrere del tempo del viaggio proprio leggendo un libro che fa della meditazione sul tempo il suo tema principale”.

Una delle poesie più citate dai tre relatori – alcune sono state lette da Angela Muscolino, ex alunna del prof. Toscano – è stata La sapienza del cuore, che deriva all’uomo dal riconoscersi davanti a Dio creatura finita e dal tempo limitato. La frase è presa dal salmo 90, e anche il titolo della raccolta fa riferimento  a questo salmo: il turno di veglia nella notte è il soffio di tempo concesso agli uomini rispetto al tempo eterno di Dio, che lo tiene in mano e lo contempla tutto intero nel suo misterioso dispiegarsi.

Contare i giorni non è allora un ansioso rincorrere il tempo per compiere quante più cose possibile; e nemmeno lasciarsi andare alla rassegnazione del dover rinunciare a progetti  che non si potranno mai portare a compimento. E’ invece consapevolezza della propria umanità da vivere in pienezza condividendola con chi ci sta accanto; è meraviglia e rendimento di grazie per quanto ci viene donato ogni giorno.

Contare i giorni facendo in modo che essi “contino”

Contare i giorni non è solo enumerarli, ma essere certi che essi “contano”, sono importanti. Così la seconda relatrice della serata, la professoressa Alessandra Prestipino, docente di latino e greco presso il Liceo Classico Amari di Giarre. Si tratta di un esercizio che partendo dalle basi solide di un passato radicato nella fede, nella famiglia, nello studio si proietta verso il futuro. Un futuro costruito con determinazione, non solo come destino individuale ma come cammino dell’umanità, illuminato da una luce che illumina senza abbagliare, che indica la via lasciando sempre all’uomo la libertà che è a fondamento del patto tra Dio e la sua creatura.

Di libertà ha parlato anche mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, nel suo intervento. Il vescovo è partito dalla provocazione della apparente inutilità di un libro di poesie in un’epoca che non fa altro che chiedere concretezza, efficienza, risultati immediati. Eppure da quei versi si sprigiona un’energia che coinvolge potentemente il lettore.

Il poeta allora si assume la responsabilità di mostrare un “oltre”, di rompere la gabbia che ci imprigiona, di spaccare l’asfalto come un fiore di campo nato ai margini delle strade, e si arroga il diritto della contemplazione del bello che fa vivere l’anima e continua a donare speranza.

Non a caso l’autore, nel suo discorso conclusivo, immagina il poeta come un viandante che, dopo un percorso faticoso, giunge in vetta e si affaccia a contemplare un panorama bellissimo che non tiene soltanto per sé ma offre attraverso i suoi versi a chiunque voglia goderne insieme a lui. Un panorama che contempla il dispiegarsi del tempo tra sguardi al passato dove sono le radici, e proteso al futuro ancora tutto da costruire e da vivere.

Contare i giorni allora è l’esercizio richiesto a ciascuno di noi, chiamato a vigilare su ogni giorno che passa, su ogni volto che ci sta di fronte, su ogni persona con la quale ognuno di noi “sentinelle” entra in relazione, perché tutto è importante e va curato affinchè possiamo restituirci a vicenda sentimenti, emozioni, speranze di futuro.

 

A. C.