Libri / La passione per l’Antico Egitto di Annamaria Zizza

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Regina di Tebe

Docente di Italiano e Latino presso il  Liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, Annamaria Zizza è anche una brillante scrittrice di romanzi. Appassionata di storia antica, in particolare dell’Antico Egitto, ha già dato alle stampe diversi libri sul mondo egizio. Rientrano nel novero di essi “ Lo Scriba e il Faraone”, pubblicato nel 2021, e “ La regina di Tebe”, che presto sarà presentato in varie librerie.

Tema centrale dell’opera più recente è la vicenda di Ankhesenamon, fatidica regina di Tebe appartenente alla XVIII dinastia. Vissuta nel XIV secolo a.C., rappresenta uno dei personaggi più misteriosi ed enigmatici dell’immaginario egizio. Le fonti in nostro possesso tramandano che fu la consorte del fratellastro Tutankhamon, celebre faraone morto in giovanissima età.Libro la regina di Tebe

Come ben evidenziato dalla prof.ssa Zizza, le notizie riguardanti la suddetta regina risultano essere alquanto scarne. In più, l’autrice ha dichiarato che “ l’idea di portare avanti questa ricerca è scaturita anche dal mistero che avvolge il vissuto di Ankhesenamon. Ho avuto anche modo di appurare l’esattezza delle notizie da me reperite attraverso il confronto con egittologi ed ittitologi”.

La pssione per l’Antico Egitto della professoressa Zizza

Il racconto, ricco di intrighi ed avventure, è incentrato sulle tensioni  che intercorrevano tra il regno egizio e l’impero ittita. Già da tempo, infatti, gli ittiti ambivano ad ottenere la supremazia sull’Egitto. Dotati, per di più, di una tecnologia militare più avanzata, erano degli avversari alquanto temibili. Difatti, conoscendo il segreto della temperatura del ferro, disponevano di strumenti bellici decisamente più forti e resistenti. Gli egizi, di contro, possedevano delle armi meno salde e robuste.

Le protagoniste principali dell’opera sono la già citata regina di Tebe e Malnigal, moglie del sovrano ittita. Ambedue le regnanti, accuratamente descritte, si contraddistinguono per forza d’animo ed intraprendenza. Inoltre, la trama, inquadrata in una cornice storica ben dettagliata, contiene dei chiari rimandi al gotico, all’ eros e alla magia.

Annamaria Zizza
L’autrice Annamaria Zizza

A tal riguardo si è pronunciata Dacia Maraini che, nella quarta di copertina del romanzo, ha scritto: “Annamaria Zizza ci racconta una storia avvincente ignorata dai libri: l’ Egitto in crisi dinastica. Una narrazione suggestiva che si avvale di dialoghi serrati che delineano i personaggi con mano sicura e tagliente. Un romanzo singolare sulla storia di due imperi e di due donne, Anchesenamon e Malnigal, storicamente lontane da noi ma vicine per coraggio e determinazione”.

Il fascino delle civiltà antiche

La dott.ssa Zizza, in aggiunta, ha rilasciato una preziosa testimonianza relativa alla grande passione che nutre verso la scrittura e la storia dell’Antico Egitto. “ Sin dall’infanzia – ha spiegato – sono stata sempre incuriosita e affascinata dal carismatico mondo delle civiltà antiche.  Nel corso degli anni ho dedicato parte del mio tempo alla lettura di innumerevoli saggi archeologici che mi potessero aggiornare in misura sempre maggiore. Rammento con particolare entusiasmo i saggi di Aldred  e Donadoni, intitolati rispettivamente “ Il faraone del sole” e “ L’uomo egiziano”.  Un altro libro che lessi con fervido interesse fu “Civiltà Sepolte “ dello scrittore e giornalista tedesco Kurt Wilhem Marek, noto pure come C.W Ceram. In seguito rimasi profondamente colpita anche dal testo “ La cospirazione di Tutankhamon”, scritto dagli inglesi Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald”.

“In ogni caso – ha soggiunto l’insegnante – credo che la scrittura, oltre ad essere puro e mero divertimento, sia un valido strumento per esprimere se stessi nel modo più sincero. A mio giudizio, dunque, la letteratura e la nobile arte dello scrivere rappresentano una fantastica dimensione da cui poter trarre un sano conforto interiore”. “Una vera e propria catarsi – ha evidenziato con marcata fermezza – in grado di liberare l’animo umano dal dolore e dai tormenti più acuti”.

 

Livio Grasso