Libri / La passione per il passato e la Sicilia accomuna le opere di Di Mauro e Di Gregorio

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Di Gregorio e Di Mauro

Che ci azzecca un romanzo di formazione con un libro storico? Nulla, e non vi si può dar torto. Però “Il passato non muore mai” di Mariella Di Mauro, romanzo di formazione, e “Storia della Sicilia islamica” di Adriano Di Gregorio hanno un punto che li accomuna: lo studio e l’interesse. E, volendo, in un certo senso, pure la passione per il passato e la storia siciliani.

I due scrittori hanno dialogato ciascuno sul libro dell’altro, il tredici ottobre, nell’ex collegio “Santonoceto” di Acireale, in una presentazione organizzata dall’associazione Kdiem.
Il romanzo di Mariella di Mauro, ambientato negli anni ’10 del Novecento, ha tre città protagoniste: Acireale, Napoli e Roma – illustra Di Gregorio.
E racconta di Millo, studente brillante che, sebbene proveniente da una famiglia umile, riesce a studiare all’università “Federico II” di Napoli. Infatti uno dei temi de “Il passato non muore mai” è il viaggio, tema fra i più celebri e amati della letteratura da Omero in sù. Il viaggio come cambiamento, e quindi riflessione. Di Gregorio e Di Mauro

Millo viaggia perché deve fuggire dal barone, che vuole ucciderlo in quanto amante della moglie. Il protagonista, una sera, decide di lasciare Acireale alla volta di Napoli e sarà un viaggio tortuoso. Inizialmente si perderà, poi ritroverà la strada, fino a raggiungere la città partenopea, dove conseguirà la laurea.

La caratteristica di Millo, e lo si vede quando ritornerà nella sua città natale, è non dimenticare le proprie origini. Pur non essendo un personaggio esemplare è un personaggio che ispira i lettori. E, sempre in tema di ispirazione – conclude Di Gregorio – l’autrice nello scrivere il suo romanzo ha detto che è proprio il passato di Acireale ad averla ispirata in questo, e in altri romanzi”.

Mariella Di Mauro presenta il libro di Adriano Di Gregorio

Nel libro del mio collega di penna, si getta lo sguardo sia sulla Sicilia islamica che sulla Sicilia normanna – ha esordito Mariella Di Mauro -. E’importante ribadire che la conquista araba della Sicilia non fu una guerra di religione; bensì solo la ricerca di una terra fertile , dove innestare nuove colture: vasta, a tal proposito, è la loro eredità.locandina presentazione due libri

Gli arabi sbarcarono nel giugno 827 a Mazzara del Vallo, e da lì conquistarono Palermo, che ne trasse benefici a livello artistico. Fino ad arrivare a Siracusa e, infine, a Messina.
A dire il vero di opere artistiche, realizzate durante la dominazione araba, abbiamo un numero trascurabile. La Cattedrale di Palermo, in stile arabo, ha preso la forma attuale, nell’epoca normanna che si è avvalsa di maestranze arabe.
L’eredità araba si riscontra nella lingua, con i cognomi terminanti in à :Badalà, Zappalà,eccet. Nella toponomastica: Calatabiano, Calascibetta, con il prefisso cala, che indica castello. In cucina, il nostro portabandiera è la cassata. E la ceramica di Caltagirone, che è passata dalla manifattura in terracotta ad essere dipinta e invetriata.

Di Gregorio, Di Mauro e Castorina
Da sx: Adriano Di Gregorio, Mariella Di Mauro e Nello Castorina, presidente associazione Kdiem

Una convivenza non sempre armoniosa…

Poi nel 1061 Roberto il Guiscardo e il fratello Ruggero partirono alla conquista della Sicilia, e fu conquista facile. Gli emirati della regione, infatti, erano in guerra fra loro, e pesantemente indeboliti. In un primo momento, la convivenza fra arabi, bizantini e normanni fu pacifica e fruttuosa; tant’è che nella corte di Palermo vi era lo scrittore ufficiale di latino, greco e bizantino.
Il matrimonio in seconde nozze del re Ruggero con una nobildonna longobarda, e l’immediata emigrazione da quei luoghi deteriorò via via la convivenza con i vicini musulmani.

Abbiamo appreso tanto dagli arabi; però è stato un condottiero ragusano, quando la Sicilia islamica ha invaso le coste dell’Africa mediterranea, ad aver fondato la città del Cairo. Qualcosa l’abbiamo fatta anche noi” – ha concluso Mariella Di Mauro.

Restiamo dell’idea che i due libri non ci azzeccano nulla l’uno con l’altro. Il primo è un romanzo di formazione genuino e semplice. Il secondo è un libro storico dal “gusto” didattico. Però i due scrittori hanno studiato e ricostruito bene dei pezzi della Sicilia storica; e il buon successo di pubblico e di critica ne è la riprova.

Giosuè Consoli

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