Il libro del gesuita messinese Antonio Spadaro, dal titolo “La mia porta è sempre aperta”, contiene l’intervista – durata più di 6 ore – del 19 settembre 2013 pubblicata su “La civiltà cattolica” arricchita da alcune sue considerazioni personali ed osservazioni. Queste ultime incominciano proprio nella premessa del libro: gli arredi sobri della stanza dove è stato ricevuto, il modo di dialogare semplice e diretto (potremmo anche aggiungere “pragmatico” perchè il Papa fa riferimento spesso alle sue esperienze passate), la sua autorevolezza che non si accompagna alla distanza ieratica ma alla cercania della persona e di ogni figlio. A conclusione della premessa, Spadaro definisce quest’intervista al Santo Padre Francesco come un’esperienza spirituale.
Papa Francesco è il primo papa gesuita nella storia della Chiesa Cattolica. I gesuiti sono stati fondati da sant’Ignazio di Loyola al servizio del Papa circa la missione, per esser inviati ovunque nel mondo dove ci fossero più urgenze. Il pontefice, infatti, è colui che ha la visione più universale e conosce le necessità della Ecclesia universa, dovunque esse sorgano. Per un gesuita essere chiamato al ministero petrino significa essere eletto a incarnare al più alto livello un ministero universale. Anche il suo nome, Francesco, è utilizzato per la prima volta nella storia del Papato.
Chi è papa Francesco? Perché è diventato un gesuita? Quale punto della spiritualità ignaziana lo aiuta meglio a vivere il suo ministero? Quali sono i teologi più citati del papa? Il testo risponde a queste ed a molte altre domande. Nell’introdurre e nell’invitare alla lettura, si può dire che Francesco si definisce un peccatore. Un peccatore guardato dalla Misericordia di Dio, proprio come Matteo il pubblicano. Si definisce come una persona dal pensiero incompleto, quindi aperto. Questa apertura richiede – come egli stesso afferma nell’intervista – da una parte ricerca, creatività, generosità, dall’altra umiltà, sacrificio, coraggio.
Riccardo Naty